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Albertella: che fine ha fatto il progetto pilota per la medicina territoriale e le emergenze?

Albertella: che fine ha fatto il progetto pilota per la medicina territoriale e le emergenze?

CANNOBIO – Torna sul tema Sanità, Giandomenico Albertella. Dopo l'intervento che abbiamo registrato a proposito di ospedale unico e della necessità di convocare la Conferenza dei sindaci per aggiornare quel Protocollo di Intesa firmato con la Regione nel 2015 e scaduto nel dicembre scorso, il sindaco di Cannobio rimarca la necessità di portare al centro dell'attenzione due temi trascurati ma non meno importanti nell'ambito della riorganizzazione sanitaria: la medicina territoriale "che non è fatta solo da qualche ambulatorio" e il sistema delle emergenze. Nei piani regionali il loro potenziamento andava affiancato alla riorganizzazione ospedaliera, assicurando da un lato una sanità vicina alle esigenze delle persone (sopratutto a coloro che vivono in aree marginali) e dall'altro alleggerendo il ricorso all'ospedale, ad esempio per i cosiddetti "codici bianchi" ma anche per alcune analisi diagnostiche.     
«Ci era stato promesso dai vertici regionali meno ospedalizzazione e più medicina territoriale – afferma Albertella -. Facciamo il punto della situazione rispetto a cosa è stato fatto per sviluppare la Medicina Territoriale. A Villadossola, autunno 2015, il Presidente Chiamparino ci aveva annunciato che il VCO sarebbe diventato il progetto pilota dotato di adeguate risorse economiche anche in virtù della specificità montana da attuarsi durante la fase di costruzione del nuovo ospedale, quindi nel corso dei 4 anni (che scadono nel 2019 ndr). Dove è rimasto quel progetto pilota?
A distanza di quasi tre anni quali sono i risultati? Proviamo a chiedere alle genti delle nostre valli e dei territori periferici se la sanità si è avvicinata ai bisogni del cittadino?  
E del sistema delle emergenze con il rafforzamento della rete con più ambulanze medicalizzate ed il potenziamento dell’elisoccorso, silenzio totale».
«Tutto quanto sopra evidenziato a mio avviso impone necessari approfondimenti e l’assunzione delle conseguenti decisioni nelle sedi istituzionali, sempre che la Regione Piemonte che può legittimamente decidere in totale autonomia in materia sanitaria, non voglia continuare nell’attuazione del proprio progetto senza rendere partecipe il territorio, così come ha fatto dalla data di sottoscrizione del protocollo di intesa fino ad oggi
» conclude Giandomenico Albertella.
 

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Pubblicato il 27 Marzo 2018
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