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Terra di leggende il mondo delle bocce. Il viaggiatore e il Lawn bowls

Prima il lavoro di ragioniere, poco amato, e poi quello di viaggiatore, tanto sognato

Bocce varie

Il diploma era per Carlo contemporaneamente il traguardo minimo e massimo della sua carriera, esprimendosi con una certa prosopopea, di studente. Era sempre stato svogliato, i voti strappati con le tenaglie, due bocciature come coronamento del suo curriculum, infine, all’alba dei ventuno anni, il sospirato titolo di ragioniere sufficiente a placare le aspirazioni dei genitori che ben altro avrebbero desiderato fosse conseguito dal loro pupillo, figlio unico coccolato oltre il lecito con eccessi di benevolenza decisamente immeritati.
Piccolo, snello, volto poco espressivo, senza alcun interesse se non per alcuni sport che praticava con un certo talento, solo se sorretto da sporadici attacchi di passione, l’atletica, soprattutto nelle corse veloci che lo vedevano emergere, nonostante la statura non fosse a suo vantaggio. L’unico argomento che suscitava la sua attenzione era costituito dai viaggi, per i quali nutriva un amore sviscerato, tanto da almanaccare di continuo di visitare questo o quel paese per scoprire avventure e novità, non escluse quelle amorose. Invece quel maledetto diploma lo stava confinando in lavori angusti che mal si adattavano – a suo dire – all’estro che lo pervadeva: rinchiuso in un ufficio amministrativo di una ditta tessile come impiegatuccio d’ordine, vedeva scorrere le settimane, i mesi fra accozzaglie di cifre che lo opprimevano. I suoi, poi, lo assillavano affinché cercasse il famoso posto in banca che per loro rappresentava il traguardo ideale da raggiungere e da conservare come fosse il più prezioso dei beni.
Così le giornate si susseguivano sature di noia fintantoché Carlo decise, seppure non si chiamasse Cesare, di guadare il Rubicone, di dare le dimissioni dall’azienda tessile, di prendere un biglietto aereo e di dirigersi, come prima tappa, verso Amsterdam. La Venezia del nord, i canali con le famose case galleggianti, il museo Van Gogh, De Wallen, il più famoso quartiere a luci rosse del mondo: ogni cosa lo affascinava, lo trascinava nella ricerca del nuovo, del proibito in un’esplorazione interminabile, dove era possibile scovare aspetti lontanissimi dal grigiore quotidiano del lavoro da ragioniere che fino a poco prima aveva invaso e occupato gli spazi della sua esistenza.
Dopo aver zigzagato per mezza Europa, prese la decisione eroica di abbandonarla e di fiondarsi in Australia, verso le distese immense e incontaminate caratteristiche del continente. Tuttavia l’avventura nei nuovi luoghi aveva la necessità inderogabile di reperire i mezzi di sostentamento, per cui un calcio ben assestato ai libri contabili e via libera ai lavori più semplici e umili reperibili, dal facchinaggio nei porti a quello nei mercati generali, dal cameriere al barista: qualunque attività era nobile pur che gli fosse permesso di dare sfogo alla sua sete di libertà e di conoscenza dei costumi locali.
Fu così che a Melbourne venne a contatto con il gioco delle bocce sull’erba, il Lawn Bowls, un gioco delle bocce praticato con strumenti di forma ellissoidale e asimmetrica. Ci si appassionò subito: il giocare all’aperto, su prati rasati alla perfezione – i bowling green -, le bocce grosse e pesanti – le bowls -, persino difficili da impugnare, il loro incedere irregolare a causa del fatto che non fossero perfettamente sferiche tanto da costringere a valutare la traiettoria più opportuna per farle approdare accanto al pallino – il jack -, il tappetino di gomma – il mat – da piazzare dal vincitore del sorteggio prima dell’inizio della gara entro la pista – ring, lunga da 31 a 40 metri – alla distanza da lui prescelta, comunque non inferiore ai 23 metri, erano tutte caratteristiche che possedevano la capacità di attrarlo in modo irresistibile.
Imparò subito le tecniche, si accorse di essere portato per il Lawn Bowls, cominciò a vincere qualche piccola gara locale, poi quelle più importanti, riuscendo a guadagnare anche qualche soldo, affatto sgradito per le sue finanze non floride.
Ma la sua irrequietezza non lo abbandonava, si stancò dell’Australia, essendo diventato impellente il desiderio di tornare in Europa, certo l’idea di dover abbandonare le bowls lo angustiava seppure ci fosse un paese che non aveva ancora visitato dove quello sport era in uso: l’Inghilterra.
Partì presto con destinazione Southampton, dove c’era il Southampton Old Bowling Green, il più antico campo di bocce sull’erba del mondo, la cui nascita è fatta risalire addirittura al 1299. Altro Paese, altre gioie: si accorse che la sua competitività non era mutata e le vittorie si verificavano con continuità, anche la divisa, che doveva essere rigorosamente bianca come a Wimbledon per il tennis, costituiva motivo di ulteriore gradimento. A dir il vero un piccolo cruccio lo angustiava: il Lawn Bowls non era sport olimpico – come del resto tutte le specialità delle bocce -, lo era stato solamente per i giochi paralimpici estivi dal 1968 al 1996.
È noto che il destino tende sempre agguati e Carlo non poteva ritenersi esente da quest’aspetto che sovente inquina l’umana esistenza: la notizia che la madre aveva avuto un serio problema di cuore lo costrinse suo malgrado a rientrare in Italia e ad abbandonare le peregrinazioni per il mondo, a dover rinunciare alle sue amate bowls, praticamente assenti nel Bel Paese, dove esiste solo dal 2018 il Bowls Italy a Rapolano Terme vicino a Siena, praticamente irraggiungibile con continuità per un calabrese di Reggio Calabria, a riprendere obtorto collo il suo lavoro da ragioniere

PILLOLE DI BOCCE
26 settembre – Brezzo di Bedero/San Cassano – inizio regionale serale individuale BCD
30 settembre – Creva – finale regionale serale individuale ABCD

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Pubblicato il 25 Settembre 2022
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