Quantcast

Estorsioni, droga e minacce con metodo mafioso nell’Alto Varesotto: in 19 sono imputati a Milano

L’indagine della Direzione distrettuale antimafia che svela i retroscena criminali legati alle aderenze con le “famiglie“ che controllano il territorio fra il Lago Maggiore e il confine con la Svizzera

Generico 20 Feb 2023

Ventotto capi di imputazione per 19 imputati di fronte al giudice per l’udienza preliminare di Milano, in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lombardo di cui Varesenews aveva già trattato ai tempi della conclusione delle indagini, avvenuta nell’agosto del 2021.

L’elenco dei reati è lungo. Si tratta di estorsioni, minacce, lesioni aggravate, violenza privata, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, spaccio di sostanze stupefacenti, oltre alla rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio da parte di un appartenente alle forze dell’ordine che oltre a rappresentare ingredienti criminali per ipotesi di reato, se dimostrate, di tutto rispetto, rappresentano uno spaccato importante sulle relazioni fra criminalità organizzata e territorio in una zona dove il crimine esiste ma si muove sottotraccia, vale a dire l’Alto Varesotto.

Si tratta di un’area che va dalla zona del Medio Lago Maggiore fino al confine con la Svizzera e copre le velli del Luinese e quelle della Valganna-Valmarchirolo che rappresenta l’epicentro di quella serie che sembra ininterrotta di intimidazioni, minacce, atteggiamenti spavaldi e frasi pronunciate ad arte per impaurire, spesso riuscendoci, le vittime. Non è, secondo l’accusa, associazione a delinquere di stampo mafioso; ma “semplicemente” l’applicazione del “metodo mafioso“ per sbrigare faccende e traffici illeciti.

Per i magistrati milanesi che sostengono l’accusa (i sostituti Alessandra Cerreti e Giovanni Tarzia) questo modo di fare si concreta sfruttando e «avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla suggestione di un vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e omertà che ne derivano, in ragione della peculiare modalità della richiesta che esprime tecniche collaudate tipiche di controllo del territorio e della loro contiguità con la cosca Giampà, egemone in Lamezia Terme».

La chiusura delle indagini come detto è avvenuta nell’estate 2021 ed è imminente, a marzo, la decisione del giudice per udienza preliminare di Milano che dovrà decidere per 17 delle posizioni se rinviare a giudizio e far principiare il dibattimento dianzi al giudice per un procedimento ordinario, mentre per altre due posizioni vi sarebbe la costanza della definizione di riti alternativi.

Siamo di fronte areati che si traducono per la maggiore in fatti criminali avvenuti sei anni fa fra Valcuvia e Valmarchirolo e che, seppure alcune delle contestazioni hanno a che fare con lo spaccio al dettaglio di cocaina, nulla hanno a che vedere con le attività di spaccio di droga nei boschi, che segue dinamiche criminali ben diverse e a voler vedere accomunate solo da un fattore: anche in questo caso sono le famiglie calabresi che controllano l’hinterland di Milano a rifornire i pusher di parte della droga che viene smerciata nelle valli.

Fuori dagli altri casi di criminalità organizzata presenti nel Varesotto e in particolare legati alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (KR) che controlla il “locale“ di Legnano-Lonate Pozzolo, la medesima zona a cui si riferiscono le indagini della Dda di Milano citate in questo articolo è attraversata anche da altri fenomeni criminali con possibili adesioni ad altre forme di criminalità organizzata. Nella seconda relazione semestrale al Parlamento della Direzione investigativa antimafia del 2021 è difatti citato nel capitolo “Proiezioni della criminalità organizzata sul territorio nazionale“ quanto portato a termine il 14 dicembre 2021 dai Carabinieri di Varese che hanno eseguito una misura cautelare in carcere «nei confronti di 3 indagati di origine campana tutti residenti a Cuvio, indiziati di usura ed estorsione. Le indagini, avviate a seguito delle dichiarazioni di un soggetto che subiva estorsioni in seguito ad alcuni debiti contratti per l’acquisto di sostanze stupefacenti, hanno anche evidenziato che le vittime sarebbero state altresì costrette a fungere da prestanome per operazioni finanziarie e a svolgere mansioni di autista per gli indagati».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
Un giornale è come un amico, non sempre sei tu a sceglierlo ma una volta che c’è ti sarà fedele. Ogni giorno leali verso le idee di tutti, sostenete il nostro lavoro.
Pubblicato il 24 Febbraio 2023
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore