Maria Pia Zingaro, il “braccio” dell’alta moda lavora sul Lago Maggiore
Con la sua esperienza è un riferimento per molti stilisti. Donna grintosa e sensibile ha lavorato con i più grandi del settore da Armani a Gucci
“Se vuoi descrivere la verità, lascia l’eleganza al sarto”. E nel caso ti trovassi a discutere di verità o di eleganza con Maria Pia Zingaro, prima di sfidarla, sappi che tu sei la gazzella e lei la leonessa. La forza delle sue idee è tutta nella grinta che ancora ci mette, nel suo vero made in Italy, anzi “made in Angera”, dentro al suo laboratorio artigianale e fuori, nella vita rallentata dalla burocrazia, dalle buche davanti a casa, da piccoli e grandi problemi. Una vita fatta di incontri casuali o cercati, con grandi stilisti o cialtroni che questa donna ormai ha imparato a pesare in un nanosecondo.
Complici tanti anni di gavetta: dal 1973 a oggi, Maria Pia Zingaro è passata da un paio di camicie mal fatte al suo vestito più bello e difficile, il capolavoro realizzato lo scorso autunno per la collezione di Gucci e che ha sfilato in passerella a Milano. «E pensare che da ragazzina non avevo in mente di lavorare nel mondo della moda». Il caso, ma anche il carisma di un padre hanno portato Maria Pia, a 17 anni, al primo incontro/scontro con una macchina per cucire. «Avevo deciso di mollare la scuola e fu allora che mio padre mi portò a casa una macchina per cucire dicendomi: “o studi, o lavori”. Io, come prima cosa, smontai la macchina per cucire pezzo per pezzo, con un cacciavite e poi la rimontai. Come sarta, cominciai con qualche camicia da uomo, in un piccolissimo laboratorio che mandavo avanti mentre frequentavo l’istituto Secoli, a Milano (celebre scuola professionale di moda, ndr)».
Avrebbe voluto fare il liceo artistico, Maria Pia Zingaro: «Io amavo il disegno, mi sentivo portata, ma allora non c’era un liceo artistico, stiamo parlando dei primissimi anni Settanta, a una distanza ragionevole dal mio paese, Angera, sul lago Maggiore. E allora mi iscrissi al Perito industriale tessile, dove si faceva disegno industriale. A Varese. Ero l’unica ragazza in classe, e oltre a disegnare, me la cavavo piuttosto bene con la lima, perché ero molto più delicata e precisa dei miei compagni maschi. Poi mi ribellai a una professoressa d’inglese. Lei mi odiava, io la odiavo. E decisi di smettere». Fin dall’adolescenza, ha disegnato e cucito una quantità incalcolabile di abiti, per piccoli matrimoni o passerelle internazionali, ma anche ha formato centinaia di giovani sarte.
Oggi, manda avanti il suo laboratorio, Moda Parà, coordinando uno staff di sette ragazze. Ormai da molti anni è un riferimento per i grandi stilisti: «Ho sacrificato in parte la mia produzione su misura, una scelta necessaria per lavorare a supporto dei grandi nomi della moda». Un lungo percorso, il suo, anche piuttosto tortuoso, che Maria Pia ha affrontato agguerrita e determinata: «Ho imparato a risolvere i problemi e a superare gli ostacoli affrontandoli in prima persona, andando a bussare a tutte le porte, senza esitazioni». Così andò per esempio con Krizia, quando il coraggio la portò da perfetta sconosciuta fino all’anticamera del suo ufficio. Ha imparato a non temere nessuno, tanto da non esitare nemmeno ad andare a bussare di persona all’ufficio dell’allora direttore generale della Cariplo, negli anni Ottanta, in anni e momenti difficili, fortunatamente superati.
«Mi piacciono le sfide, mi sono sempre piaciute: le mie prime camicie erano una sfida con mio padre, oggi adoro le sfide che mi vengono proposte dai grandi manager e dagli stilisti. E da sempre, se la cosa è complicata per me è stimolante». Versace, Valentino, Prada, Trussardi, Dolce & Gabbana, Armani, Krizia fino all’importantissima collaborazione con Gucci che prosegue ancora oggi. Le sue mani, l’esperienza, l’artigianalità sono a disposizione dei creativi più prestigiosi: «Il mio lavoro è affiancare ed esaudire loro. I creativi non si discutono, ci si confronta certamente, ma l’idea, il disegno e il progetto appartiene a loro».
Maria Pia Zingaro ha il talento di saper dialogare e di parlare la stessa lingua di grandi stilisti. Professionalità, precisione e soprattutto empatia, perché spesso non è affatto semplice lavorare e collaborare con personalità, oltre che estremamente esigenti, anche molto eccentriche. «Io, con il mio staff, mi occupo del taglio dei tessuti e realizzo il prototipo, il campionario e la produzione». Il creativo è la mente, lei il braccio: «A ognuno il suo ruolo, per andare d’accordo e lavorare bene è fondamentale». E con orgoglio, Maria Pia, ricorda un pezzetto di storia della moda che è stato fatto ad Angera: «Qui, nel mio laboratorio abbiamo realizzato la primissima collezione di Gucci disegnata da Tom Ford, che passò da me moltissimo tempo per farla nascere».
Una curiosità che quasi nessuno conosce è che le sorti di questo brand si decisero con un’altra coincidenza “angerese” che ha segnato la svolta del marchio: dopo l’omicidio di Maurizio Gucci, fu nominato curatore dei beni dell’azienda (che allora produceva quasi esclusivamente pelletteria) il dottor Vittorio Ponti, manager e poi sindaco di Angera. Fu di Ponti la fortunata intuizione di mettere il brand nelle mani di un grande imprenditore della moda francese, Francois Pinault. Maria Pia Zingaro, però, arrivò a Gucci alla sua maniera, con la sua faccia tosta, bussando alle porte, senza mai arretrare: «È nata una splendida collaborazione, dapprima con Tom Ford, poi con il suo successore Francisco Costa, con il quale abbiamo avuto grandi soddisfazioni professionali e una bella amicizia. E poi ancora fino a qualche settimana fa con Alessandro Michele».
Ora nel laboratorio angerese ci si prepara alle future sfide che verranno con il nuovo direttore creativo di Gucci, fresco di nomina: il napoletano Sabato De Sarno.
E la moda, secondo Maria Pia Zingaro, cos’è? «Direi che è soprattutto passione, ma anche sacrificio. E’ un mestiere, un’arte, che si continuerà a fare con le mani. Il Pc non arriva dappertutto, per fortuna: l’essere umano, la sua creatività e la sua manualità sono ancora fondamentali nella moda». La sua ispirazione più alta e artistica è per la moda femminile, le sue idee derivano dai dogmi dei pilastri della moda italiana: «Una cosa che diceva Versace è che la donna va rispettata, il suo corpo va rispettato sempre, anche nei ritmi dettati dalla sua natura: perché anche una donna che veste la 40, il giorno dopo ha un po’ di gonfiore che fa parte della sua natura femminile».
Appassionata di motocross, con l’hobby del paracadutismo, bravissima con la lima e a smontare la sua prima macchina da cucire: proprio lei, questa super donna ha il talento di interpretare la femminilità soprattutto usando le mani e la sensibilità nel realizzare abiti che sono opere d’arte. «Li vedi alla serata degli Oscar, difficilmente li trovi indossati da gente comune». Al fianco dei grandi stilisti, non si sente sacrificata, bensì stimolata. Rispetto dei rispettivi ruoli in primis e come sempre libera di esprimere il suo pensiero: «Non è affatto semplice per una donna affermarsi nel mondo della moda. Sono pochissime le grandi stiliste che ce l’hanno fatta».
Il futuro della moda alimenta un dibattito molto vivace tra i protagonisti e gli addetti ai lavori e a tenere banco è la forte presa di posizione di Giorgio Armani contro gli eccessi del concetto di genere fluido: «Re Giorgio sostiene che la vera trasgressione oggi nella moda sia mandare in passerella una coppia etero. Spero solo che abbia ragione». Rimanendo nel suo ruolo, Maria Pia non va oltre, abituata com’è a dare forma e concretezza a idee creative di altri. Ad Angera, in laboratorio si attendono con curiosità e trepidazione le nuove idee degli stilisti per la prossima stagione. Creare bellezza è una sfida per niente facile, quindi perfetta per Maria Pia Zingaro che ci mette le mani, la testa, la passione, il coraggio e la determinazione di un paracadutista che vuol sentirsi libero nell’aria, senza paura del vuoto. La piccola figlia di un imprenditore e di una maestra magliaia angeresi ha bussato a tante porte e ancora ne aprirà: e anche le sue idee, come ha sempre fatto nella vita, difficilmente rimarranno soltanto nei suoi pensieri.
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