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La proposta di legge di Confartigianato ispira l’accordo tra Italia e Svizzera

L'accordo ha ripreso alcuni punti contenuti nella proposta di legge per la costituzione di un regime fiscale incentivante per i lavoratori residenti nelle aree di confine

mauro colombo

Dopo un anno di pandemie, di lockdown, restrizioni e chiusure, per gli artigiani della provincia di Varese potrebbe esserci una sorpresa di Natale. È stato firmato a Roma un nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri e un protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni. Il nuovo accordo sostituirà quello attualmente in vigore, risalente al 1974, migliorerà sensibilmente l’attuale dispositivo di imposizione dei frontalieri e contribuirà a mantenere le buone relazioni bilaterali tra i due Paesi.

A ispirare l’accordo anche alcuni punti contenuti nella proposta di legge “Istituzione di un regime fiscale incentivante per i lavoratori residenti nelle aree di confine e dipendenti da imprese a venti sede nelle medesime aree” sostenuta da Confartigianato Imprese Varese e inserita nel progetto “Aree di Confine” che, oltre all’associazione datoriale, ha coinvolto aziende e amministrazioni comunali dell’alto Varesotto Regione Lombardia.

Il commento di Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese: «Non siamo ancora a conoscenza del contenuto di quell’accordo, ma in termini generali credo che non sia importante tanto il dettaglio tecnico, quanto un segnale che riconoscesse la necessità di sostenere l’occupazione del nostro territorio e nelle aree di confine. Se l’accordo prevede un intervento su tutti gli occupati va bene, poi  si tratterà di capire qual è il contenuto specifico. La nostra proposta chiedeva un sostegno indiretto alle aziende con diverse aliquote fiscali per i lavoratori».

Nella proposta di legge si sottolinea infatti che: «La convenzione con la Svizzera applica un “regime speciale” ai frontalieri che, se da una parte porta ricchezza ai territori di confine, dall’altra ha conseguenze devastanti sulle aziende situate nei territori che insistono nel raggio dei 20 chilometri».

Sul divario del costo del lavoro pesa il differente cuneo fiscale – somma di tasse sul reddito e contributi sociali in percentuale del costo del lavoro per un lavoratore single senza figli con reddito medio – che in Italia è del 47,8%, più che doppio rispetto al 21,8% della Svizzera.

Pubblicato il 23 Dicembre 2020
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