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“Perché rifare lo statuto comunale?”

Affondo dei circoli di centrosinistra che accusano la maggioranza di volersi mantenere i posti

Negli ultimi mesi, il consiglio comunale di Luino si è distinto per un’inedita attività riformatrice. Tra i primi obiettivi dell’assemblea, infatti, è stata posta la riforma dello statuto comunale.
C’erano motivazioni di funzionamento della macchina comunale che giustificassero tale scelta? Sì, tanto che il gruppo consiliare Luino Futura da subito si dimostrò disponibile ad una revisione integrale del testo, puntando soprattutto ad una partecipazione maggiore dei cittadini alle scelte amministrative. La risposta negativa della maggioranza, fissata solo sulla modifica di due punti – l’introduzione della carica di presidente del consiglio comunale e la possibilità di nomina di una giunta composta da soli assessori esterni – ha presto rivelato quale fosse la vera ratio della decisione.
 
L’ultimo capitolo di questa vicenda ha avuto luogo martedì, 9 novembre. In tale data, infatti, dopo le dimissioni di Barozzi e Compagnoni da consiglieri, si procede alla surroga, con l’entrata in consiglio comunale dei primi dei non eletti Duratorre e Cataldo. I primi manterranno la carica di assessore e vicesindaco da esterni, come da nuovo statuto. Il fatto ha luogo in una seduta lampo, convocata solo per questa ragione. E’ vero, la prassi prevede che dopo le dimissioni di un consigliere si provveda alla surroga entro dieci giorni, ma ugualmente non si capisce per quale motivo i due assessori si siano dimessi il 2 novembre, e non abbiano atteso una data compatibile con la fine di novembre, quando tutti i consigli comunali si riuniscono per discutere di bilancio. Anche la maggioranza non può rimanere indifferente al fatto tanto che, in un moto di pudore, Casali propone ai consiglieri di rinunciare al gettone di presenza. Si tratta di una vera “foglia di fico”, che tenta di mascherare una mancanza di sensibilità istituzionale da parte dei due dimissionari: per risparmiare, sarebbe bastato accorpare la decisione in un altra sessione di consiglio.
 
Tornando, comunque, alla surroga, è questa, secondo noi, la cosa più grave: per mantenere il gruppo leghista compatto (i protagonisti della vicenda sono tutti iscritti al partito di Bossi), per assicurare "partecipazione", si snatura, si tradisce il voto popolare, in un sistema, come quello delle amministrative, in cui grande peso hanno le preferenze. Lungi da noi dall’esprimere valutazioni sui neo consiglieri, ma se i luinesi li avessero voluti in consiglio, li avrebbero eletti.
Per sintetizzare: i risultati dell’azione amministrativa non si vedono, il voto dei cittadini non viene rispettato…l’unica cosa salda sono le "cadreghe" leghiste.

Pubblicato il 15 Novembre 2010
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