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Tentata violenza sessuale sulla Laveno – Milano, ventiquattrenne a processo

Al giovane contestato anche un doppio furto aggravato di videogiochi fra Varese e Gavirate. Nell’atto di accusa la cronaca di una giornata da codice penale

Cocquio Trevisago tour 2022 luoghi

Un martedì pomeriggio come tanti a bordo del treno 66 che parte da Laveno Mombello alle 16.38 e arriva a Cadorna, Milano, alle 18.22. Ma poco dopo a partenza, non ancora scoccate le 17, all’altezza di Cocquio Trevisago una ragazza sulla trentina che viaggia sola viene avvicinata da un gruppo di persone più giovani tra cui ne spicca una, di 22 anni al momento dei fatti (siamo nel 2021, il 23 febbraio per l’esattezza, e il ragazzo a processo è nato a Cittiglio nel 1999).

Le frasi pronunciate sono inequivocabili: «Ciao amore, vieni qui, fatti toccate un po’, vieni che ti faccio vedere la m……».

La vittima è spaventata, la mano del ragazzo si appoggia prima sulla spalla, poi scende sulla schiena fino ad arrivare ai glutei, ma la donna d’un tratto si scansa e in quel tratto le fermate sono a 5 minuti l’una dall’altra; la ragazza guadagna l’uscita per denunciare subito dopo quanto accaduto.

Capelli rasati e tuta, o mimetica, felpe col cappuccio da calare sulla testa al momento giusto. Giovani che si muovono con la strafottenza che supera l’esuberanza normale di un’età di mezzo e sfocia nella criminalità fine a se stessa senza rendersi conto che, se le accuse verranno provate, il rischio severo è di spalancare le porte del carcere o di “viaggiare“ per anni fuori, in libertà, con un carico pendente dal peso di un macigno, quanto cioè vale il rischio di una condanna per tentata violenza sessuale (la violenza sessuale ha una pena da 6 a 12 anni diminuita da un terzo a due terzi nel caso in cui il reato sia appunto “tentato”).

Gente noncurante di nulla, che si porta appresso anche un furetto, animale insolito e che naturalmente è finito nelle carte giudiziarie, e ora nei racconti di fronte al giudice nel processo a carico del ragazzo difeso dall’avvocato Corrado Viazzo. Ma non è tutto. Perché secondo il capo d’imputazione, cioè a quanto viene contestato al ragazzo, quel martedì folle non si ferma agli accadimenti del treno, ma si spinge oltre, cioè sfocia anche nel reato di furto aggravato portato a termine in due punti vendita di prodotti informatici.

Sempre secondo l’accusa (anche in questo caso vale naturalmente la presunzione d’innocenza) viene preso di mira prima il “Trony“ di Gavirate dove sparisce un visore notturno “Vr” dotato di camera e “skyrim” del valore di 329 euro, per poi ripetere il colpo al negozio “Unieuro“ delle Corti di Varese dove sono stati rubati tre videogiochi per la “Ps4“ del valore di 175 euro: tutta merce esposta, e pertanto viene contestata l’aggravante dell’esposizione “alla pubblica fede” (cioè rubare un oggetto esposto viene ritenuto più grave perché mina la convivenza civile, la fiducia nel prossimo, che spinge il negoziante appunto a “fidarsi“ degli acquirenti che possono ispezionare meglio la merce).

C’è anche un particolare in questa storia: nel capo d’imputazione, cioè in quanto viene contestato al ragazzo, il pubblico ministero ha inserito anche le tipologie di videogiochi sottratti: oltre al distopico Days Gone e al gioco di guerra Call of duty (particolarmente cruenti) c’è anche Grand Threft Auto Five uno dei videogiochi della famosa saga dove fra sparatorie fra trafficanti si vivono scene di torture e di violenza sulle donne.

Nell’ultima udienza sono stati ascoltati operanti della Polfer di Varese intervenuta nella stazione di Gavirate e della squadra Mobile di Varese: gli investigatori hanno spiegato di aver acquisito le riprese delle videocamere presenti nei negozi e di averle visionate per verificare la presenza sul luogo dei furti dei ragazzi; inoltre è stato ascoltato anche uno dei responsabili del negozio di Varese che fece denuncia di furto.

La prossima udienza di fronte al collegio presieduto da Cesare Tacconi si terrà a maggio.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 22 Febbraio 2023
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