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Fornaci trasformate in passeggiata? «È l’auspicio del Comune, però…»

L’ennesimo blitz dei carabinieri in un’area amata e conosciuta provoca dibattito e riflessioni, sebbene si tratti di una proprietà privata e al momento pericolosa da frequentare

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Fornace di Caldè, tra arte e declino 4 di 6

La legge non fa distinzione se in un luogo privato più di cinque persone entrano in maniera abusiva anche solo per il piacere di occuparlo: si procede d’ufficio secondo quanto previsto dal codice penale.

Può dunque trattarsi di persone che dormono, che ballano, o che fanno altro.

Il sindaco di Castelveccana Luciano Pezza dopo l’ennesimo blitz dei carabinieri su segnalazione di residenti che lo scorso weekend ha fatto scattare la denuncia all’autorità giudiziaria per “invasione di terreni o edifici“ liquida la questione con una battuta: «Si sa che gli ultimi che arrivano, sono di solito i primi a prendere le botte».

Vuol dire che le fornaci di Caldé da molti ritenuti una sorta di “luogo del cuore“ che deve essere a disposizione della collettività in quanto testimonianza di arecheologia industriale e custodie di moderne forme di espressione artistica restano una proprietà privata e se qualcuno entra lo fa a proprio rischio e pericolo (foto dal sito lefornacidicalde).

«Non ce l’ho coi ragazzini, beninteso, ma con gli adulti che sono a conoscenza di un divieto e come se nulla fosse entrano in quell’area recintata. Il Comune non può fare molto se non intimare alla proprietà, come è stato fatto con ordinanza, di recintare il posto. Già nel corso dell’ultimo sopralluogo, solo qualche giorno fa, abbiamo appurato che nella recinzione c’è un buco e mi auguro che la proprietà dia seguito ai lavori per la chiusura, sebbene da un ulteriore sopralluogo giusto di questa mattina da parte della polizia locale non mi risulti sia stato fatto».

La zona è quella che si incontra arrivando in paese e prendendo il sentiero che costeggia il lago, sulla destra, appena passato il fiume. Bastano pochi passi e si arriva attraverso un sentiero in un prato che costituisce area pubblica, fino al confine con la proprietà delle ex fornaci, area dismessa dal finire degli anni 60 che si estende su una superficie di 13 ettari per un chilometro e due di costa – “waterfront” – che anni fa fu al centro di un progetto, ma solo sulla carta, di riqualificazione.

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L’area risulta di proprietà di una società immobiliare romana, Santa Veronica di Caldè srl, ma lo stesso sindaco Pezza conferma che ad oggi non è presente alcun progetto presentato all’urbanistica.

Impensabile, d’altro canto, l’ipotesi che sia il Comune a farsi carico dell’acquisto dell’intero complesso, ipotesi «lunare» visto il valore del sito. «L’area è molto bella e quand’anche un prato dovesse risistemarla, il vero problema sarebbe quello di farla vivere».

Soluzioni, ad oggi, non sembrano essercene all’orizzonte, se non una considerazione che suona lontana: «Sarebbe auspicabile che la proprietà cedesse al comune la passeggiata, cosicché il tratto di costa diventi pubblico e usufruibile da tutti», chiosa il sindaco Luciano Pezza, anche se la strada verso questa ipotesi sembra per ora remota.

«Sì, i contatti con la società e con gli eredi li abbiamo, qualche sporadica chiamata durante l’anno. Ma per il momento, niente di più».

Intanto la stagione dei tuffi è arrivata e gli appelli a non avventurarsi in quell’area si sprecano: è un luogo pericoloso e dove è molto facile farsi male soprattutto nelle ore notturne.

Pubblicato il 18 Giugno 2020
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