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“Quando il Brunin mi raccontò dei suoi pranzi con Rodari”

A Vittorio Vezzetti e al pescatore Bruno Brovelli si deve la riscoperta degli anni di Rodari "maestrino". Il racconto di quella ricerca appasionante

bruno brovelli brunin

Una nuova puntata dello speciale di VareseNews dedicato al legame tra Gianni Rodari e il nostro territorio nell’anno delle celebrazioni per i cent’anni dalla sua nascita.

Era la memoria storica del paese, il Brunin. Dalla sua casetta in piazza Venezia, nel cuore del piccolo comune di Ranco, sul Lago Maggiore, Bruno Brovelli, aveva sott’occhio tutto ciò che accadeva nel borgo e non solo. Il lago era la sua patria, la barca la sua “terra”. Il Brunin era pescatore per lavoro e per passione, di quelli di una volta, che conoscono l’acqua più dell’aria e il lago come le proprie tasche, tanto da registrarne ogni anomalia con la precisione di un sensore. A lui si deve la memoria dello tsunami che si registrò nel Verbano nel ’60 e a lui si devono anche gran parte delle testimonianze del passaggio di Gianni Rodari dal piccolo paese del Verbano. 

Fu il medico Vittorio Vezzetti, allora assessore alla cultura del comune, a intercettare la figura dello scrittore tra gli aneddoti del Brunin.

“Avevamo da poco finito una serie di ricerche per valorizzare la storia locale e stavo studiando per trovare altri elementi di novità – racconta Vezzetti -. Venni a sapere, tramite il presidente della Proloco, che Rodari aveva insegnato a Ranco e così iniziai a documentarmi cercando su Internet, ma in effetti non trovai nulla che potesse ricollegarmi a questa sua esperienza. Sui libri cartacei che possedevo a casa però, nelle biografie, trovai la citazione “Ronco di Angera” località nella quale avrebbe insegnato. Da un lato sappiamo che ad Angera non esiste nessuna località che si chiami in questo modo e dall’altro sappiamo che all’epoca Ranco non era Comune, la cosa mi incuriosì sempre di più e cominciai a pensare ad un errore ortografico. La prova provata poteva essere trovata presso la direzione didattica: se aveva insegnato significava che si sarebbero potute trovare le pagelle e così fu”.

https://www.varesenews.it/2020/01/e-rodari-bellezza/892653/

La ricerca fu appassionante: “Con la collaborazione della Direttrice, riuscimmo a recuperare le pagelle firmate dallo scrittore e di conseguenza la conferma. I nomi registrati ci consentirono di ritrovare gli alunni dell’epoca che avevano avuto il piacere di conoscerlo. Il passo successivo fu intervistarli, cercando di ricostruire la figura del Rodari maestro”.

A fare un salo di qualità nella ricostruzione della figura del giovane Rodari (all’epoca ventenne) furono però proprio i ricordi del Brunin: «Tra le ricerche fatte, comparve una persona che si rivelò storica per Ranco, il Brunin, Bruno Brovelli, venuto a mancare qualche anno fa. Era coetaneo di Rodari e ne divenne amico perché era il figlio della bidella. I due provenivano da due mondi diversi uno piccolo borghese, l’altro proletario e si incontravano nella pausa pranzo, tra le lezioni del mattino e quelle pomeridiane, il Brunin faceva ritorno dalla mattinata di pesca, si davano appuntamento nella Piazza principale di Ranco, La Varga, e insieme andavano al lago e parlavano di diversi argomenti».

Bruno era l’unico coetaneo di Ranco con il quale il giovane maestro avesse interagito fuori dal contesto di lavoro. E per questo ha potuto raccontare qualcosa in più sulla persona e non solo sull’insegnante. Con il padre, raccontava il pescatore, parlava anche di politica “per le idee socialiste che avevano in comune” anche se erano anni, quelli, in cui i pensieri andavano scambiati sottovoce.

«Ranco – conclude Vezzetti – era un luogo appartato e poco frenetico, intriso di quella tranquillità che caratterizza le nostre zone, una quiete che traspare anche all’interno della sua produzione letteraria, in particolare in una fiaba molto famosa, “Il naso che scappa”:è la storia di un naso scappato e ritrovato successivamente proprio da un pescatore di Ranco nella sua rete da pesca». Chissà che l’abbia ritrovato proprio nel Lago Maggiore.

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Pubblicato il 24 Gennaio 2020
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