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Nell’ambulatorio Covid, dove si curano i pazienti lontano dall’ospedale

Il dottor Garzena, responsabile dell'ospedale da campo gestito da Ats Insubria, spiega come funziona e a chi è riservato questo servizio gestito d'intesa con i medici di medicina generale

Un uomo attende seduto all’ingresso. Aspetta la moglie in visita perché  affetta da Covid. Anche lui non sta molto bene: tossisce leggermente e ha qualche linea di febbre. I medici lo invitano a raggiungere la moglie nell’ambulatorio e rinnovano tutti gli esami ematici, saturimetria, pressione. Una camminata per controllare il fiato. E alla fine l’ecografia dei polmoni per cercare tracce di polmonite interstiziale.

È aperto dallo scorso 9 dicembre e ha già visto passare una quarantina di ammalati l’ambulatorio Covid aperto da Ats Insubria nella sua sede varesina in via Monte Generoso. Un ospedale da campo montato da Croce rossa che ospita due ambulatori e un’astanteria per quei pazienti che hanno bisogno, momentaneamente, di un letto.

A dirigerlo è il dottor Guido Garzena, medico rianimatore, che coordina i medici delle Usca oltre a un’infermiera e le crocerossine.

Si accede tramite appuntamento preso dal medico di medicina generale in quei casi dove la malattia, già verificata con tampone positivo, mette il paziente in condizioni dubbie ma non ancora gravi: « Grazie al nostro piccolo laboratorio – spiega il dottor Garzena – possiamo fare alcuni esami ematici che individuano i parametri necessari a completare il quadro diagnostico. A questi aggiungiamo la rilevazione dei parametri vitali e un’ecografia polmonare. I nostri medici si rapportano poi con i curanti e decidono il da farsi: rientrare a domicilio e iniziare o proseguire una cura, venir monitorati dalle Usca successivamente oppure andare in pronto soccorso per il ricovero. Fino a oggi, dei 40 pazienti visitati, solo uno è stato inviato in ospedale».

Le persone arrivano in autonomia su appuntamento, che vengono presi ogni mezz’ora così da garantire il distanziamento e un’attesa ridotta: «Capita che si presentino anche  i famigliari con sintomatologie analoghe e così sottoponiamo tutti al controllo – commenta Garzena – cerchiamo di fornire un servizio il più preciso, puntuale e veloce per agire con tempestività, d’intesa con i curanti».

I medici delle Usca si stanno “specializzando” nel trattamento del Covid e ottengono una formazione continua anche d’intesa con professionisti dell’ospedale che insegnano loro pratiche e metodologie nel trattamento ma anche nelle indagini diagnostiche, come la lezione tenuta dal dottor Guido Bonoldi alla vigilia di Natale sulle ecografie.

Oltre al prelievo ematico e all’ecografia, il paziente viene sottoposto al “walking test”: viene fatto camminare per tre o quattro minuti inserendo al dito un saturimetro per verificare l’ossigenazione.

L’ambulatorio è un’alternativa efficiente e più veloce al pronto soccorso: « Si tratta anche di casi diversi – spiega il dottor Garzena – l’ambulatorio è per pazienti con determinati parametri, di livello medio. Si tratta di persone over 65 anni, pauci sintomatiche, con febbre da oltre 72 ore per le quali i medici curanti vogliono un quadro clinico più chiaro e preciso».

Marito e moglie hanno completato la visita. Si rimettono il cappotto e raggiungono la vettura. Verranno contattati dal proprio medico che li monitorerà ogni giorno. Intanto un altro uomo aspetta all’ingresso di essere chiamato.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it
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Pubblicato il 31 Dicembre 2020
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