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“Luino e il lago, terra di matti e artisti”, parola di Nobel

Nella casa di Porta Romana le discussioni su Chiara. Poi una domanda: "Perché così tanti artisti a Luino? Il ricordo di Francesco Pellicini

Avarie

Il ricordo di Francesco Pellicini dedicato a Dario Fo, scomparso ieri, 13 ottobre.

In queste ore, come normale che sia, la notizia è di quelle che scoppiano su tutti i quotidiani mondiali: è morto Dario Fo. E’ semplicemente doveroso il cordoglio universale manifestato ad un uomo che, artisticamente, ha saputo arricchire il teatro come nessuno mai, almeno quanto ad unicità scenica.

Il resto è già noia, fiumi di parole, polemiche, bassa politica, stralci di vita privata tirata in ballo a casaccio, a cui, con il duplice beneficio di essere luinese ed artista, mi unisco volentieri cercando, al contrario, di ritagliare un piccolo ricordo “di parte” – e capirete il perché di parte –  che mi inorgoglisce in qualità di luinese.

Ho conosciuto ed intervistato Dario Fo. Nel 2007 pensai fosse cosa buona e giusta, avendo il privilegio di godere di un Nobel “in casa”, sentirlo di persona affinché “battezzasse” il Festival del Teatro e della comicità Città di Luino, creato per omaggiare una “patria” di giullari, attori e comici forse unica al mondo. Chi più di lui poteva e doveva dare il là a tutto ciò? Così, grazie all’amico e parente Davide Rota (che mi manca tantissimo!), andai a casa sua a Milano, in Porta Romana. Ancora oggi un ricordo fantastico! Si parlò di Piero Chiara, dei pazzi di Luino e Portovaltravaglia, di pirati e contrabbandieri, del mistero ancora irrisolto per il quale, sul lago, fossero tutti fatti a modo loro. Mi sentii a casa. Strano a dirsi ma l’ateo Dario, che come direbbe l’amico Francesco Salvi (mitico protagonista luinese di quella prima edizione!), “Fo, avendo un nome così corto, non ha nemmeno il codice fiscale,  alla mia domanda: “Perché i matti sono nati tutti a Luino?” rispose citando, niente meno, il Creatore: “Forse, annoiandosi, il Padre Eterno pensò, alzandosi una mattina, che fosse simpatico fondare una congregazioni di artisti comici, scrittori e folli tutti li, o quasi”. Me ne andai convinto, per l’ennesima volta, di essere uno di loro. Non tanto quanto a celebrità, bensì a follia. Quegli anni per me rappresentavano il sofferto distacco dalla carriera d’avvocatura per intraprendere quella artistica. Oggi, a distanza di dieci anni, sono convinto di aver fatto la scelta giusta. 

Non mi interessano pertanto le critiche politiche che, in mezzo ad elogi e screzi, affiorano oggi. Giuste o sbagliate che siano. Fo è stato un repubblichino e poi un compagno convinto? Voltagabbana? Poteva non rinnegare, come altri artisti quali Albertazzi, Tognazzi, Vianello, Chiari  il suo passato camerata? Si, no. Forse. Forse poteva. Personalmente credo che un’artista non debba fare politica. Ma un’artista è libero di fare ciò che vuole giù dal palcoscenico.  In qualità di addetto ai lavori mi piace ricordarlo e pesarlo per il patrimonio immenso delle sue opere teatrali. Spesso nate, per sua stessa ammissione, a Luino e dintorni.

Ed è questo che mi inorgoglisce di più in mezzo ai fiumi di parole che da oggi scorreranno per ricordarlo! Fo, come Piero Chiara, come l’amichevole combriccola di comici, pittori, scultori, filosofi, poeti e celebri sportivi nasce al mio paese, sul nostro amato lago! Ecco il mio ricordo, forse di parte.

Una parte di appartenenza territoriale gelosamente custodita in quelle bellissime parole di Piero Chiara che oggi echeggiano fuori dal Caffè Clerici di Luino, dove il caffè diventa semplicemente tutto: In Luino vi è qualche cosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole. E’ qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo”. E il mistero continua”, ciao luinese!

Francesco Pellicini
attore e direttore artistico del festival del teatro e della comicità città di Luino

Pubblicato il 14 Ottobre 2016
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