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Addio al partigiano Gianni Maierna

Addio al partigiano Gianni Maierna

VERBANIA – Commozione in città per la scomparsa di Giovanni Maierna, detto Gianni. Partigiano e presidente onorario della sezione Augusta Pavesi dell’ANPI di Verbania, aveva 91 anni. «Affranti per la grave perdita siamo vicini alla famiglia e alla cara Gabriella», scrive l’associazione partigiani sulla propria pagina Facebook.

Per volere dello scomparso le esequie si terranno in forma civile con un breve saluto di commiato presso la sala del forno crematorio al cimitero di Pallanza domani, martedì alle ore 15.

«Nato e cresciuto a Intra (VB), vi ha svolto la maggior parte della sua attività di partigiano gappista. Subito dopo l’8 settembre 1943 costituì con Arialdo Catenazzi, Franco Carmine e Gastone Lubatti il G.A.P. Intra, nel quale militò fino alla Liberazione. Riconosciuto partigiano combattente con 18 mesi di anzianità. Negli anni delle lotte operaie del dopoguerra ha lavorato alla Rhodiatoce di Verbania. Allontanato in seguito a uno sciopero, ha avviato una piccola officina di autoriparazioni e poi una stazione di servizio-auto. Alla passione per il disegno e la meccanica ha alternato l'impegno nelle associazioni partigiane e nell'amministrazione pubblica. Come militante e dirigente ANPI è stato uno strenuo sostenitore della necessità di erigere la Casa della Resistenza ed ha dato un contributo fondamentale per la realizzazione dell'opera che dal 1996 accoglie i visitatori dell'Area Monumentale sorta sul luogo dell'eccidio di Fondotoce. Presidente dell’ANPI Verbania dal 1994 al 2004.
Autore del libro “14 giorni d’agosto” nel quale si rievocano le circostanze vissute da Verbania e dintorni settantatre anni fa, nell’estate del 1944, che culminarono con l’arresto di Gianni e di suo padre per sospetto antifascismo. Il memoriale, pubblicato da Tararà nel 2009, rievoca la situazione in cui si viveva in città durante la Repubblica di Salò, l’organizzazione antifascista e in particolare, attraverso le imprese del dinamico Gap di Intra, rivela l’ attività di chi “lavorava al piano” e riforniva di armi e viveri le bande partigiane di montagna. I ricordi dei giovani di quei tempi sono una parte della storia della città e coinvolgono come un romanzo: tra coprifuoco, azioni di disarmo, fughe sui tetti, trucchi per consegnare oggetti compromettenti, beffe, spostamenti notturni, diserzioni e traversate del lago. Di fronte all’arresto e alla ventilata fucilazione sua e di suo padre Gianni sostiene la sua parte senza perdersi d’animo, affrontando con freddezza la tracotanza delle Brigate Nere
».

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Pubblicato il 09 Ottobre 2017
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