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L’imprenditoria e lo sport omegnese piangono Ugo Paffoni

L'imprenditore è stato l'anima della Fulgor negli ultimi 14 anni

Oggi è un giorno triste. Nero, come l’umore di tutti. E’ il giorno più cupo della storia della Fulgor.La pallacanestro ed Omegna piangono un eroe dei giorni nostri. Se né andato, vinto da un male incurabile che lo ha consumato in poche settimane, Ugo Paffoni, imprenditore di grandissimo successo, da 14 anni simbolo, punto di riferimento, icona dello sport del nostro territorio.

A livello industriale, Paffoni ha creato un impero: ha fondato la ditta che porta il suo nome e l’ha fatta diventare un simbolo del Made in Italy, una delle più importanti aziende su scala internazionale nel settore della rubinetteria, portandola a record di utili e fatturato. Ugo Paffoni ha poi legato in maniera indissolubile il suo nome a quello della società nata sui campi dell’ Oratorio negli anni Cinquanta. E’ stato un padre buono, comprensivo, innamoratissimo della sua creatura. Una passione sconfinata la sua, cresciuta giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Da quel lontano giugno 2007, quando divenne lo sponsor della Fulgor al secondo anno di serie B1. Un rapporto nato grazie all’amicizia con il direttore sportivo Michele Burlotto e poi diventato viscerale.

Per chi ama la Fulgor, Ugo era uno di famiglia. E per lui, la Fulgor è diventata come una figlia. Ha vinto, forse meno di quello che avrebbe meritato. La sua gioia da bambino a Castellanza, con il giro di campo insieme al suo amatissimo Matteo Bertolazzi, la sua felicità a Jesi e Porto San Giorgio, la sua delusione dopo la retrocessione e le finali perse, l’ultima con Milano nel giugno 2019. sono istantanee che rimarranno nei ricordi di tutti. La Fulgor è cresciuta con lui, è cresciuta grazie a lui, è diventata quello che è grazie a lui. Ci rimangono il suo esempio, il suo amore incondizionato, il suo commovente attaccamento ai colori rossoverdi. E ci rimane da perseguire il suo sogno: quello del ritorno in serie A2, nel nuovo palazzetto. E’ la promessa, l’obbligo morale che il suo mondo gli deve. Perché 14 anni non si potranno mai cancellare. Addio presidente e grazie di tutto, dal profondo del cuore.

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Pubblicato il 12 Novembre 2020
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