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E Trenord sembrava la transiberiana: i ferro-racconti di Andrea Radici da Gallarate

Trasferitosi in Francia per dottorato e lavoro, ha preso ispirazione dai suoi anni da pendolare per una raccolta divertita, lungo i binari di Lombardia e dentro Milano

gallarate generico

Una spia in fuga – forse – dal Kgb, uno scout nel Saronnese, una capotreno che vuole sfidare sé stessa. Esistenze in movimento (e talvolta  ferme in attesa) sui vagoni. Dei treni regionali, della metropolitana, del tram. Storie parallele che non s’incontrano, come i due binari in mezzo alla campagna: sono le storie di “Sotto ai pantografi, sopra al Po”, divertente raccolta pubblicata da Andrea Radici.

Originario di Gallarate, dove ha studiato, Radici vive oggi ad Avignone, dove ha appena ottenuto il dottorato in scienze agrarie (nel frattempo era già finito su VareseNews, per un divertissement musicale). Il punto d’esperienza – manco a dirlo – sono gli anni di pendolariato da Gallarate a Milano, ma Radici – che ha 30 anni, classe 1993 – cita anche un episodio specifico che ha dato il via all’idea dei racconti: «Da scout mi è capitato di dover girare per vendere i calendari di autofinanziamento, un’esperienza che ritorna in un racconto». Dove il protagonista, scout con il fazzoletto al collo, si muove sugli umili treni pendolari del Nord Milano, tra paesi che sembrano verbi imperativi plurali (Cesate, Garbanate).

Sedici racconti, ognuno si svolge su una linea della Lombardia.
Cosa li accomuna? «Innanzitutto direi che c’è l’esperienza geografica, dalla noia della pianura e della nebbia alla montagna, come in “Gita imprevista a Tirano”, vista dal punto di vista del treno che lascia Milano Centrale, passa l’Adda, sale in Valtellina. L’altro elemento comune a racconti è il treno che costringe persone che non si conoscono a stare insieme, creando relazioni, che vanno dall’ostilità, all’amicizia, all’invaghirsi».

Andrea Radici Trenord

Porto Ceresio, Gallarate, Saronno, Parma, Milano Cadorna.
Tra viaggi quotidiani e partenze attese, imprevisti e ritardi (“Treì, amo’?”, ancora a Treviglio? è il titolo di un capitolo), storie di tutti i giorni o decisamente insolite.
Come il viaggio paranoico di un fuggitivo che si sente braccato: «Il racconto “Transiberiana” è ambientato sul treno Brescia-Parma, su cui una persona, convinta di dover fuggire dal Kgb, su questa base mal interpreta le parole degli altri passeggeri e le stesse indicazioni». Il racconto – gà selezionato al Chiara Inediti 2023 – ispira anche la copertina, con la scritta Trenord “tradotta” in caratteri cirillici.

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Sempre nelle brume della bassa lombarda, una capotreno sul Mantova-Milano scommette di riuscire a non fare una multa restando nei limiti della legalità ferroviaria. E se una  notte d’autunno cinque viaggiatori rimangono bloccati a Porta Garibaldi, dopo la soppressione dell’ultimo treno? È lo scenario di “L’ultimo provano comunque a farlo passare”. Ovviamente c’è anche la parola amore, associata alla sigla gelida S13, la suburbana per Pavia.

Un libro divertito, che mette in fila i racconti, ma anche un micro-capitolo che è una barzelletta, una poesia, un paio di divagazione sui binari urbani, quelli del tram e della metropolitana.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 18 Gennaio 2024
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