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L’arcivescovo Brugnaro a Luino: una vita tra teologia, politica e giornalismo

La lectio magistralis di Francesco Brugnaro a Luino, in cui ha parlato di fede, giornalismo e politica e di come hanno influenzato la sua vita

Francesco brugnaro arcivescovo a Luino

La cornice di Palazzo Verbania, sabato 25 gennaio, ha ospitato la lectio magistralis “Comunicare la fede tra bellezza e natura” del cardinale Francesco Brugnaro. Il monsignore è venuto a Luino, su invito della comunità pastorale “Madonna del Carmine”, e ha interagito con Alessandro Franzetti, dottore di ricerca in Diritto e Scienze Umane.

Don Sergio Zambenetti, prevosto e decano di Luino, ha introdotto il momento culturale dicendo che è il terzo anno consecutivo che in occasione della memoria di San Francesco di Sales (patrono dei comunicatori, dei giornalisti e degli scrittori) si discute di fede e comunicazione «sempre con relatori di spessore e di rilievo».

«La sua lectio magistralis – commenta Franzetti – è stata un vero viaggio tra bellezza e natura che ha destato tra i presenti ammirazione per questo pastore e teologo così colto, ma allo stesso tempo chiarissimo nell’esprimere concetti anche difficili».

Tanti gli ambiti trattati: i due, infatti, hanno spaziato tra teologia, etica, politica (nel senso alto di “aver cura della polis”), giornalismo e politiche del turismo. Brugnaro, nel corso della sua vita, ha potuto esperirli tutti: laureato in filosofia (ha conferito poi il dottorato in teologia) a Padova, negli anni Settanta è stato assessore comunale, poi diplomatico dal 2005 al 2007  come osservatore della Santa Sede per l’Organizzazione mondiale del turismo. Dal 2007 al 2018 è stato inoltre arcivescovo di Camerino e San Severino Marche. Brugnaro fa parte dei 32 vescovi e arcivescovi consacrati da Ratzinger: un privilegio che gli permette di celebrare messa in San Pietro a Roma.

Ha riportato alla platea anche l’esperienza di commentatore del Vangelo domenicale su “Il fatto quotidiano”, «a precise condizioni», tra cui la pubblicazione del testo domenicale del Vangelo a fianco del suo commento, «perché solo studiando e meditando sulle fonti ci si può fare un’idea vera del contenuto del testo».

Il monsignore ha poi ringraziato i suoi due maestri: prima il cardinal Carlo Maria Martini, con cui ha condiviso una profondissima e sincera amicizia – nata quando non era ancora arcivescovo di Milano -, una vicinanza umana e spirituale (fu lui ad ordinarlo presbitero nel 1982, dopo averlo accolto nella diocesi ambrosiana); poi Papa emerito Benedetto XVI, con cui condivide la visione teologica e pastorale del mondo.

«Si è trattata di una mattina davvero bella in cui tutti i presenti – laici o fedeli che fossero – sono potuti crescere umanamente e spiritualmente». Sintesi perfetta dell’incontro, secondo Franzetti, è la massima di Carlo Maria Martini: “Io chiedevo non se siete credenti o non credenti, ma se siete pensanti o non pensanti. L’importante è che impariate a inquietarvi. Se credenti, a inquietarvi della vostra fede. Se non credenti, a inquietarvi della vostra non credenza. Solo allora saranno veramente fondate”.

 

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Pubblicato il 26 Gennaio 2020
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