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“Non si può morire per una bronchite”

La cugina di Fatma, la donna di 34 anni morta in pronto soccorso, non sa darsi pace e intanto accudisce i due figli rimasti orfani. Nominato un consulente, solo l'autopsia svelerà la verità

Com’è morta Fatma Jejili? Una donna allegra e vitale, madre di 2 figli, 34 anni, era arrivata in ospedale per un affanno respiratorio, ma è morta dopo che le era stato assegnato un codice verde, caso non grave. La procura di Varese sta indagando, ma intanto i parenti sono distrutti. «Fatma era una donna stupenda e piena di vita – dice la cugina, Khaoula El Wafi – aveva solo una bronchite, ma qualcuno ha dimenticato di curarla – accusa – in quel corridoio sabato scorso. Quando sono arrivata, alle 19, un cardiologo ci ha fatto entrare in una stanza, e ci ha detto che era stata chiamato quando ormai non c’era più nulla da fare, mentre un’infermiera mi ha detto che avevano cercato di rianimarla per quasi un’ora». Khaolua è un fiume in piena: «Ho urlato, sì, poi il marito di Fatima, Ali Rtimi, ha chiamato i carabinieri e loro sono stati bravissimi, ci hanno calmato e rassicurato, ma adesso vogliamo sapere che cosa sia successo. I figli di Fatma, da quel giorno, sono a casa mia, chiedono della mamma, e io non so come fare per raccontare quello che è accaduto».
La cugina spiega come i parenti stiamo vivendo questi momenti: «Siamo del nord della Tunisia, Bizerte, e adesso stiamo cercando di organizzare l’ultimo viaggio di Fatma, perché è a casa sua che deve tornare. A Marchirolo, l’altra sera, abbiamo pregato per lei, in casa di amici, tutta la comunità tunisina si è stretta intorno a Fatma e ali. Anche a Cunardo – continua – le è stata dedicata una messa, nonostante fosse una donna musulmana, perché lei era molto benvoluta. Lavorava come aiutante in cucina, al ristorante la Provvidenza».

L’inchiesta, intanto, sta seguendo il suo corso. Ali Rtimi è difeso dall’avvocato Antonio Battaglia di Varese. La denuncia è stata sporta alla polizia ma ci sarà forse un’integrazione. Il pm Sabrina Di Taranto sta valutando la posizioni di tutti i presenti e in queste ore dovrebbe avere già disposto la nomina di un perito per l’autopsia, che dovrebbe essere effettuata a fine settimana . L’esame sarà fondamentale per capire che cosa sia successo. «Fatma era una donna sana – dicono i parenti – aveva avuto due gravidanze e lavorava regolarmente». Nel mesi di marzo, tuttavia, lamentava una fastidiosa bronchite. Il 31 è andata a Cunardo, dal medico curante, che le ha prescritto degli antibiotici e una medicina al cortisone. Secondo l’avvocato, sabato mattina si è alzata con un forte senso di spossatezza. Respirava con un po’ di fatica, ma ha preparato la colazione per i due figli di 8 e 5 anni. Alle 13 e 30 il marito l’ha portata al pronto soccorso di Luino. Secondo la cugina, il marito avrebbe voluto portarla a Cittiglio, ma la donna gli avrebbe chiesto di recarsi nel nosocomio più vicino. In ospedale, Fatma è stata soggetta a una prima valutazione, al triage, dove le è stato assegnato il codice verde, e secondo i medici vi è stata anche una prima visita come da prassi. Al termine è stata fatta accomodare su un lettino all’interno del pronto soccorso. Gli orari li conosce solo la magistratura, ma intorno alle 18 i familiari hanno appreso del decesso. Su quel lettino, Fatma non respirava più.  

Pubblicato il 07 Aprile 2014
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