Quantcast

Il lago uccide chi non lo conosce

E' stato un anno straordinario per il Lago Maggiore, nel bene ( i turisti) come nel male (gli incidenti). Ci sono responsabili? C'è qualcosa che si può fare? Ne abbiamo parlato con gli esperti che ogni giorno vivono sullo specchio d'acqua

IL lago maggioreÈ un anno straordinario per il Lago Maggiore: per presenze e per incidenti mortali. Un mix di buone e pessime notizie per quella che una volta era la sponda magra e che ora sembra vivere una vera e propria "crisi di crescita".
La contraddittoria situazione vede protagonista, nel bene e nel male, una presenza sempre più massiccia di turisti, anche non giornalieri: spesso stranieri, o di ritorno nelle seconde case abbandonate da anni. Con casi eclatanti di enclave come quella della Jugendwerk, casa vacanze della diocesi di Magonza in Germania, che da decenni si è stabilita a Brebbia. «Qui da aprile a ottobre ci sono turni di 50-60 persone, partono le mamme, poi i ragazzi, i pensionati… E’ una comunità che ospitiamo dagli anni ’70. Prima c’erano tende e strutture in legno, ora è una bella struttura organizzata – spiega il sindaco di Brebbia, Domenico Gioia -. Gli stranieri vivono il lago molto intensamente: i ragazzi, che stanno di solito alle sabbie d’oro hanno per esempio uno zatterone con il quale stanno sempre fuori in mezzo al lago».

Vacanze piacevoli nei nostri laghi, vissuti molto più che dai più timidi varesotti, o vacanze in sprezzo di un pericolo spesso nemmeno percepito?  «Qui c’è una questione di rispetto del lago, la gente del posto lo teme e lo rispetta di più. Capisco che con la crisi e gli alti costi delle piscine in molti vanno al lago, ma in troppi pensano che il lago sia come il mare o la piscina: non pensano agli strapiombi – Spiega Roberto Carullo, direttore della sezione di Varese della Società di salvamento italiana -. Delle tragedie avvenute negli ultimi tempi la presenza di un bagnino ne avrebbe sicuramente salvato uno,  il ragazzino albanese a Castelveccana: se ci fosse stato un bagnino sarebbe sicuramente accorso e l’avrebbe tirato fuori. Negli altri casi ammetto che non avremmo potuto fare altro che dei buoni tentativi di rianimazione, non si può fare l’impossibile. Una cosa però va capita: nel lago non si galleggia, anzi se succede qualcosa si va giù come piombo. Tra gli stranieri ci sono anche quelli che non hanno molta disponibilità o vengono da paesi lontani: per loro il lago è solo una vacanza gratis, ma spesso non c’è corrispondente capacità natatoria. Mentre posti come Punta Granelli e Castelveccana hanno l’acqua che “va giù subito”. Il lago è di tutti, è gratuito, ma va bene utilizzato».

Il problema del corretto utilizzo del lago non è legato solo alle spiagge e a chi fa il bagno nel Maggiore «C’è tanta gente che compra la barca perché se la può comprare, ma di vera conoscenza del lago non ne hanno – precisa infatti Davide Ferretti, presidente della Canottieri Arolo – E un’assurdità è che sul lago sia dato il permesso di navigare a motoscafi da 200 o 300 cavalli, che in 20 minuti sono in grado di fare da Sesto Calende a Locarno. Il lago non è il mare, da una costa all’altra ci sono al massimo 5 chilometri e il moto ondoso che sviluppano crea difficoltà a tutti. Non vi parlo delle difficoltà per i ragazzi che si allenano, che patiscono da metà giugno a fine agosto. Ma diventa pericoloso per tutti: per le piccole barche e per chi nuota con le onde»

La verità, quindi è che: «Sono cambiati gli utilizzatori del lago: c’è troppa maleducazione da parte dei nuovi arrivati alla nautica e l’utenza è aumentata in maniera smisurata. Così, gli incidenti aumentano in proporzione – Spiega Franco Mascetti, Per decenni gestore del Vecchio Moro di Leggiuno e proprietario di una villa proprio sopra il Sasso del Moro, che è stato luogo di uno degli incidenti più gravi – In verità, una volta nel lago non c’era così tanta gente e non venivano praticati così tanti sport. Io abito proprio sopra il sasso del Moro e qui sotto i sub fanno immersioni a quaranta per volta, scendendo fino a profondità impegnative».

I tempi sono cambiati per i turisti ma, anche e in meglio, per i soccorritori: «C’è da dire che ora lo spiegamento di forze di soccorso è notevole: per avere avuto esperienza diretta, in occasione della tragica vicenda del sub varesino, avvenuta proprio sotto casa mia, mi sono reso conto come in pochissimo tempo sono arrivati soccorsi di tutti i generi, dalla guardia costiera ai vigili del fuoco, dal 118 ai carabinieri. Roba da fare invidia a tutti i laghi del nord Italia. Invece una volta c’era solo un maresciallo, che dava multe ai natanti che si avvicinavano troppo alla riva».

Sul lago, quindi, i soccorsi sono al massimo delle loro possibilità. E sulle spiagge?
«Noi siamo riusciti a mettere in bagnini in alcuni comuni della sponda piemontese, Cannero e Cannobio – Spiega il direttore della Società di salvamento varesina -. E anche qui bisognerebbe trovare risorse, fare un consorzio, magari tra i soggetti che hanno un ritorno nel presidiare le spiagge come servizio ai turisti. Se poi questo potrà avvenire in forma professionale tanto meglio, girerà l’economia. Ma anche la forma volontaria è bene accetta. E, in ogni caso, l’ideale è che adesso le istituzioni si mettessero attorno a un tavolo e cercassero soluzioni per quello che è diventato un problema comune».

Leggi anche: "Quando il tuffo non perdona"

Pubblicato il 23 Agosto 2011
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore