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Il ricordo di Suor Rosangela, una vita trascorsa al fianco del prossimo

La Superiora di Casa Sant’Angelo si è spenta all’età di 76 anni a causa del coronavirus. Le parole scritte dalla suora nel 2015: “La mia aspirazione è sempre stata quella di essere vicina ai malati"

Suor Rosangela 2

«La mia aspirazione è sempre stata quella di essere vicina ai malati». Una vita trascorsa al fianco del prossimo fino a quando il coronavirus non l’ha portata via. Ieri sera, giovedì 19 novembre, Suor Rosangela si è infatti spenta all’età di 76 anni dopo una dura battaglia contro il covid.

Suor Rosangela era conosciuta e amata a Sesto Calende, dove era giunta nel 2013 per diventare due anni più tardi la Superiora della RSA Casa Sant’Angelo. I funerali si svolgeranno domani, sabato 21, alle ore 15 nella Chiesa di San Bernardino

«Io la ricordo con il suo sorriso e la sua accoglienza incontrandola per la celebrazione della Santa Messa delle 7 per la comunità delle Suore e nelle altre ricorrenze di Casa Sant’Angelo – queste le parole di cordoglio di Don Luigi Ferré -. Insieme abbiamo condiviso per alcuni anni la responsabilità a volte pesante del nostro campo di lavoro. L’affido al Signore e chiedo per lei la ricompensa del servo fedele nella gioia piena dell’incontro definitivo con Gesù risorto».

Grazie a Don Luigi riportiamo la testimonianza per il bollettino “Il Ponte” che Suor Rosangela scrisse nel 2015 in occasione della festa per il suo 50° anniversario di professione religiosa:

«Il mio nome di battesimo è Eleuteria, di cognome Ferrari… Non c’è niente di speciale nella mia vocazione e nella mia vita: non c’è nessuna caduta da cavallo, come quella di San Paolo. Sono nata nel 1944 a Zocca, un paese dell’Appennino, in provincia di Modena: qui è nato anche il cantante Vasco Rossi. A Zocca c’erano le Suore Canossiane: ma io da ragazza non avevo nessuna intenzione di farmi Suora, pensavo di sposarmi e di formare una famiglia. A un certo punto, ad una mia sorella fu segnalata da un’amica la possibilità di andare a lavorare a Bologna, nella Clinica Villa Rosa. Mia sorella però si stava per sposare, e allora ci andai io, a Bologna. Avevo 16 anni, mi ha sempre colpito il fatto che mia mamma, che non mi lasciava uscire di casa senza accompagnarmi, mi lasciò invece andare a Bologna».

«Nella clinica ho incontrato le Suore Mercedarie, che vi prestavano il loro servizio: e dopo un paio d’anni ho chiesto di entrare nella Congregazione. A Nemi, vicino a Roma, ho fatto il noviziato e, nel 1965, la professione religiosa. La mia aspirazione è sempre stata quella di essere vicina ai malati, e i Superiori l’hanno assecondata. Dal 1965 al 2003 ho prestato servizio nella nostra clinica di Roma, con mansioni di infermiera, caposala e ostetrica: salvo una parentesi di alcuni anni nell’Ospedale di Anzio. Nel 2003 sono stata trasferita a Novoli, in provincia di Lecce, come Superiora del pensionato “Madonna del Pane”, una casa di riposo per anziani: ci sono rimasta dieci anni. Non è stato facile, specie all’inizio: la casa rischiava di chiudere per difficoltà economiche, aveva bisogno di importanti e costosi lavori di ammodernamento e ristrutturazione e anche di una razionalizzazione organizzativa. Grazie a Dio, le cose sono andate bene. A Novoli ho stretto tanti rapporti di amicizia, e mi è costato molto lasciare quella comunità per venire a Sesto: era il 2013, quando sono stata trasferita come infermiera a Casa Sant’Angelo, e due anni dopo sono stata nominata Superiora. Anche qui i problemi non mancano: ma penso di avere una buona dose di grinta per affrontarli. Confidando, naturalmente, nell’aiuto dei collaboratori e nell’azione della Provvidenza».

Pubblicato il 20 Novembre 2020
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