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Il coronavirus blocca il mercato ticinese del sesso

A livello nazionale è stata lanciata una petizione che chiede la riapertura dei locali ed è stata avviata una raccolta fondi per sostenere le lavoratrici

Tra i settori colpiti dalla crisi c’è anche quello del sesso a pagamento -9 locali autorizzati, una quindicina di appartamenti, 270 donne che ci lavorano-, fermo da metà marzo. Non potrà riprendere fino ad allarme Covid 19 rientrato per la palese impossibilità di mantenere il distanziamento sociale nell’esercizio di un’attività tanto particolare. Molte professioniste del sesso sono rientrate nei paesi d’origine, quelle rimaste sono in difficoltà economica a causa dell’impossibilità di guadagnare.

A livello nazionale svizzero è stata lanciata una petizione che chiede la riapertura immediata, con obbligo di mascherine e adottando le precauzioni del caso, ed è stata avviata una raccolta fondi per le professioniste del sesso costrette all’inattività. Per ciò che riguarda il Ticino c’è una difficoltà in più: una parte consistente della clientela arriva dalle province italiane di confine che non potrà tornare fino alla riapertura dei valichi anche a chi si non si sposta per ragioni di lavoro.

Pubblicato il 14 Maggio 2020
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