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Le avanguardie tedesche del Novecento al Museo San Materno

Il Museo con la collezione della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten a due passi dal bel borgo sul Lago Maggiore ha riaperto sabato 7 marzo, dopo la pausa invernale

Rohlfs

Ha riaperto sabato 7 marzo, dopo la pausa invernale, il Museo del Castello San Materno di Ascona, che ospita, ai piedi del Monte Verità ed a due passi dal bel borgo sul Lago Maggiore, la collezione della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten.

L’esposizione, non vasta, è di grande qualità sopratutto nelle sale ai piani superiori; visitabile attualmente dal giovedì alla domenica, vale del tutto i 10 Fr del biglietto.

Un particolare elogio, per quanto riguarda la Collezione Alten, va rivolto a Mara Folini, direttrice del Museo Comunale di Ascona, che ha progettato l’esposizione in un crescendo qualitativo ed emozionale. Le sale sono veramente ben disposte.

Al piano terreno l’artista di riferimento è uno dei principali esponenti, assieme a Lovis Corinth e Max Slevogt, dell’impressionismo tedesco: il berlinese Max Liebermann (1847-1935). Fondatore prima del cosiddetto “Gruppo degli undici” e poi della “Berliner Secession”, Liebermann si affrancò progressivamente dai suoi studi naturalistici e dai temi sociali che lo interessavano, come ad esempio il lavoro degli operai, per arrivare ad apprezzare e imitare gli autori impressionisti francesi, in particolare Edouard Manet e Edgar Degas. Percorso artistico interessante il suo, perché segna nella storia dell’arte la peculiarità dell’impressionismo tedesco, il quale a differenza di quello francese non si liberò mai del tutto dall’importanza del soggetto, mantenendo un legame stabile con la tradizione dell’arte germanica.

Di Liebermann ad Ascona si propongono: “Scorcio di villaggio olandese con fruttivendolo” (1884, olio su legno), il suggestivo “Sulla spiaggia di Noordwijk” (1908, olio su cartoncino) e poi “Vista dalla terrazza del giardino sul viale di betulle” (1926, olio su cartoncino).

Salendo ai piani superiori si incontrano diversi artisti, tra cui Alexej von Jawlensky (1864-1941), pittore russo naturalizzato tedesco, che dopo essersi distaccato dalla pittura realista, giunse a Monaco alla fine dell’Ottocento, rimanendo profondamente influenzato da Kandinsky e successivamente dal lavoro a Parigi al fianco di Henri Matisse.

Tornato a Monaco aderì al movimento espressionista partecipando ai lavori del NKV.

Nella piena maturità e prima di smettere di dipingere a causa dell’artrite, Jawlensky aderì nel 1924 al gruppo Der Blaue Vier (i quattro blu) con Kandinsky, Klee e Feininger.

Jawlensky è noto soprattutto per i suoi ritratti espressionistici dal tono mistico, ma ad Ascona di lui si propongono: “Natura morta con tazza antica e piatto con mele” (1901, olio su tela) e “Paesaggio con tetto rosso” (1908, olio su cartoncino).

La più interessante di tutti però, in riva al Lago, è forse Paula Modersohn-Becker (1876-1907), pittrice morta giovanissima per il parto della figlia, la quale ha però lasciato una certa produzione avendo iniziato molto giovane a dipingere, introducendo in Germania i modi di pittori post-impressionisti come Cézanne, Gauguin e van Gogh. Il primo commento dei lavori visibili ad Ascona è che sono ‘brutti‘, ma che hanno una ‘loro bellezza‘ dettata dall’espressività. Si capisce subito infatti che la Becker è disinteressata alla figura nitida, le interessa però l’emozione e lo stato d’animo del soggetto. Per questa ragione può essere considerata sia una pittrice impressionista che espressionista, perché i suoi dipinti sono scialbi nella figura, ma forti in emotività.

I due dipinti della Becker che si propongono ad Ascona, il bellissimo “Ragazza con oche presso uno stagno” (1901, olio su cartoncino) e “Bambini nel prato” (1902, olio su cartoncino su legno), sono molto esplicativi dei suoi modi pittorici.

Bello anche il nudo a tempera dell’espressionista Christian Rohlfs (1849 – 1938).

 

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Pubblicato il 18 Marzo 2015
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