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Dal Lago Maggiore alla vittoria nella traversata dell’Atlantico. Francesco Nava racconta la sfida dell’ARC

Velista di Laveno e membro dell'equipaggio che ha completato la traversata di 3000 miglia nautiche in 12 giorni, 13 ore, 54 minuti e 34 secondi. L'intervista di Giuseppe Geneletti

francesco nava vela

Lo Swan 90 Berenice Cube, di Marco Rodolfi, si è affermato come vincitore dell’Atlantic Rally for Cruisers (ARC) 2023, una competizione che ha visto la partecipazione di 156 barche nella sua categoria principale e un totale di 253 imbarcazioni nell’ARC Plus, con la partecipazione complessiva di 1300 velisti. La ARC rappresenta una traversata atlantica dalle Canarie a Santa Lucia, aperta a barche “normali” e appassionati desiderosi di attraversare l’Oceano con le proprie imbarcazioni.

Berenice Cube ha completato la traversata di 3000 miglia nautiche in 12 giorni, 13 ore, 54 minuti e 34 secondi, risultando la prima barca a varcare il traguardo a Santa Lucia. La competizione è suddivisa in diverse categorie, e Berenice Cube ha gareggiato nella categoria più sportiva, dove l’uso del motore è vietato. L’equipaggio, composto da 14 membri, includeva velisti italiani, spagnoli, portoghesi, francesi, e lo skipper venezuelano Martinez De Aparicio. Rodolfi ha commentato la strategia adottata durante la gara, affermando: «La scelta è stata quella di andare a Sud e utilizzare il Code Zero per navigare il più velocemente possibile. La nostra squadra è molto brava. Il miglior equipaggio del mondo, stelle della vela».

In un’intervista esclusiva, abbiamo rivolto alcune domande a Francesco Nava di Laveno, membro dell’equipaggio, per comprendere le emozioni e le sfide affrontate durante la traversata atlantica.

francesco nava vela

Chi è Francesco Nava?
«Sono un ragazzo di 25 anni, cresciuto tra il lago e le montagne
, la mia grande passione è lo sci, ho disputato gare a livello agonistico fin all’età di 20 anni per poi diventare maestro di sci. Mi piace molto andare in montagna a camminare, campeggiare e pescare. Per quanto riguarda gli studi, sto frequentando il corso di laurea magistrale in formazione e sviluppo delle risorse umane a Milano».

Come hai imparato ad andare in barca a vela? Da dove viene la tua passione?
«Sinceramente non mi ricordo a che età ho imparato ad andare in barca a vela, sicuramente ero molto piccolo. Le prime uscite che mi ricordo erano in Optimist al Circolo della vela Ispra con Davide Ponti, anche se è stata mia mamma ad insegnarmi a navigare. Questa passione mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, i miei genitori sono grandi velisti, fino a qualche anno fa avevano una scuola di vela sul Lago Maggiore e io passavo le estati ad aiutarli nelle settimane azzurre con i ragazzi».

francesco nava vela

Come ci si sente a essere parte di un equipaggio che ha vinto una competizione così prestigiosa come l’ARC?
«È stata un’esperienza fantastica, attraversare l’Atlantico è sempre stato un grande sogno, e farlo con un equipaggio di questo calibro ha reso tutto ancora più emozionante. Vincere l’ARC è stata la ciliegina sulla torta, ma la vera vittoria sono stati gli insegnamenti che mi porto a casa dalle persone che erano a bordo con me».

Come è composto l’equipaggio e quali sono i vari ruoli e il tuo in particolare?
«Nelle regate lunghe si è soliti fare dei turni, perciò, anche i ruoli erano a rotazione, quindi tutti facevano tutto; ovviamente in certe situazioni chi è più portato a fare ruoli specifici prende il controllo. Io mi occupavo della prua, in gergo tecnico facevo il prodiere. Il mio compito era di svolgere tutte quelle azioni che permettono di manovrare, cambiare e spostare le vele di prua, è a mio avviso uno dei ruoli più faticosi a bordo, le vele di Berenice Cube pesano davvero tanto, ma mi è sempre piaciuto fare fatica!».

Quali sono state le sfide più significative durante l’attraversata atlantica e come le ha affrontate l’equipaggio?
«A parte qualche rottura, la navigazione è stata tranquilla. La rottura di uno dei verricelli del gennaker è stato un momento delicato. I carichi su questa barca sono impressionanti, bisogna stare attenti a dove mettere le mani e ragionare molto prima di muovere le cime. Anche in questo caso l’esperienza e le conoscenze del gruppo hanno permesso di riparare prontamente l’attrezzatura senza perdere miglia preziose».

francesco nava vela

Puoi condividere un momento particolarmente memorabile o emozionante durante la traversata?
«Il ricordo più emozionante è stata la prima volta che sono andato a lavorare sul bompresso (prolungamento della barca a prua). La barca viaggiava a 12 nodi e stare a cavalcioni su un tubo di carbonio guardando l’oceano che ti scorre sotto i piedi è una sensazione che mi porterò sempre nel cuore».

Cosa si fa durante i 12 giorni?
«I giorni sono molto simili, il sole sorge a poppa e tramonta a prua, l’unica cosa che cambia sono il cibo e a volte le vele. La nostra cuoca Ilaria era davvero super, ci ha fatto mangiare meglio che a casa. I tempi in barca sono scanditi dai turni, quando ero fuori turno cercavo di dormire, anche se di giorno è difficile, e poi davo una mano per qualunque cosa ci fosse da fare in barca. Personalmente non sono appassionato di lettura quindi ho letto pochissimo, però c’era chi leggeva, chi guardava film oppure semplicemente si guardava l’oceano a caccia di qualche pesce o delfino».

Come ti sei preparato per affrontare una gara così impegnativa e cosa ha reso l’equipaggio così efficace?
«Prima di partire per l’attraversata ho partecipato, sempre con Berenice Cube, a Les Voile de Saint-Tropez, una serie di regate costiere, in quei giorni ho potuto conoscere la barca e imparare a gestire tutte le manovre a prua. Nel racconto di Francesco, possiamo riconoscere altre storie di passioni seminate nell’infanzia, che accompagnano la crescita e la scoperta del mondo e di sé».

“Se per caso si ha un cuore sensibile, bisogna vendersi anche la camicia pur di vedere i dintorni del Lago Maggiore”, Stendhal.

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Pubblicato il 27 Gennaio 2024
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