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 Carolina, rifiorita dopo l’ictus

Nel 2015 la malattia piomba come un fulmine nella vita di Carolina Boggio. È l’inizio di un viaggio fisico e interiore che la porterà a sviluppare una nuova consapevolezza. Un’esperienza che ha condiviso in un libro, “Fiori di ictus”

carolina boggio

Il sorriso di Carolina Boggio illumina qualsiasi cosa. Incontrandola si ha subito la sensazione che sia generato da una consapevolezza diversa, estranea ai più. «È come se avessi dentro di me un piccolo Buddha» dice mentre sorseggia un tè, bevanda che ha imparato ad apprezzare nei tanti viaggi che l’hanno portata nelle Filippine, in India, Africa, Myammar e Patagonia. «Viaggiare apre la mente, ti mette in comunicazione con gli altri e con culture diverse» sottolinea Carolina.
La sua profonda consapevolezza arriva però da un viaggio ben più difficile iniziato otto anni fa.
 Nel 2015, mentre stava facendo ginnastica nel giardino di casa con un’amica, ha prima avvertito dei crampi alle gambe, subito dopo ha iniziato a parlare in modo strano e poi il tracollo. Aveva avuto un ictus. È stata solo la prontezza dell’amica e della madre, nell’attivare immediatamente i soccorsi, a salvarle la vita.
Carolina viene curata prima a Varese e poi in un centro specializzato a Costa Masnaga, vicino a Cantù. «Ho trascorso i primi dieci giorni in coma farmacologico – racconta la ragazza -. Avevo sogni lucidi e parlavo come un minions. Capivo cosa volevo dire, ma non riuscivo a tradurre in parole le immagini precise che avevo in qualche area del mio cervello. Ero diventata un’ictusiana, facevo parte di un altro pianeta».

IL LIBRO 
Dopo un anno, durante una vacanza, decide di leggere “La scoperta del giardino della mente. Cosa ho imparato dal mio ictus cerebrale” il libro della neurologa Jill Bolte Taylor. Una sorta di bibbia per chi è stato colpito da questa malattia. Uno specchio in grado di restituire al paziente l’immagine del futuro che lo attende, a cominciare dai tempi di guarigione.
Quanto ci vorrà per ritornare come prima? è infatti la domanda che riecheggia nella mente di un ictusiano. Per la Taylor ci sono voluti otto lunghi anni. 
Un tempo che può sembrare infinito per chi deve affrontarlo.

GUARDARSI DENTRO PER GUARIRE
Invece, gli anni passano tra fisioterapie, esercizi e viaggi, soprattutto interiori. Sempre in bilico tra momenti di depressione e l’entusiasmo scatenato dai progressi. «Se una persona si ammala c’è un motivo e anche una spiegazione – dice Carolina -. Bisogna indagare dentro di noi. Siamo così poco abituati a coltivare la nostra parte spirituale che invece è quella in grado di aprire molte porte e liberare spazi di positività e di guarigione».
Per un’osteopata di 33 anni che conosce l’agopuntura, la kinesiologia applicata, il reiki e la meditazione Vipassana, la malattia è stata un acceleratore straordinario. Carolina impegnata a riconquistare il dono della parola con l’aiuto quotidiano della logopedista, impara a sentire con le mani, diventate più sensibili, compresa quella segnata dall’ictus.

L’AMORE INCONDIZIONATO DEI BAMBINI
Oggi dedica molto del suo tempo di professionista della salute ai bambini, down, oncologici e con disabilità molto gravi, ricoverati in ospedali specializzati. «Sento che il loro è un amore incondizionato e per alcuni l’anima è già in un’altra dimensione, in un mondo che è ben altro da quello in cui viviamo. È una sensazione che scaturisce da una profonda empatia, difficile da spiegare, ma molto reale. Quando faccio il trattamento ai bambini c’è una reciprocità straordinaria: è dall’emozione condivisa che scaturisce il risultato».

I FIORI DI ICTUS
C’è chi sostiene che la scrittura abbia un potere curativo. Carolina ha scritto un libro dal titolo “Fiori di Ictus” (Europa edizioni). Un ossimoro che concilia la bellezza di ciò che è stato creato con il dolore consapevole di chi ha imboccato il sentiero della malattia. Un diario intenso che svela la forza e la debolezza dell’essere umano di fronte al viaggio dell’esistenza. Scrive Carolna: «Sono nata due volte…Il vivere nuovamente mi ha fatto riscoprire alcuni lati nascosti, sia su di me che su altre persone. Sono sempre stata convinta che ogni cosa che succeda, bella o brutta, è un segno. Da un fiore raccolto ad avere una malattia, bisogna solo ascoltare se stessi e arrivare al nocciolo. Tutto qui, anche se bisogna lavorarci».

Pubblicato il 25 Aprile 2023
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