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Lunghi: “Un anno drammatico per le imprese ma la Camera di Commercio è sempre al loro fianco”

Il presidente dell'ente camerale traccia il bilancio del 2021 tra consapevolezza, manovre per arginare gli effetti della pandemia e nuove prospettive legate alle risorse europee

Fabio Lunghi, presidente della Camera di Commercio

È un appassionato lettore di Wilbur Smith, ma quando si tratta di saggi preferisce temi legati alla formazione, in particolare testi che trattano di intelligenza linguistica applicata al business. In un’epoca in cui la narrazione è diventata centrale in qualsiasi aspetto della vita, scegliere le parole giuste  può fare la differenza, soprattutto se la scelta spetta a chi ricopre un ruolo importante nelle istituzioni cittadine. Per il presidente della Camera di Commercio, Fabio Lunghi, le parole sono dunque importanti perché contribuiscono a creare la realtà.

Presidente, qual è la parola che descrive l’anno appena passato in modo preciso?
«È “consapevolezza”. Oggi siamo più consapevoli della nostra fragilità. Abbiamo preso coscienza del fatto che non siamo invincibili e tantomeno inarrestabili. Abbiamo scoperto che basta un semplice sasso nell’ingranaggio può fermare tutto».

La pandemia ci ha dunque aperto gli occhi?
«Certo, sia a livello imprenditoriale che personale, perché siamo sempre portati a pensare che i problemi li abbiano gli altri, fino a quando non toccano te. In termini più analitici, abbiamo imparato a inserire le pandemie negli scenari economici, un aspetto che non veniva preso in considerazione, come se appartenesse solo alla storia o alla fantascienza».

Di fronte alla pandemia, la Camera di Commercio di Varese ha agito con velocità varando una manovra economica che non aveva precedenti nella sua storia. Come ricorda quel momento?

«Eravamo chiamati a decidere. Con il segretario generale Mauro Temperelli e la giunta camerale abbiamo riflettuto sul Whatever it takes (tutto ciò che è necessario, ndr) di Mario Draghi. Non era solo una questione di dovere, ma sentivamo la forte volontà di fare qualcosa di concreto che è poi l’atteggiamento tipico di questo territorio. E lo abbiamo potuto fare perché abbiamo una Camera di Commercio solida, ben gestita, con i conti in ordine e un patrimonio importante accantonato e così abbiamo messo sul piatto cinque milioni di euro, una misura che poche camere di commercio in Italia si sono potute permettere».

Non era certo una manovra come tutte le altre. Qual era il messaggio che volevate arrivasse agli imprenditori?
«”Non siete soli, noi ci siamo, ragioniamo insieme”. Ed essendo un tessuto di imprese fortemente orientate all’export, oltre al supporto economico andato esaurito, è stato determinante il nostro personale che ha fatto i salti mortali per garantire nelle prime settimane della pandemia i certificati dell’origine delle merci destinate all’esportazioni per non far fermare le imprese. Abbiamo fornito un supporto tecnico e tecnologico facendo partire la stampa dei certificati in quattro giorni. Un risultato notevole che ci è stato riconosciuto».

Guardando al 2022 cosa si sente di dire alle imprese?
«Il sostegno alle imprese attraverso i nostri bandi non mancherà mai, ma la vera partita sono le risorse che arriveranno dall’Europa. Quindi stiamo lavorando a tutti i livelli per far sì che la Camera di Commercio diventi un attuatore per le misure riservate alle imprese attraverso al Pnrr (Piano nazionale di riprea e resilienza, ndr). È una cosa che sto seguendo personalmente da quando sono nel Comitato esecutivo di Unioncamere nazionale. C’è una quota parte importante che sarà ad appannaggio delle imprese per innovazione, sostenibilità, green, innovazione di prodotto e di processo, che deve essere messa a terra dal mondo camerale. Non si tratta di protagonismo, ma di competenza: noi sappiamo come far arrivare i soldi alle imprese attraverso un sistema che è già pronto. Se poi il ministero dovesse scegliere di procedere tramite le regioni, a noi va benissimo perché abbiamo un accordo con Regione Lombardia riguardante lo sviluppo che già funziona. L’importante è che i soldi arrivino alle imprese in tempi accettabili. In questo senso stiamo facendo passi avanti anche con il ministero».

Lei, a più riprese, ha manifestato molta preoccupazione anche per Malpensa. Quali sono le misure da prendere?
«Malpensa è un’infrastruttura importante per tutto il nord Italia e va rilanciata. Il masterplan va approvato: basta veti e beghe di quartiere, ovviamente con grande attenzione agli aspetti ambientali. Bisogna finirla di guardare ognuno al proprio orticello. Quest’anno occorre mettere un punto fermo su Malpensa per farla ripartire definitivamente, non sto parlando solo di numeri ma. soprattutto di progetti politici. Se perdiamo questa occasione è finita e non ce lo possiamo permettere. Quindi su Malpensa non cederemo di un solo millimetro. Siamo un polo logistico importante e al centro dell’Europa, fondamentale per tutto il sistema economico lombardo e del nord Italia. Gli investimenti sulla logistica si sono spostati a Malpensa però bisogna poter lavorare. L’ecologismo militante dovrebbe fare un bell’incontro con quei ventimila lavoratori rimasti disoccupati che non hanno lo stipendio. Amo la natura e prediligo uno sviluppo armonioso, però bisogna far ripartire l’aeroporto».

La Camera di Commercio negli ultimi anni ha puntato molto sul settore turismo. Questa visione in chiave pnrr verrà ulteriormente sviluppata?
«Lavoreremo con grande impegno su fronte della promozione territoriale. In questo momento sta avendo una grande accelerazione il progetto Varese #DoYouBike che prevede la valorizzazione di sentieri e piste ciclabili. Dopo la presentazione del progetto, i miei collaboratori hanno le agende piene di incontri da qui a fine gennaio con le richieste da parte dei comuni del nostro territorio. L’aspetto interessante è che, dal più piccolo al più grande, tutti vogliono partecipare con un contributo economico. L’unico rammarico è lo stop della Sport commission causato dallo scoppio della pandemia. Fino al 2019 eravamo stati contattati da diversi investitori qualificati che erano interessati a strutture turistiche da valorizzare ma poi si è fermato il mondo. All’inizio alle riunioni della Sport commission venivano in pochi, oggi ogni società che vuole organizzare qualcosa ci chiama. Anche in questo caso possiamo parlare di consapevolezza: hanno capito che facciamo tutto questo non per il prestigio dell’ente camerale, ma per mettere a sistema un prodotto».

Pubblicato il 29 Dicembre 2021
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