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L’uomo che fa sognare i giovani in officina

Alla Cumdi con PmiDay, l’appuntamento di Univa con le scuole. La storia di un imprenditore che crede nel primato dell’uomo sulla tecnologia

Nel luminoso ufficio di Giuseppe Niesi a Germignaga c’è una foto scattata sessant’anni fa a Francavilla Angitola, che nel 1956 era ancora in provincia di Catanzaro, oggi è Vibo Valentia. Il terzo da sinistra, seduto, coi calzoni corti e uno sguardo un po’ imbronciato è lui, Giuseppe, che sorride e spiega il senso di questo scatto in bianco e nero: «Questa la mostro ai ragazzi che mi vengono a trovare e a visitare l’azienda. Mi serve per insegnar loro ad afferrare i sogni». Alla Cumdi con PmiDay

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Siamo nel quartier generale della Cumdi, Costruzione utensili metallo duro integrale, e il signore che aspetta la visita dei ragazzi (nella foto sotto. Sullo sfondo, lo scatto del 56′), accende le vetrinette contenenti una minuteria lucida che ha stregato i tedeschi, conquistato i giapponesi e fatto prendere l’aereo in giornata ai dirigenti del più grande gruppo mondiale di utensili, che qui sono arrivati poche ore dopo aver visto all’opera le macchine dell’officina: “Vogliamo lavorare con voi”.

Ma la preoccupazione di Giuseppe Niesi è questa: sul tavolo ci sono abbastanza caramelle per ciascuno degli studenti della terza B di delle medie “Sereni” di Germignaga che stamattina hanno visitato l’azienda: anche qui è arrivato “Pmi Day”, progetto a cura dell’Unione degli industriali della provincia di Varese?

Alla Cumdi con PmiDay

Il lavoro e i ragazzi, il futuro, il ruolo delle macchine e l’importanza dell’uomo: Niesi è un filosofo della materia, che vede però come un mezzo per arrivare al fine di creare benessere. Gli piace la lettura e sponsorizza un premio letterario per giovani scrittori, “La Rondine”. Gli piacciono i giovani.
Questo imprenditore dice di voler restare lontano dalle telecamere, e c’è da crederci, ma all’arrivo degli studenti si trasforma in un comunicatore eccellente che spiega passo passo ai ragazzi come viene effettuata una rettifica, come vengono lavorati i pezzi e che ruolo bachi lavora qui dentro, dove in azione si vedono anche i robot.

I ragazzi restano senza parole quando lui stesso gli dice di premere un pulsante: la macchina fa la magia, esce il pezzo, il braccio meccanico lo porge su di un piedistallo: «Vedi? il nostro ruolo è questo, guardare se il lavoro della macchina va bene. Anche perché la macchina l’abbiamo inventata noi».

«È l’uomo al centro della nostra attività – spiega di fronte ai ragazzi che sgranano gli occhi – . Tutto quello che vedete è realizzato dall’uomo e dal suo genio, le macchine servono per lavorare di meno e avere più tempo libero e perché no, più soldi per poter vivere e consumare».
L’etica del capitalismo secondo Niesi passa da un’azienda meccanica dove non si sente puzza né odore delle lavorazioni effettuate dai 24 dipendenti. Non c’è quindi la sola produzione, ma anche progettazione di macchine che scavano, bucano e danno forma ai duri metalli lavorati al tungsteno e cobalto.
«Venerdì saremo in Germania nella principale azienda di utensili del paese – spiega – . Abbiamo ricevuto anche diverse delegazioni della Osg, azienda giapponese tra le migliori al mondo».

Lo slogan di questa realtà potrebbe tradursi in questo: “Fare il lavoro come nessun altro”. Qui ci credono sul serio. Ma non parlano sempre di metallo.
Così stupisce sentir dire: «Siamo ecologicamente perfetti». In che senso? «Sul tetto abbiamo posizionato un potente impianto fotovoltaico – spiega Giuseppe, che ha fondato la Cumdi nel 1979 partendo dalla micro utensileria di precisione – e tutte le acque derivanti dalle lavorazioni di metalli vengono raccolte in bacini di decantazione, filtrate, pulite, e nuovamente immesse nel processo produttivo. In officina abbiamo delle potentissime ventole che aspirano e forniscono aria fresca a chi lavora. Abbiamo realizzato spogliatoi e docce con l’obiettivo di migliorarci la vita», spiega il fondatore della Cumdi mentre mostra anche i contenitori della raccolta differenziata realizzati dagli operai, in metallo, ovviamente.

La metà del mercato della Cumdi è tedesco, un quarto svizzero. Già, la Svizzera: mai venuta la tentazione di spostarsi? «Sono venuti, gli svizzeri, mi hanno chiesto: ‘Sa quanti soldi risparmierebbe in tasse?’. Io ho risposto di no: sono un italiano. Sono fiero del mio Paese, e mi emoziono quando sento l’inno. Qui in azienda, avrà visto, ci sono tricolori da tutte le parti».

Alla Cumdi con PmiDay

E i tedeschi? «I tedeschi vengono, guardano, e non credono ai loro occhi, a partire dai bagni che abbiamo appena realizzato. Venga a vedere».

Niesi è un vulcano, ci trascina nei bagni, tutti nuovi e in acciaio inox: non si deve toccare nulla per avere sapone e acqua. E qui esce la chicca: «Poco tempo fa una delegazione tedesca è venuta a farci visita. Io li ho fatti sporcare apposta, facendo toccare ai loro tecnici le nostre macchine. Alla fine entriamo qui a lavarci le mani. Io mi insapono, mi sciacquo e aspetto tranquillo, prendo tempo. Vedo il tedesco che cerca di asciugarsi e non trova nulla. A quel punto con nonchalance metto le mani vicino al rubinetto e il getto d’aria, che me le asciuga in un attimo. Lui fa lo stesso e ci rimane: una tecnologia del genere nello spogliatoio di una fabbrica?. Alla fine, prima di uscire, mi ha guardato e m’ha detto: ‘chapeau’».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 08 Novembre 2016
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