I libri consigliati dalla redazione di VareseNews per Natale 2025
Come ogni anno, vi proponiamo una serie di libri consigliati dai giornalisti e dalle giornaliste della redazione
Come ogni anno, vi proponiamo una serie di libri consigliati dai giornalisti e dalle giornaliste della redazione. All’interno di questa lista trovate moltissimi titoli della narrativa contemporanea e di diverse case editrici. Buona lettura.
Tanta ancora vita di Viola Ardone, Einaudi 2025
Tanta ancora vita è un romanzo che racconta il viaggio interiore ed esteriore di personaggi segnati da perdita, guerra e solitudine. Al centro della narrazione c’è Kostya, un bambino ucraino di dieci anni che, per sfuggire ai bombardamenti, decide di raggiungere Napoli e la nonna; durante il suo cammino incrocia Vita, una donna che vive una profonda solitudine. L’incontro tra i due diventa un’occasione di rinascita: attraverso la reciprocità e l’accoglienza, i protagonisti affrontano il dolore e riscoprono la possibilità di vivere, in una storia di fragilità, speranza e umanità.
Fumana di Paolo Malaguti, edito da Einaudi – Consigliato da Alessandra Toni
Fumana è una ragazza che vive nella bassa del Po. Sua madre muore mettendola al mondo e lei cresce il ruvido nonno Petrolio, che di notte la porta nelle paludi a pescare le anguille. Cresce libera e selvaggia, ma quando comincia a farsi donna, Petrolio chiede aiuto alla Lena, la «strigossa» della zona che le insegnerà molte cose, da come stendere la sfoglia per i cappelletti alle parole segrete che usa per guarire le persone. Così, mentre l’Italia passa da una guerra all’altra, Fumana scopre il suo dono, la sua vocazione. Fumana è «venuta al mondo con la veste» e ha perciò qualità prodigiose.
L’ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e di guerra, Gigi Riva, Sellerio – Consigliato da Tommaso Guidotti
Nel fragoroso crollo della Jugoslavia, un semplice calcio di rigore divenne metafora potente di un intero mondo che stava per svanire. Era il 30 giugno 1990, quarti di finale del Mondiale italiano, stadio di Firenze: Faruk Hadžibegić, capitano della nazionale jugoslava, sbagliò il penalty decisivo contro l’Argentina di Maradona. Quel tiro, fallito nel silenzio teso di un match finito ai rigori, si è trasformato negli anni in simbolo tragico di un’unità nazionale sull’orlo del baratro. Gigi Riva, con lo sguardo dello storico e la penna del narratore, ha ricostruito in un libro denso di emozione e riflessione quel momento apparentemente sportivo, in realtà già carico di presagi. Perché quella squadra, talentuosa come poche – basti pensare ai nomi di Boban, Mihajlović, Savićević, Bokšić – era già lacerata dentro, divisa dai rancori etnici che da lì a poco si sarebbero trasformati in guerra civile. Leggenda vuole che un’eventuale vittoria avrebbe potuto rafforzare un’idea di nazione comune, forse ritardando, o almeno attenuando, il dramma che sarebbe seguito. Ancora una volta il calcio diventa terreno fertile per la propaganda, come per il fascismo di Mussolini, con i trionfi del ’34 e del ’38, o nell’Argentina del 1978, usato dai generali come vetrina del regime. Attraverso la figura di Hadžibegić e dei suoi compagni, il racconto si fa corale. Quel rigore sbagliato fu la prima crepa visibile di una Jugoslavia che si sgretolava nel cuore. E dalle curve degli stadi, dove si inneggiava alla patria e si sventolavano le bandiere, sarebbero emersi i miliziani protagonisti delle più brutali pulizie etniche a Vukovar, Sarajevo, Srebrenica. Raccontare questa storia oggi significa fare i conti con un passato che non è poi così lontano. Perché, come scrive Riva, la memoria di quei giorni parla ancora al nostro presente. E non è affatto sorprendente trovare in apertura del libro una frase provocatoria di Diego Armando Maradona: «Occupati di politica internazionale, il calcio è una cosa troppo seria».
Il libro racconta un futuro prossimo in cui la giustizia viene rivoluzionata da LexIA, un algoritmo capace di emettere sentenze penali senza intervento umano, promettendo imparzialità assoluta. Durante la presentazione ufficiale del sistema, la giovane e determinata Cassia scopre però un’anomalia nel codice che mette in dubbio la neutralità dell’intelligenza artificiale: qualcuno ha violato le protezioni del programma per manipolarne le decisioni. Da quel momento Cassia si trova al centro di un complotto che coinvolge istituzioni e poteri pronti a tutto, anche a uccidere, pur di controllare la giustizia. In una corsa contro il tempo, la protagonista lotta per svelare la verità, mentre il romanzo pone una domanda inquietante e attualissima: se nessun uomo è al di sopra della legge, può esserlo una macchina?
Silvia Avallone, “Cuore nero”, Rizzoli – Consigliato da Roberto Morandi
Leggo relativamente pochi romanzi, rispetto alla mole di saggi, fatico a leggere soprattutto cose contemporanee. Da qualche anno non mi capitava di finire un libro nell’arco di due sere, al punto di ridurre la notte a poche ore. C’è una giovane donna che torna in un villaggio di montagna in Appennino, paese di origine della sua famiglia, raggiunto solo da un sentiero: da cosa fugge? Cosa c’è nel suo passato? Nel tempo la protagonista costruisce un dialogo con l’unico altro abitante del paesino, svela la sua storia. Una storia personale che apre uno sguardo su temi scomodi nella società (un romanzo ispirato ad esperienze reali, si scopre nella nota finale dell’autrice)
Elvira Mujčić, “La stagione che non c’era”, Guanda – Consigliato da Roberto Morandi
Un ragazzo di provincia – Nene – è andato per qualche anno a Sarajevo, a studiare e a provare a far l’artista. Nel 1990 torna – un po’ sconfitto – nella sua piccola città di provincia, chiamata solo la città di S., che sta per Srebrenica. C’è in quei giorni la Jugoslavia che va in pezzi: Nene se ne rende conto, la sua amica Merima invece ancora è convinta che “unità e fratellanza” prevarranno sugli uomini di cattiva volontà che ancora si muovono nel buio, la notte. La figlia di Merima, la piccola Eliza, sogna di scappare di casa, per andare dal padre che abita in un’altra terra di confine. Per chi sa cosa è accaduto a Srebrenica, il genocidio dei bosniaco-musulmani, il senso della tragedia che incombe fa divorare le pagine di questo libro, dove il racconto della piccola Eliza si alterna ai testi originali dei cinegiornali, lo smarrimento di Nene fa da contrappunto alle parole di Ante Markovic, il premier che cercò di salvare la Jugoslavia e finì travolto dai nazionalisti. La tragedia, nel libro, non esplode, non travolge. Eppure le pagine finali sono struggenti come non mai, fino a che all’ultima pagina una frase – una sola frase – illumina il senso delle scelte di Nene, quel che sarà.










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