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Un buon inizio

di Carlo Zanzi

Il racconto della domenica

Sono in auto, in discesa dai Ronchi verso il lago, accompagno alla scuola materna mia nipote Sofia che ha quattro anni, è dietro di me sul seggiolino, so che incontrerò traffico sulla lacuale, sono le otto e quindici, la gente va al lavoro e senz’altro ha più fretta di me, io sono felicemente pensionato, guido rilassato e ascolto Radio Monte Carlo che ora propone l’ultimo successo di Laura Pausini Un buon inizio, canzone che mi soddisfa, ma volete mettere sentirla con una nipotina alle spalle che apre i suoi occhi nuovi al mondo e guarda verso le auto e la vegetazione come chi ha tutto da scoprire? Musica e parole in rima a chi sta accucciata sul sedile posteriore, Tu lo sai dove va la vita senza il coraggio, e penso al coraggio di due genitori nel mettere al mondo un figlio, un coraggio benefico, miracoloso e salvifico, vitale e indispensabile, quando ci metto l’anima e poi mi perdo d’animo, e penso al fiato che manca quando si diventa genitori e si guarda un figlio che sta male, e intanto i miei occhi luccicano e sale quel brivido interno che qualcuno chiama commozione, in mezzo a questo rumore, dentro un milione di strade, ma il rumore di fuori non lo sento, non percepisco la rabbia di qualche guidatore in coda che non capisce e impreca, e ha ragione perché deve andare al lavoro, invece io sono un privilegiato, e mi concentro sulla musica, sulle parole e sul respiro di Sofia, che non sento e so che c’è, lei esiste ed è capace di frasi appena scartate, regalo di una voce alle prime esibizioni: “Nonno, lo sai che questa canzone la conosce anche la mia amica Ambra?”.
“La tua amica Ambra? Ma che bello! E a te piace?”
“Sì.”
Sono alla rotonda del Macchino, svolto per Capolago, sfioro il camposanto e non penso alla morte, cioè per un istante mi appare nel segno della croce che disegno per abitudine e nei pensieri di chi assaggia la vita amara (sapore che ben conosco), ma il mio sguardo scappa dall’altra parte, ai campi verdi di primavera, non al Rosa, oggi coperto dalle nuvole, ma so che là attaccato all’orizzonte c’è il Rosa e lo ringrazio, e mi trattengo dalle lacrime.
L’auto s’inclina sulla salita di Cartabbia e penso: “Che bell’inizio”

Racconto (e foto) di Carlo Zanzi (terzopensierieparole@blogspot.it)

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Pubblicato il 21 Maggio 2023
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