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Quando la Storia, con la “S” maiuscola, si fa in Valcuvia e a Cabiaglio

Mercoledì 22 ottobre a Materia la presentazione del “Il pane non può aspettare” con l'autore Pier Vittorio Buffa e Marta Morazzoni. Un romanzo che prende per mano la comunità e la accompagna lungo il crinale più fragile della storia italiana

Maggio 2021

È da una valle come la Valcuvia e in un piccolo comune come Castello Cabiaglio, che si alza il racconto di un’Italia costretta a scegliere e cambiare. Proprio lì, in quel paesaggio di boschi e villaggi tra lago e montagna, si radica l’evento che mercoledì 22 ottobre alle 21 ospiteremo a Materia: la presentazione del  romanzo Il pane non può aspettare, edito da Neri Pozza, grazie alla partecipazione di due autori preziosi: lo scrittore e giornalista Pier Vittorio Buffa e la scrittrice gallaratese pluripremiata Marta Morazzoni.

L’incontro sarà un’occasione per riflettere, attraverso la lente della letteratura, su come un “piccolo” borgo e una “piccola” comunità possano diventare specchio e racconto di un’epoca — quella della Seconda Guerra Mondiale e dei suoi effetti profondi — e su come, ancora oggi, quelle scelte e quei gesti possano parlarci da vicino.

Pier Vittorio Buffa, giornalista con lunga esperienza e ora autore di romanzi, torna nei luoghi della Valcuvia con il suo nuovo libro Il pane non può aspettare ambientato proprio a Castello Cabiaglio.

Il romanzo si apre nell’estate del 1938 in quel paese: la vita dei ragazzi è scandita da rituali semplici (il pane con l’uva la prima domenica di settembre, la polenta alla cappella degli asini, le gare in bicicletta nei torrenti) — momenti felici che però saranno l’ultima domenica spensierata prima che la guerra metta mano alle loro vite.

Quando infatti l’8 settembre 1943 arriva l’annuncio dell’armistizio, la grande Storia irrompe nella piazza del paese, travolge gli amici — la “banda del fischio” — e impone scelte drastiche: arruolarsi, disertare, unirsi alla Resistenza, o restare.

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Buffa racconta così non solo la cronaca, ma l’emozione, le famiglie che restano divise, il fornaio Aristide che eredita la bottega dal padre ucciso dalle violenze fasciste, e una comunità che trova nella propria quotidianità la soglia della Storia.

Il titolo del libro, “Il pane non può aspettare”, diventa chiave etica: ci sono momenti in cui decidere è pane — non si può attendere — perché da quell’attesa dipendono vite, libertà, dignità.  In questo incontro, Buffa porterà il suo racconto e metterà in dialogo la dimensione locale con la dimensione nazionale, facendoci vedere come un minuscolo paese possa assumere il peso di una lente sull’Italia intera.

Dall’altro lato del palco, la presenza di Marta Morazzoni arricchisce l’incontro con una voce raffinata e riconosciuta del panorama letterario italiano. Morazzoni — nata a Milano ma insegnante a Gallarate, ed “adottata” da Gallarate come scrittrice — vanta un percorso prestigioso: vincitrice del Premio Campiello nel 1997 con Il caso Courrier (e poi Premio Campiello alla carriera nel 2018), vincitrice del Premio Chiara nel 2019 con Il dono di Arianna.

La sua scrittura, contemplativa e rigorosa, è capace di esplorare il tempo, la storia, la memoria e l’identità in maniera elegante e profonda. In questa occasione Morazzoni – che da anni vive e lavora nel territorio – porterà la sua riflessione sul racconto, sul tempo della Storia e sulla scrittura che interroga le pieghe delle vite ordinarie e straordinarie.

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I temi dell’incontro

Durante la serata si parlerà delle intersezioni tra grandi eventi e quotidianità, in particolare di come la guerra — che di solito pensiamo lontana, militare, eroica — possa essere letta attraverso i gesti più semplici: il pane che si prepara, la bottega che chiude, l’amicizia che si spezza, la bici che corre inseguendo torrenti e ricordi (come accade nel romanzo di Buffa)  E ancora: cosa significa per un gruppo di ragazzi, abituati a correre, a giocare, a pensare che il futuro è scontato, trovarsi all’improvviso davanti a una scelta che non può aspettare? Come quella domenica che è l’ultima spensierata prima del conflitto, come la piazza che accoglie l’armistizio e subito dopo l’incertezza, come il paese che diventa teatro della Storia.

Il dialogo con Morazzoni aiuterà a mettere in prospettiva: la memoria letteraria e storica va coltivata anche nei territori “minori”, perché anche lì la Storia ha fatto il suo corso e ha lasciato segni, come dimostra Castello Cabiaglio. Non solo ambientazione, ma luogo di esperienza e testimonianza.

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Pubblicato il 19 Ottobre 2025

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