Cgil, Cisl e Uil contro la nuova tassa sulla sanità per i frontalieri: “Verificheremo la legittimità”
Le sigle confederali criticano aspramente la scelta del governo di introdurre il balzello per i cosiddetti vecchi frontalieri e chiedono un confronto: ""
Con l’approvazione della legge di bilancio 2024, Governo e Parlamento hanno introdotto una nuova tassa sul lavoro frontaliero verso la Svizzera nelle intenzioni, volta a finanziare un maggior salario ai lavoratori della Sanità nelle aree di confine.
Una tassa che – sottolineano i sindacati Cgil, Cisl e Uil – colpisce tutti i cittadini frontalieri che lavorano in Svizzera ante 16/7/2023. Un nuovo balzello a soli pochi mesi dall’entrata in vigore della legge 83 del 13/6/23 con la quale si concludeva, con un accordo tra le parti ed a seguito del recepimento del trattato internazionale tra i due paesi, una lunga discussione sull’imposizione fiscale dei frontalieri modificando strutturalmente, per i nuovi rapporti di lavoro, le regole fiscali in vigore fin dagli anni settanta.
A nulla sono valse le richieste di stralcio – fatte dai sindacati confederali, unitariamente ai sindacati svizzeri UNIA e OCST- fin dal mese di ottobre di un provvedimento che considerano «iniquo, ingiustificato ed intempestivo e, verosimilmente, illegittimo».
Iniquo perché basato sul presupposto sbagliato
I frontalieri sono contribuenti indiretti nazionali attraverso i ristorni fiscali pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera. Non può essere attribuita ai lavoratori la scelta della destinazione di quelle risorse, se alla fiscalità generale, se al sistema sanitario, se alle spese correnti o per investimento dei Comuni di frontiera.
Ingiustificato perché contraddittorio
I sindacati ritengono che sia in contraddizione con quanto lo stesso Ministero della Salute ha sempre sostenuto (e ribadito con apposita circolare agli assessorati regionali alla sanità del 8 marzo 2016), quale ragione stessa dell’erogazione della SSN ai frontalieri fiscali (dentro la fascia dei 20 km dal confine svizzero) che hanno optato per la sanità nazionale.
Intempestivo perché giunge a valle di un accordo fiscale appena convertito in legge
L’accordo tutela il lavoro frontaliero attraverso la clausola di salvaguardia sottoscritta con le parti sociali per tutti coloro che hanno stipulato un rapporto di lavoro tra il 31/12/18 ed il 16/7/23. Un accordo sottoscritto con il proposito di “non un euro in più ai (vecchi) frontalieri non un euro in meno ai Comuni”, immediatamente tradito.
Illegittimità del provvedimento
Secondo Cgil, Cisl e Uil sarebbe di dubbia legittimità perché si porrebbe in contrasto con il principio di universalità del sistema sanitario nazionale garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla propria condizione, nonché introdurrebbe un meccanismo di doppia imposizione proprio a valle di un trattato internazionale contro le doppie imposizioni sul modello adottato dai paesi OCSE.
Nella nota firmata da Giuseppe Augurusa della Cgil, Marco Contessa della Cisl e Pancrazio Raimondo della Uil si dice che il mancato confronto si è manifestato anche in occasione dell’accordo sul Telelavoro tra Italia e Svizzera che, confermando l’applicazione dei benefici fiscali solo nei casi del 25% del tempo lavorato, mentre per quanto concerne la protezione sociale siamo al 50%, si pone molto distante dalle esigenze di lavoratori ed imprese che invece chiedono un cambio di passo.
Infine, poco tranquillizzanti sono anche le indicazioni che dalle scorse ore giungono dai lavori della commissione finanze di Camera e Senato rispetto allo schema di decreto legislativo della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale: «L’ambiguità contenuta nel documento portato alla discussione della commissione, nell’obiettivo esplicitato di allargare la platea dei contribuenti IRPEF nella determinazione del reddito complessivo imponibile in relazione al luogo ed al tempo dove lo stesso viene generato, introduce il concetto di “frazione di giorno” ai fini della domiciliazione, della residenza e della conseguente tassazione. Una formulazione che appare ambigua e dagli effetti potenzialmente dirompenti sul lavoro transfrontaliero, per la quale chiediamo un chiarimento immediato» – sottolineano i tre segretari regionali lombardi.
I sindacati chideono di affrontare le tante questioni aperte sul lavoro dei frontalieri italiani ricollocando la discussione «nell’alveo corretto delle relazioni tra le parti, estremamente efficace nella lunga discussione sull’accordo fiscale, attraverso la convocazione immediata del tavolo interministeriale allo scopo costituito ed introdotto dalla legge 83/23».
In attesa di essere convocati Cgil, Cisl e Uil annunciano, infine, che avvieranno una verifica di legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 e convocheranno, ove possibile unitamente ai CSIR interessati, assemblee dei lavoratori frontalieri nelle aeree di confine onde informare compiutamente gli interessanti.
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