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A Maccagno il Tavolo per la Pace promuove un incontro con Vito Alfieri Fontana: testimone di disarmo

Al Punto di Incontro del borgo lacustre l'ingegnere Fontana racconterà la sua avvincente storia, quella di uomo che decise di smettere di produrre strumenti di morte per candidarsi a un ruolo di sminatore nell'ex Jugoslavia

generica

(A cura del Tavolo per la Pace Alto Verbano)

Venerdì 28 aprile alle ore 21:00 il Punto d’incontro di Maccagno si prepara ad ospitare Vito Alfieri Fontana che, insieme a Don Renato Sacco di Pax Christi, racconterà la sua storia. Ecco un’anteprima:

Avrebbe dovuto succedere al padre, e invece ha scelto di non farlo. Ogni scelta cambia il corso degli eventi, in alcuni casi il cambio è radicale forse anche in proporzione alla fatica dello scegliere e dell’implicazioni che ne seguono. È quello che è accaduto a Vito Alfieri Fontana.

Vito Alfieri Fontana è un ingegnere ed ex proprietario della Tecnovar, azienda pugliese specializzata nella progettazione e nella vendita di mine antiuomo. La Tecnovar di Bari era un’eccellenza italiana e le trappole di Vito Alfieri erano tra le migliori in commercio.

Negli anni novanta, questa azienda, si ritrovò al centro di una campagna di sensibilizzazione antibellica con l’intervento anche di don Tonino Bello. L’ ing. Fontana racconta che qualcuno cominciò a inviare scatole per calzature, ma contenevano una scarpa sola. Andò avanti per settimane. Una scatola, poi dieci, poi cento.

Erano pacchi senza mittente e senza francobolli, e il postino li consegnava lo stesso, anche se non era stata pagata la spedizione. Segno che perfino i portalettere «avevano compreso quello che noi, da dentro, non riuscivamo a capire».

In seguito a una profonda crisi esistenziale l’ingegner Fontana mise in discussione sé stesso, il suo lavoro e i rapporti con la sua famiglia. Era il 1993 quando capì l’impatto della sua produzione e iniziò un programma di ristrutturazione, allontanandosi dalle mine. La fabbrica non si poteva riconvertire.  Si assicurò che nessuno dei suoi dipendenti sarebbe rimasto senza le tutele di legge. E poi, nel 1997, chiuse la fabbrica. Ma non gli bastò smettere di produrre strumenti di morte si candidò a un ruolo da sminatore nell’ex Jugoslavia. Lo presero subito.

Nel frattempo aveva collaborato alla stesura della Convenzione di Ottawa (La Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione) che venne firmata nel 1997 da 133 paesi.

La violenza delle mine anti-uomo riguarda trasversalmente il concetto di guerra a tutte le latitudini, per cui la piccola vicenda privata di un industriale d’armi italiano finisce per assumere risonanze ampie e universali.

Questa è la storia, vera e dolente, narrata ne “Il successore”, che il giovane regista Mattia Epifani, trentenne leccese, porta nel 2015 sullo schermo raccontando un conflitto interiore che affligge molti: quello tra dovere e coscienza.

Questa è la storia che lo stesso Vito Alfieri Fontana ci racconterà venerdì 28 aprile a Maccagno alle 21.00 c/o al punto d’incontro in via Valsecchi 21 nel complesso dell’auditorium. Vi aspettiamo!

Pubblicato il 27 Aprile 2023
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