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Altri due arresti per le torture nei boschi dello spaccio in Valcuvia

Sono stati catturati a Sarno e a Milano nei giorni scorsi due giovani magrebini accusati di far parte della banda che lo scorso anno ridusse in fin di vita un connazionale nel corso di una dimostrazione di forza per il controllo del territorio. La vittima legata agli alberi e frustato per ore

Generico 17 Apr 2023

Il 4 giugno 2022 venne trovato nudo per strada con le braccia rotte, un orecchio tagliato e segni di torture reiterate per ore nel folto della boscaglia della Valcuvia dove un tempo si andava per funghi, ora si compra eroina nera da pochi euro a pezzo ma che piace così tanto che il controllo dei luoghi di spaccio è diventata questione di vita e di morte. Perché rende una montagna di soldi in una provincia ricca dove danaro, e lavoro per procurarsi i soldi – e quindi la droga – non manca. Per questo da tempo la magistratura di Varese sta indagando su questi accadimenti che preoccupano non poco gli amministratori locali, e di conseguenza hanno obbligato le istituzioni a rispondere.

Di pochi giorni fa è la notizia dell’arresto di due componenti della banda che torturò il ragazzo e che si sommano a quelli già finiti in manette in provincia di Pavia, inseguiti dai militari del reparto operativo di Luino in missione fuori provincia che si avventurarono sui coppi di un paesino della provincia della bassa per mettere le manette ai polsi dei sospettati in fuga. Du quel gruppo che le indagini hanno individuato come responsabili delle torture al 25enne marocchino per un soffio scampato alla morte, altri due componenti sono dunque finiti in manette.

Uno è stato arrestato dai carabinieri a Sarno, in provincia di Salerno, l’altro dalla polizia di Stato a Milano: il provvedimento, tecnicamente una custodia cautelare in carcere, è stato già convalidato dalle autorità giudiziarie competenti. La notizia si inquadra in un ampio contesto investigativo che su più fronti sta portando a sviluppi importanti rispetto alla lotta al narcotraffico nelle valli della provincia di Varese invase dallo smercio di droga e ben si abbina alle manette finite nel cuore della notte di domenica ai polsi del 29enne anch’esso marocchino fermato dopo un inseguimento con le auto di servizio dei carabinieri a Milano: l’uomo era destinatario di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto; destinatario invece di una misura di custodia cautelare in carcere anche il 24enne sempre nordafricano arrestato dai Cacciatori di Sardegna e di Sicilia dell’arma che lo hanno catturato dopo un breve tentativo di inseguimento nei boschi di Biviglione, ultima frazione di Luino prima della Svizzera.

Tornando alla notizia di partenza invece, i fatti contestati ai due finiti in manette la scorsa settimana avvennero ai primi di giugno dell’anno scorso nelle alture fra Duno e Arcumeggia e seguirono come si ricorderà la clamorosa sparatoria avvenuta nei boschi fra Laveno Mombello e Sangiano con 50 colpi esplosi in pieno giorno sempre fra bande rivali.

Alla base della tortura gli investigatori ritengono vi fosse la necessità quasi ancestrale delle bande rivali, provenienti da altre zone d’Italia e arrivate a colonizzare le valli del Varesotto, di voler dimostrare in modo estremamente violento la capacità di imporre il controllo del territorio. Non importa se con atti di estrema crudeltà. Oltre all’amputazione dell’orecchio, il giovane venne derubato, tenuto sotto tiro a lungo con armi da fuoco e poi legato come un trofeo di caccia per ore a dei tronchi d’albero, e frustato.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 24 Aprile 2023
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