Educare alla pace è educare a stare nel conflitto
"La pace non è assenza di conflitto - spiega il pedagogista Daniela Novara - La pace è tale se permette di mantenere la relazione anche nella divergenza"
Non bisogna confondere la pace con l’assenza del conflitto. Un equivoco che, secondo il pedagogista Daniele Novara fondatore del Cpp (centro psico pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti) è alla base di troppi approcci inadatti all’educazione alla pace che invece è davvero tale se riesce a mantenere una relazione costruttiva anche nella diversità, nella divergenza, o nel conflitto che non necessariamente deve sfociare in atti aggressivi o di guerra.
Vale tra i banchi di scuola e vale in politica.
“La pace è stata considerata antitetica rispetto al conflitto, e il conflitto visto come guerra, come devastazione, come combattimento armato” scrive Novara citando le principali definizioni da vocabolario e proponendo, per contro, di ripulire il concetto di pace da una serie di equivoci per per arrivare a una pace concreta e operativa da praticare sin da piccolissimi, consapevoli che il conflitto fa parte della relazione e, se ben gestito, non solo è compatibile con la pace, di più, costruisce pace.
“La pace è conflitto – afferma Novara – in quanto permette di mantenere la relazione anche nella divergenza – scrive Novara in un articolo articolato a questo link – La sfida dell’educazione alla pace sta proprio nel creare le condizioni affinché il rapporto possa alimentarsi non solo nella simpatia ma anche nella discordanza e nella diversità”.
La sfida è enorme ma imprescindibile all’interno di una società che diventa sempre più densa di complessità etniche e sociali, in cui i cambiamenti sono molto rapidi: in questo contesto “l’educazione alla pace è l’apprendimento di un’arte della convivenza più raffinata della semplice tolleranza, del semplice controllo della diversità – prosegue Novara – un’arte della convivenza che diventa un addestramento continuo, incessante, una vera e propria alfabetizzazione per acquisire la capacità di stare dentro il conflitto e la diversità come un momento di crescita, e non più come un fattore di paura o di minaccia”.
Un esercizio che inizia sin da piccolissimo e il primo ostacolo da affrontare è la difficoltà delle persone “nel decentrarsi, nel capire le ragioni altrui, nell’accettare la divergenza”.
La pace è una pratica e si impara nel conflitto, a partire dal decentrarsi per capire (non limitarsi a tollerare) le ragioni dell’altro e trovare soluzioni che le includano, senza paura.
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