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Cinque sketch con Renato Pozzetto che non avete mai visto

E che non vedrete mai perché non sono su una pellicola ma risalgono a quando l'attore, giovanissimo, scorrazzava per Gemonio con gli amici tra uno scherzo e l'altro

Renato Pozzetto e Enrico Ruggeri sul palco di Microcosmi 2015

Ci sono scene, ben precise, tratte dai film di Renato Pozzetto – oppure dai suoi spettacoli televisivi e teatrali – che sono fissate nella mente e nel cuore degli appassionati ma anche dei semplici spettatori, vista l’incredibile fama raggiunta dall’attore che oggi (14 luglio 2020) taglia il traguardo degli ottant’anni.

E poi ci sono scene che nessuno ha mai visto, perché non sono mai finite su una pellicola o su un palcoscenico, ma che sono servite a formare la vis comica di Renato e del suo compagno di avventura, Cochi Ponzoni. Anzi, sarebbe più corretto dire «scene che quasi nessuno ha mai visto» perché all’epoca, insieme a Cochi e Renato, c’era una banda di ragazzi cresciuti l’uno accanto all’altro, capaci di divertirsi con poco, nelle estati di un paese di provincia.

Tra di loro anche Annibale Rossi, uno degli amici di Gemonio di Cochi e Renato: Annibale abita a pochi metri sia dalle case dove hanno vissuto i due comici, entrambi milanesi sfollati in Valcuvia, sia dalla villa che per tanti anni è stata dei genitori di Pozzetto, Armando e Tina. Ed è proprio Annibale a snocciolare qualcuno di quegli episodi di sessant’anni fa – e più – che fecero ridere a crepapelle i protagonisti e che misero le basi a una carriera artistica con pochi eguali in Italia.

IL (FINTO) PREMIO PER LE VERZE PIÙ BELLE

Il Fioravanti aveva un bel campo dove coltivava diverse prelibatezze: tra queste, le preferite erano certe verze grosse e gustose di cui andava fiero tanto da parlarne spesso, troppo spesso, in pubblico. Automatico, alle sue spalle, scatta lo scherzo: «C’è un concorso indetto dalla Camera di Commercio – gli fanno sapere – I funzionari passeranno tra gli orti per giudicare le verdure più belle: l’importante è che i contadini piantino un bastone accanto ai ceppi migliori cosicché possano essere valutati». Il Fioravanti ci casca e così la macchina dello scherzo entra in funzione: le verze spariscono e il poveretto si infuria quando scopre il furto. Per consolarlo, Renato lo invita a un grande pranzo collettivo tra amici. E il Fioravanti quasi stramazza quando scopre che in un pentolone stanno cuocendo proprio le sue amate verze. Che, effettivamente, erano eccellenti…

Renato pozzetto scuole elementari
Anno scolastico 46/47 a Gemonio: Renato è il terzo da destra in prima fila

L’INCROCIO DELLE CORRIERE

Negli anni Cinquanta non c’era ancora la strada in salita che attualmente collega Gemonio ad Azzio, e così le vetture dovevano transitare dalle strette vie del paese. Il parco circolante comprendeva anche due corriere, una rossa e una verde, condotte con fatica e attenzione dagli autisti costretti a sfiorare ogni volta muri e balconi e a utilizzare dei cunei da piazzare sotto le ruote in caso di manovre difficili. Immaginatevi la loro faccia quando l’incrocio tra le due corriere avveniva nei pressi della piazza di Gemonio, accanto alla chiesa parrocchiale: in salita, con una curva a gomito, tra case e negozi. E proprio dietro a quella curva scattava la vigliaccata quando qualcuno, messo a fare il palo, segnalava l’arrivo del mezzo che saliva dalla stazione. Renato e soci si erano procurati, chissà dove, una tromba da segnalazione ferroviaria che azionavano quando la corriera si avvicinava alla svolta maledetta. L’autista, smoccolando e sudando, tentava la retromarcia convinto che dalla parte opposta stesse arrivando il collega e poi restava ad attendere inutilmente l’incrocio. Mentre al di là del muro, una banda di matti se la rideva a crepapelle per l’ennesimo scherzo ben riuscito. Uno di quelli che, a quanto pare, costò loro anche una pubblica sgridata dall’altare, durante la messa della domenica.

LA ZUCCA E IL PITALE

Tra i tanti scherzi architettati in quegli anni, ce ne fu uno riuscito a metà nel senso che centrò l’obiettivo di spaventare la malcapitata – la mamma di Cochi Ponzoni, nella circostanza – ma finì male per gli “assalitori”. Renato e soci, nella occasione, scavarono una zucca, la sollevarono su una pertica fino alla finestra della camera da letto della signora e misero un lumino all’interno. La donna, sentito il trambusto, aprì le imposte e si trovò davanti una sorta di mostro infuocato: spaventata reagì con la prima cosa che aveva sottomano. Un pitale. Pieno. Con il contenuto usato un po’ per smorzare la fiamma e un po’ per innaffiare chi, sotto le finestre, agitava la pertica con la zucca.

CON IL SEDERE IMPALLINATO

Percorrendo la statale che porta verso Laveno, tra Gemonio e Cittiglio, si costeggia per qualche decina di metri un parco di proprietà della famiglia Curti, che da qui iniziò una bella storia industriale nel settore del riso. In quel bel podere viveva allora un custode che andava fiero di certe pesche grosse, colorate e gustose. Frutti di cui si vantava e che ovviamente scatenavano il desiderio di essere mangiati. Ecco così che, all’imbrunire, scatta la spedizione – con Cochi e Renato nel gruppo – all’oscuro però di un fatto: il contadino “conosce i suoi polli” e tiene accanto un fucile caricato a sale per ogni evenienza. Il gruppetto scavalca la rete, si avvicina guardingo agli alberi ma a quel punto si sentono risuonare gli spari e… bruciare le chiappe. «Io non ero con loro – ricorda Annibale – ma la spedizione si concluse con poca gloria e con il sedere a mollo nei grandi catini che la mamma di Cochi aveva dovuto preparare in fretta e furia. Chissà se poi seppe quel che era davvero accaduto».

SIGNORA, COSA VENDE?

Qui siamo un po’ più avanti negli anni e Gemonio – con Laveno – è un buen retiro per Pozzetto che ama lasciare la città per andare a trovare genitori e amici. Quel giorno sta pranzando ai Martitt, con l’amico Giovanni, quando la tranquillità viene scossa da un rumoraccio di ferraglia: i due escono di casa e si trovano davanti un motocarro ribaltato, è quello della Marisa che ha un negozio in paese ma gira anche tra le case con la merce. Renato interviene, valuta la scena, apre lo sportello e chiede, serafico: «Buongiorno signora, che cosa vende?»

AUGURI RENAT80 Tutti gli articoli di VareseNews per gli ottant’anni di Renato Pozzetto

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it
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Pubblicato il 14 Luglio 2020
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