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«Restare e non partire, il futuro rimanga qui»

La Valtravaglia e Luinese alla vigilia della sfida per la sopravvivenza di un territorio, già immortale per il suo attaccamento culturale e per l’attenzione degli altri

La forza non ha nulla a che vedere col timbro delle parole, si misura non ad acuto, ma a contenuto. E allora capita di vederla, questa forza, in un imprenditore che parla sottovoce, sul piede di guerra perché gli svizzeri gli portano via manodopera specializzata e i cinesi accolgono a braccia aperte chi dei suoi colleghi viole fuggire: «”Hai visto, vado via”, mi dicono, tutti felici. «Vado in Cina». E io: bravo pirla, chissà come saranno contenti i tuoi figli».

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Valtravglia tra lago e montagna, la quarta tappa di \"territori in tour\" nel Luinese 4 di 20

Clemente Fontana è uno dei due soci della Fomar Stamp di Mesenzana che ha 75 anni e ne ha viste di ogni. La ricetta che dà è quella che pretendono da tempo gli artigiani varesini: più soldi in busta ai dipendenti per evitare la concorrenza ticinese: se uno pensa che dare 2.500 in busta a un operaio specializzato del Luinese, allora non si rende conto che questa non è una cifra elevata se confrontata coi bonifici di fine mese dei colleghi d’oltre frontiera, soprattutto alla luce di quello che viene realizzato qui: stampi per materie plastiche, per i quali il mercato richiede precisione al micron. E soprattutto restare, crederci.
Pillole di saggezza di un caldo venerdì di fine giugno fra le valli, nel territorio di mezzo che unisce Valcuvia a Valtravaglia, quella cerniera di piccole imprese, capannoni e campi con già le balle di fieno pronte per sfamare gli animali.

Sul sistema territoriale la sponda amministrativa cerca di farsi sentire. C’è in questa temperie la necessità di rassicurazioni: Ermes Colombaroli, nuovo sindaco di Potovaltravaglia ha tra le mani la patata bollente della Inca, azienda storica di cosmetici che ha chiesto il concordato preventivo in continuità: cosa sta succedendo? «Problemi di liquidità – spiega, affermando di aver per questo problema sentito l’azienda con cui ha contatti quotidiani – e speriamo che la situazione si sistemi rapidamente. Ne va della sicurezza economica di 150 operai e di una cinquantina di impiegati. Confidiamo nell’arrivo di un nuovo investitore». Sul piano sempre amministrativo una novità interessante sta nel fraseggio partito con le altre amministrazioni vicine – Castelveccana e Brezzo di Bedero – per un’ipotesi di fusione, che per i piccoli centri significa una sola cosa: soldi, magari da investire nel turismo.

La danza della pioggia per non far chiudere aziende e mantenere per lo meno l’esistente si traduce in una preghiera comune anche ad altri amministratori, come Marco Fazio, primo cittadino di Germignaga riconfermato di recente che è alle prese con una contrazione dell’attività manifatturiera nell’intera area leggermente bilanciata da un turismo che parla tedesco e ama questi luoghi. La storia infinita da queste parti che si chiama trasporti e collegamenti: «Tutti i sindaci parlano di questo tema, stiamo facendo il possibile per trovare una soluzione in ogni tavolo possibile per migliorare la fruibilità delle strade e per non far sparire i collegamenti ferroviari passeggeri».

Una nota davvero piacevole, fra le pieghe di questi ragionamenti sta nell’importanza rivestita dalla foce del Tresa dove arrivano anche da lontano per fotografare albe strepitose e il volo di un uccello che si chiama Corriere piccolo.
Anche Andrea Pellicini, sindaco di Luino che incontriamo fuori dal palazzo comunale immerso nelle incombenze cittadine racconta del primo ricordo che ha della sua città, che esiste solo nei suoi pensieri, perché i luoghi sono mutati: «Quel parcheggio polveroso oggi è diventato un parco e viene visitato da migliaia di persone l’anno. La città deve guardare avanti e siamo alla vigilia di una grande rivoluzione legata alla riqualificazione delle aree dismesse che sono certo ridaranno grande impulso anche al turismo, che sia pur tardivamente sta fiorendo sulle sponde del nostro lago».

Quello che invece le associazioni hanno capito da tempo – e per questo stanno attendendo un passo avanti della politica – sta nella messa a regime delle strutture che già ci sono nel panorama dell’offerta culturale del lago: nei giorni scorsi abbiamo guardato i pesci del torrente Giona che si vedono grazie all’avveniristica architettura predisposta all’interno del Civico museo Parisi Valle a Maccagno, e la brezza ha fatto da contraltare al sole sulla terrazza del Verbania. Federico Crimi, storico locale pensa che il terzo anello della crescita culturale sia rappresento dalla Colonia elioterapica di Germignaga, che fa il paio con un altro monomero di rara bellezza rappresentato dalla Collegiata di Brezzo di Bedero, gioiello a pianta basilicale con tre navate che terminano con tre absidi e rispetta i canoni dello stile romanico con un campanile risalente alla fine del Cinquecento e inizio Seicento.

Qui abbiamo incontrato Maurizio Isabella, operatore culturale che racconta di musica diparte e cori, «e sarebbe splendido vedere presto rimessa a nuovo e ben fruibile anche gli edifici adiacenti per realizzare punti di ritrovo ritagliati sulle esigenze del territorio».
Uno dei fiori all’occhiello, una scoperta non per il nome ben conosciuto, ma per i risultati che potremmo definire a cavallo tra il sociale e il culturale è Asilo Mariuccia.

Bruno Campagnani, educatore e responsabile della struttura spiega un mutamento decisivo. Sul piano dei servizi offerti da questa struttura che accoglie e si prende cura delle persone in difficoltà esiste un cambiamento dettato dai flussi migratori, dalle problematiche umanitarie che partivano da Valona prima, da Marrakech, poi, dal Cairo o da Tripoli oggi.
Ma il vero scatto sta nella soluzione adottata per far diventare chi è bisognoso non più un soggetto “debole”, ma padrone del suo futuro. Così scopriamo che l’inserimento lavorativo nei progetti di Asilo Mariuccia per formare agricoltori e florovivaisti permette a questi ragazzi dell’Est o del Nord Africa di inserirsi nel mondo del lavoro nel 98% dei casi. Novantotto per cento, in moltissimi casi persone che trovano lavoro in loco e che dopo un percorso di inserimento lavorativo oggi vivono a Brezzo di Bedero, Porto Valtravaglia, Castelveccana o che li si ritrova al Boschetto di Germignaga per prendersi cura di piante e siepi.
Una fabbrica di cittadini.

Lasciata la Valtravaglia e facendo l’ingresso in Valcuvia chiudiamo il cerchio con Villa della Porta Bozzolo. Cos’è? «È lo spirito della Valle». Lo spiega Simona Gasparini, custode di quoto luogo patrimonio Fai: “La Villa è diventato un connettore del territorio, un luogo di incontro della valle e della promozione della cultura. Un posto meraviglioso poco conosciuto e di mezzo perché allaccia l’area di confine alla Svizzera”.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 21 Giugno 2019
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