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Frasi offensive su Facebook, chiesti 800mila euro di danni

Il tribunale di Verbania ha condannato a nove mesi un pittore che aveva fatto pesanti allusioni sessuali contro uno psicologo angerese. In ballo c'è però anche la causa civile

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Arrabbiato con lo psicologo, lo ha ricoperto di insulti, cercando di danneggiarlo anche agli occhi di altre persone. Succede nello spazio  “virtuale” (si fa per dire)  di Facebook ma ora la controversia ha avuto esito giudiziario nelle aule del tribunale di Verbania.

A chiedere i danni è Nicola Crozzoletti, uno psicologo della sponda varesina (di Angera, per la precisione), mentre a difendersi dalle accuse è un pittore di Stresa. Lo psicologo chiede che il pittore lo risarcisca del danno derivato dalle frasi pubblicate su Facebook, lesive dell’immagine nella sua attività lavorativa.

La vicenda inizia nella primavera 2015, quando il pittore si presenta per una visita dallo psicologo alla clinica La Quiete: Crozzoletti lo ha indirizzato poi a un’altra collega. Insoddisfatto per la visita, il pittore ha iniziato a prendersela con lo psicologo angerese, usando in particolare i social network. «Sul suo profilo ha postato post diffamanti a sfondo pornografico. Prima ha iniziato a contattare persone dalla mia pagina facebook, chiedendo “l’amicizia” anche a titolari di poliambulatori con cui collaboro. Poi il 2 settembre ha postato di insulti contro di me. I post sono rimasti visibili 19 giorni, prima della rimozione».

Dopo aver cercato di ottenere la rimozione delle frasi offensive, Crozzoletti – assistito dall’avvocato Antonio Ruggero di Varese – si è rivolto alla Polizia Postale di Varese per diffamazione aggravata a sfondo sessuale: la vicenda è stata poi trasmessa alla Procura di Verbania. «Mi ha anche danneggiato pesantemente nella professione, facendomi perdere anche un contratto universitario internazionale» conclude lo psicologo.

In sede penale il pittore troppo loquace è stato condannato a 9 mesi, come riporta NovaraOggi, con una provisionale di 25mila euro. Resta da definire l’esito in civile. La richiesta di risarcimento «per danni morali, degradazione professionale» è in totale di 800mila euro. Una vicenda che ricorda le responsabilità personali nell’uso dei social network e che segnala anche i problemi con cui i professionisti hanno a che fare, nella tutela del proprio lavoro.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 13 Giugno 2017
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