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Dal Lago Maggiore al Mediterraneo, la musica di Flutur stupisce i giudici di Greece’s got Talent

L'Odissea di Alessio, partito con in tasca poche decine di euro per esibirsi nelle strade della Grecia: un viaggio di otto giorni durato cinque mesi. Mentre suonava la chitarra e il rav è stato ripreso dai passanti e poi contattato dalla televisione greca per partecipare al talent, ottenendo quattro sì

Flutur - Alessio Cazzaniga -

Quando è partito per suonare in Grecia certamente non si aspettava di esibirsi in uno dei più importanti show della televisione ellenica. Ma invece, con la sua musica, ha saputo stupire i giudici del programma Ellada Eheis Talento, la versione greca del format Got Talent.

Quella di Flutur, questo il nome d’arte di Alessio Cazzaniga, è stata una vera e propria Odissea, a partire dall’ambientazione mediterranea di quest’incredibile storia, a cui manca ancora l’ultimo capitolo: dopo la sua esibizione i giudici gli hanno infatti detto “4 Ναί“, ovvero “4 Sì”, responso valido, ma senza garanzia, per l’accesso alla fase successiva del programma.

Trentaquattrenne cresciuto tra Dormelletto, Sesto Calende e Taino, Alessio è partito nell’estate 2021 alla ricerca di quella che lui chiama “un’emancipazione dal passato”, naturalmente sotto la stella polare della musica, insegnatagli dalla nonna.

«Avevo il cuore gonfio, venivo da un periodo intenso: non trovavo spazio per la musica» racconta Flutur, che un giorno senza pensarci troppo ha deciso di prendere i propri strumenti, la chitarra, il rav – percussione di metallo della famiglia degli idiofoni – e una valigia per solo otto giorni.

Il viaggio però durerà molto di più, ben cinque mesi: «Mio nonno è greco, di Rodi, sentivo che c’era qualcosa che mi chiamava. Sono partito dall’Italia praticamente senza soldi a inizio luglio per poi tornare verso la fine di novembre. Sono sbarcato Astypalea, una delle isole del Dodecaneso, con circa 30 euro e senza il biglietto per il ritorno».

Nonostante un passato in diverse band e un percorso da polistrumentista – dal pianoforte alla batteria – per Alessio quella in Grecia rappresentava la prima esperienza da musicista di strada.

«Un’esperienza che mai avrei potuto immaginare. Ho collezionato tanti momenti unici: nell’ignoto è possibile conoscere nuove versioni di noi stessi». E così è stato, come Orfeo con la sua lira, partendo dai bordi delle strade Flutur  ha toccato i cuori delle persone attraverso le note e lungo ai marciapiedi c’era chi piangeva e chi poneva i fiori nella custodia della chitarra, oltre alla polizia.

Tra gli spettatori, naturalmente, anche chi ha ripreso le esibizioni con lo smartphone. Tra i telefonini delle isole greche inizia dunque a circolare la musica di Flutur, notata e apprezzata anche da persone che trovano la sua storia perfetta per il talent show.

«Un giorno mi trovavo in ostello dopo esser stato derubato – ricorda Flutur – Avevo perso tutto, soldi, cellulare, carte, ne stavo parlando in ostello con Alexandra, la concierge. Lei, interessatasi alla mia musica e alla mia storia, scrive alla produzione di Ellada Eheis Talento». Nel giro di pochi giorni Alessio viene preso e a ottobre registra la puntata delle selezioni, che si rivela un successo con l’en plein: quattro sì.

«La puntata ancora non è stata trasmessa, ad oggi so solo questo, vedremo in futuro» ci spiega Flutur, a cui chiediamo anche il significato di questo originale nome d’arte: «È una parola che in albanese e in rumeno significa farfalla. A livello fonetico mi sembrava una parola perfetta, simile a a flow, fleur, parole che in inglese e in francese indicano lo scorrere. Mi è sempre piaciuta l’idea della farfalla. Me ne sono anche tatuata una sulla schiena ma ancora non sapevo davvero il perché. La farfalla è un animale leggero, molto colorato, entra nella vita delle persone anche solo per un istante e con il suo battito d’ali può anche scatenare un uragano, magari dall’altra parte del mondo. La farfalla però è anche un insetto solo, o almeno così pensavo, in realtà ha dei partner».

Un animale fragile? Un animale “sensibile” (e infatti era il preferito anche di un certo Vladimir Nabokov): «Essere sensibili non significa essere fragili, essere sensibili significa percepire molto di più, proprio come uno strumento. E questo è un dono».

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Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com
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Pubblicato il 28 Febbraio 2022
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