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Giornata della memoria: medaglie d’onore in ricordo di tre ex deportati

Marchionini: "Con il venir meno dei testimoni è importante che le vicende dei vostri cari siano conosciute”

“A papà ruppero il setto nasale perché s’era avvicinato al secchio con le bucce di patate per raschiare la polpa, in un’altra occasione gli hanno strappato un’unghia del piede, è tornato dalla prigionia che pesava 35 chili”, racconta Rita, figlia di Pietro Damnotti, al termine della cerimonia di consegna delle Medaglie d’onore della Presidenza della Repubblica in Prefettura a Verbania.

A risvegliarle la memoria il ricordo dello zio, Giuseppe, del vicepresidente della Provincia Rino Porini: “Non fece in tempo a scappare in montagna e unirsi ai partigiani come mio padre, si salvò perché era un bravissimo meccanico. Mi raccontava che lui, e i compagni di prigionia, per attenuare la fame raschiavano la polpa delle patate rimaste attaccate alla buccia”. “Il nonno – completa il racconto della madre il nipote, Fabrizio Borsanti – fu catturato in Albania dai tedeschi il 10 settembre 1943. Gli posero la fatidica domanda: vuoi combattere a fianco dei tedeschi? Lui, al pari di altri 600 mila italiani, rispose di no e finì prima a Sambostel poi a Fallingborserl, vicino ad Hannover dove rimase fino al 24 aprile 1945 quando arrivarono gli inglesi a liberarlo”.

Della prigionia del padre, Donvilio Fontana, internato a Teschen Stalag dall’8 settembre 1943 al 1 settembre 1945, la figlia Manuela ha saputo solo dopo la morte dei genitori: “Ho trovato tre lettere scritte da papà a mamma dalla prigionia nelle quali raccontava quel che gli consentivano: che coltivava i campi, che gli davano da mangiare. Non ero del tutto all’oscuro, spesso papà aveva gli incubi, mamma raccontava ch’era stato in prigionia durante la guerra senza aggiungere altro. Per questo, dopo la scoperta delle lettere, mi sono impegnata per fargli avere la Medaglia d’onore”.

Anche Giovanni Manzoni è stato arrestato l’8 settembre 1943 e deportato in Germania, è riuscito a fuggire con un compagno di prigionia il 1 maggio 1945. A ritirare la Medaglia d’onore in sua memoria è stata la figlia, Maria Santina.

È stata il sindaco di Verbania, Silvia Marchionni, ad invitare i famigliari degli insigniti a ricordare brevemente ai cronisti presenti la prigionia dei padri e del nonno: “È importante, con il progressivo venir meno dei testimoni diretti, che le vicende dei vostri cari siano conosciute. È un peccato che quest’anno, a causa del persistere della pandemia, non possano essere coinvolte le scolaresche”.

Ad aprire la cerimonia era stato il prefetto, Angelo Sidoti, che poi ha consegnato le medaglie in memoria di Damnotti e Fontana con Marchionini, di Manzoni col sindaco di Cossogno Doriano Camossi.

“Potremo mai noi perdonare?” La memoria rivive nei diari ritrovati

 

Pubblicato il 28 Gennaio 2021
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