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Mostre, incontri e musica, in tanti per il Festival della Meraviglia di Laveno

Soddisfatti gli organizzatori che lo scorso fine settimana hanno portato la prima edizione del festival. "Il prossimo anno sarà probabilmente qualcosa di più piccolo, qualcosa che preparerà la prossima edizione in piena regola nel 2025". Intanto le mostre continuano

Il Festival della Maraviglia a Laveno Mombello

Il Festival della Meraviglia, inaugurato venerdì 12 maggio e che ha visto Laveno Mombello animarsi di una ricca rassegna di eventi tra il 13 e il 14 maggio, continua fino al 28 maggio con la Wunderkammer di Michele De Lucchi visitabile presso la Villa De Angeli Frua e mostre al Museo Internazionale del Design della Ceramica e al Museum of Anthropocene Technology.

Conferenze, concerti, incontri: 25 eventi in totale già svolti con 1111 posti per i visitatori, per dare vita a una narrazione corale dello stupore e della capacità di meravigliarsi come bisogno esistenziale. «Abbiamo puntato sulla qualità piuttosto che sulla quantità» spiega Frank Raes, direttore del Festival, «sembra che abbiamo avuto un pubblico piuttosto fedele, con persone che sono tornate nei diversi giorni del fine settimana per partecipare a uno o più eventi. Molti degli eventi sono stati sold out e stimiamo che, alla fine, un totale di circa 400 partecipanti siano passati da Laveno. Non male per una prima edizione di un festival che offre principalmente talk di carattere filosofico, artistico e scientifico».

Il Festival è organizzato dall’Associazione di Promozione Culturale CASANOVA, in collaborazione con il Comune di Laveno Mombello e il Liceo V. Sereni di Laveno. La sua credibilità si basa inoltre su una collaborazione con il Joint Research Centre della Commissione Europea e l’Università dell’Insubria. «Momenti salienti sono stati l’apertura della Wunderkammer di Michele De Lucchi e la presenza di Piergiorgio Odifreddi, ma non solo!», continua Raes. Uno dei valori del Festival è stato anche il tempo dilatato dedicato agli incontri “a tu per tu” con i professionisti. L’archistar De Lucchi si è preso tutto il suo tempo per parlare delle centinaia di oggetti selezionati dal suo studio, dal suo archivio e da quello dell’azienda Alessi e ha spiegato le motivazioni più profonde che guidano la sua creatività. Il matematico più famoso d’Italia ha riservato quattro ore al rispondere alle domande del pubblico, parlando di aneddoti personali e della sua ammirazione per la matematica. Con un stile simile, a ruota libera, l’artista più sfuggente di Laveno, Corrado Roi (disegnatore di Dylan Dog), ha intrattenuto il pubblico spiegando le difficoltà e i piaceri di creare meraviglia su carta. Ma anche i giovani talenti locali hanno avuto modo di parlare delle loro passioni: la diciannovenne Francesca Greco ha parlato di come meraviglia e filosofia vengono insegnate e trasmesse a scuola, la giovane ricercatrice Marta Pizzolante di ciò che accade nel nostro cervello quando guardiamo un’opera d’arte, la sportiva olimpica Gemma Galli della bellezza del nuoto sincronizzato. L’attivista Giovanni Ludovico Montagnani ha raccontato che in un momento estremamente difficile nella sua vita personale ha visto ancora più chiaro i pericoli che il cambiamenti climatici ci stanno portando e che l’attivismo serve a far ricordare ai politici e le grande imprese le loro responsabilità, mostrando che un cambiamento è possibile.

Alice Gomiero, giovane curatrice, e Giuliana Iannaccaro hanno introdotto molti degli eventi e hanno fornito la loro interpretazione dello scopo del Festival (che è anche l’espressione che figura come sottotitolo dell’iniziativa): passeggiare tra poesie e pensieri del possibile. «Tutti abbiamo vissuto un momento di meraviglia, un momento di felicità forse», aggiunge Raes, «Il fil rouge del Festival è stato il chiedere a tutti i relatori e agli artisti di parlare del ruolo della meraviglia nella loro vita. Questo ha trasformato ciascuno degli eventi in qualcosa di molto personale e umano, che è ciò a cui il pubblico si connette».

I due concerti “Oltre I Confini” con il Trio Calicantus e “Antropocene” del Trio Paliaga, hanno dimostrato come la musica possa arrivare immediatamente al cuore e allo “stomaco” delle persone. Naturalmente anche alcune sorprese inaspettate e non programmate sono emerse da molti degli eventi, la continua attualità della filosofia antica greca, per esempio. Mario Iodice, nel suo discorso di apertura del Festival ha ricordato che per i greci meraviglia significava stupore per il bello così come per il brutto, entrambi parti essenziali del mondo. Nello spettacolo “Feeling Science”, le scienziate del JRC hanno ricordato il mito del Minotauro nel Palazzo di Cnosso per spiegare il ruolo delle strutture di potere nei nostri tempi. «Che si possa ancora tornare indietro nel tempo per imparare ad affrontare al meglio il futuro, è quello che mi ha ricordato il Festival. Ma in molti eventi si è anche parlato di nuove tecnologie e intelligenza artificiale. Era in corso una battaglia tra i antichi greci contro i robot. Questo è stato fantastico dal momento che non abbiamo istituito il Festival per guardare alla meraviglia per il gusto della meraviglia, ma per prendere la meraviglia come l’inizio del pensiero critico ed esplorare nuovi modi per affrontare i nostri problemi collettivi».

Il futuro del Festival? «Sarebbe un peccato lasciarlo così, come un unicum. Questa prima edizione ha dimostrato che si può fare e che c’è pubblico per un programma sofisticato e impegnativo. Oltre all’inaugurazione di tre mostre, il Festival ha inaugurato la sala delle Officine dell’Acqua, l’unica sala coperta di Laveno con una capienza di 100 persone, e per la prima volta ha utilizzato il Giardino di Villa Frua per le conferenze, dove i relatori si sono lasciati ispirare dalla magnifica vista del lago e delle montagne, per ispirare a sua volta, il pubblico. Credo che abbia funzionato. Rispetto al futuro del festival, ho un amico che ha organizzato la seconda edizione di un evento 39 anni dopo la prima. Non saremo così estremi! Ma ci sono sfide per farlo ogni anno. Nelle ultime settimane della sua organizzazione, il Festival ha ricevuto molto aiuto soprattutto dai giovani, dagli studenti del Liceo locale, dal Consiglio Comunale dei Giovani e da enti fortemente radicati nel territorio come Legambiente. È diventato chiaro però che in una città di provincia come Laveno Mombello non ci sono le risorse umane e finanziarie che ci sono ad esempio in città più grandi. Quindi il prossimo anno sarà probabilmente qualcosa di più piccolo, qualcosa che preparerà la prossima edizione in piena regola nel 2025».

Pubblicato il 19 Maggio 2023
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