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Fabio Tortosa (Cri di Luino): l’esempio è fondamentale per i giovani

Continua il "quaderno di viaggio" della Croce Rossa di Luino e Valli con le testimonianze dei volontari e delle loro storie, a cura di Patrizia Martino

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Continua il “quaderno di viaggio” della Croce Rossa di Luino e Valli con le testimonianze dei volontari e delle loro storie, a cura di Patrizia Martino. Fabio Tortosa è il protagonista di questo pezzetto di vita in uniforme CRI da condividere e da raccontare. «Il nostro obiettivo è raccogliere le testimonianze di alcuni nostri volontari, in rappresentanza della nostra associazione locale, e condividerle con coloro che desiderano capire cosa sta dietro ad una scelta di vita che molte donne e uomini di qualsiasi età ad un certo punto fanno. È anche un modo per celebrare la loro grande umanità». Commenta Pierfrancesco Buchi, presidente della Croce Rossa di Luino e Valli.

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Ci sono esperienze che modellano dentro e conferiscono forma all’anima, tale da ispirare tutta la vita e le scelte conseguenti. È stato così per Fabio Tortosa, responsabile dell’obiettivo strategico innovazione, sviluppo e volontariato del Comitato CRI di Luino e valli; area dinamica e innovativa, supporto organizzativo per il Comitato e per le altre aree operative.

L’area si occupa di gestire l’ufficio soci, l’organizzazione interna, la comunicazione nonché di innovazione e sviluppo attraverso progetti, partenariati, condivisioni nel quadro delle prerogative del terzo settore. Ci incontriamo verso sera, prima di cena. Malgrado la lunga giornata lavorativa, Fabio è pieno di energia, contento di dedicare del tempo per raccontare la sua esperienza in Cri e l’entusiasmo si alimenta da sé man mano che i ricordi affiorano alla mente.

UN IMPEGNO PRESO IN TENERA ETÀ

Il piacere dell’impegno lui l’ha appreso fin da piccolo ed è stato sempre costante, accettando sempre con la massima disponibilità di impegnarsi in vari settori. Con la preside Bettenzoli, sostenitrice dell’innovazione nella scuola, quando frequentava l’istituto superiore a Varese, è stato rappresentante del Consiglio di Istituto per 3 anni e per un breve periodo ha fatto parte del Consiglio Scolastico provinciale. Ha ricoperto il ruolo di dirigente nell’ambito sportivo fino all’ingresso in Croce Rossa dividendosi tra i numerosi incarichi di volontariato, la famiglia e la banca in cui lavora da sempre.

Il racconto prende le mosse da un aspetto che viene evidenziato in tutto il percorso della sua esperienza di volontario: l’importanza di figure di riferimento che possano con il loro esempio diventare modello per orientare i giovani. Nato a Milano, cresciuto a Varese, ricorda i suoi primi anni di vita sociale nell’oratorio della sua parrocchia, dove ha imparato che l’importante è dare luce al pezzettino di mondo in cui siamo chiamati a vivere.

«La vita in oratorio è stata il trampolino di lancio – racconta –  per provare l’ebbrezza del piacere di tuffarsi verso la vita che è fuori e che chiede il tuo impegno». È lì che ha incontrato i suoi primi eroi. Vivido è il ricordo della scatola di libriccini, riposta sul sedile del confessionale della chiesa, in cui veniva raccontata la vita di personaggi che hanno rappresentato un modello carico di valori umanitari, che hanno forgiato la sua personalità: l’Abbè Pierre, fondatore della comunità di Emmaus, John Fitzgerald Kennedy, Raoul Follereau, Martin Luther King, Robert Baden Powell, don Giovanni Bosco.

«Più che leggerli – dice – “li bevevo”, nelle calde ore di canicola estiva». L’esempio della dedizione che hanno testimoniato nella loro vita, gli ha fatto provare cosa significa il piacere di impegnarsi, il senso di responsabilità, il contributo che possiamo dare nella costruzione del mondo, iniziando dal nostro microcosmo. Un’altra figura di rilievo, che lo ha illuminato è stata quella di Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, nato a Breslavia nel 1906 e morto nel campo di concentramento di Flossenburg, nel 1945. Ciò che lo ha maggiormente colpito di questo martire, è contenuto in un testo “Vita comune” dove il vivere in comunità, viene affrontato con riflessioni ed esperienze pratiche, valevoli indipendentemente che vengano sperimentate da persone religiose o meno e dove la responsabilità individuale nei confronti della comunità assume un ruolo fondamentale.

L’INGRESSO IN CROCE ROSSA

L’ingresso in CRI avviene iscrivendosi al corso di formazione organizzato a Gavirate nel 1987 per trasferirsi poi a Varese. Fa parte dei volontari di soccorso, entra come addetto della segreteria e sviluppa una competenza riguardo ai regolamenti e alla loro interpretazione. Le prime esperienze sono state memorabili ed emozionanti, come l’adunata dei giovani di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa di tutto il mondo a Castiglione delle Stiviere nel 1989, o i servizi estivi in collaborazione con altri comitati come quelli a Castiglione di Ravello in costiera Amalfitana.

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I RICORDI

Ricorda gli anni in cui nascevano tanti nuovi Comitati e delegazioni della Croce Rossa con la moltiplicazione di volontari. Lo sviluppo era supportato da un clima propulsivo che veniva svolto a livello regionale e nazionale. Varese era l’epicentro di un’intensa attività e proposte che preludevano un cambiamento; in questo clima fa parte del team a supporto dell’ispettorato regionale volontari del soccorso (che aveva sede a Varese) e partecipa attivamente a numerose attività operative e organizzative. Una per tutte l’esercitazione di protezione civile di emergenza di carattere regionale svoltasi dall’8 al 10 dicembre 1988 al Sacro Monte di Varese con campo base in riva al lago, in località Schiranna: una simulazione per testare le capacità operative delle colonne provinciali. Fabio fa parte del team logistico per gestire l’accoglienza e i turni. Un esperimento che avrebbe portato negli anni successivi a comprendere quali strutture tecniche e organizzative necessitavano per poi vederle applicate nelle numerose calamità che da lì in poi colpirono il paese. Nel 1990 è impegnato in Valceresio, dove viene istituita una nuova delegazione sotto la guida mentore di Giorgio Tacchi che fu economo del Sanatorio CRI di Cuasso al Monte per poi, dopo lo scorporo dalla CRI e l’istituzione dell’ente ospedaliero, diventarne direttore amministrativo fino al 1987. Dal 1991 al 1999 è ispettore dei volontari Cri in Valceresio, con un ampio ventaglio di impegni da realizzare a livello organizzativo. Nel 1999 viene nominato ispettore provinciale dei volontari di soccorso. Sono quelli anni particolari, esuberanti di proposte che portano successivamente a un cambiamento fondamentale che favorisce la crescita della CRI, con l’arrivo nel 2002 e nel 2005 di importanti modifiche statutarie; con l’unificazione delle componenti volontarie in un unico regolamento e un’unica uniforme. Alcuni fanno fatica a restare al passo con i cambiamenti e li percepiscono come possibile perdita di autonomia. Con il D.L. 178 del 2012, la Croce Rossa Italiana diventa una Associazione con veste giuridica di diritto privato, un cambiamento fondamentale per la gestione, non più sottoposta alle norme di un Ente Pubblico.

La Croce Rossa vuole spingere il rinnovamento e organizza nel 2013 a Bologna un convegno nazionale denominato “Jump” diviso in workshop, in cui si sperimentavano nuovi approcci, si introducevano nuove idee e strategie: una nuova sfida, un bel salto in avanti. E’ in quella circostanza che incontra il presidente del Comitato di Luino, trovando da subito intesa.

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IL RITORNO IN VALCERESIO

Torna a operare in Valceresio ma su invito del presidente del Comitato di LuinoPierfrancesco Buchi, per tutti “Pier”, presta la sua competenza nel Comitato di Luino come cerimoniere in occasione del trentennale e successivamente, trasferitosi nel frattempo al Comitato di Luino nel 2017, è nominato ed è tuttora responsabile dell’area 6, oggi rinominata obiettivo strategico. Sono gli anni in cui si porta a compimento un ulteriore sviluppo nell’organizzazione sociale delle associazioni con la Riforma del terzo settore (L106 del 6 giugno 2016 e D.L.117 /2017 e Dl 40 del 6 marzo 2017).
«Era tutto da costruire, ancora una volta  – ricorda con entusiasmo e aggiunge – si era tutti gravidi di idee». Da qui è partita l’attuale organizzazione dell’area. Grazie al coinvolgimento di una decina di collaboratori specializzati, ai quali rivolge un profondo ringraziamento, il lavoro di questi cinque anni ha raggiunto alcuni obiettivi tra cui l’elaborazione di progetti che hanno consentito il cofinanziamento da parte di enti filantropici, il potenziamento della comunicazione attraverso i nuovi canali social-media sia esterni che interni, l’incremento della campagna per la raccolta fondi 5×1000, il riordino digitalizzato dell’archivio soci, del sistema di rilevamento presenze e dell’organigramma, un contributo verso le strategie finanziarie legate al bilancio e alla convenzione AREU/118, l’avvio del servizio civile.

CREARE LE CONDIZIONE AFFINCHÉ LE COSE ACCADANO

Alcuni progetti sono tuttora in corso o nel cassetto pronti ad essere sviluppati, due su tutti: il desiderio di garantire ai volontari un supporto strutturato e continuo che tenga alta la motivazione e faciliti l’iscrizione di nuovi d’intesa con le altre aree operative e il coinvolgimento e la formazione di più volontari per le attività amministrative e gestionali. Con la sua storia ci insegna che se si vuole crescere bisogna essere pronti al cambiamento. Sempre.
«Occorre creare le condizioni per cui le cose succedano – dice sorridendo- e bisogna sempre pensare guardando avanti, facilitando da subito chi ci darà il cambio».
Il messaggio che affiora da questa riflessione, in poche parole, è che occorre avere grandi ideali, ma anche la capacità di mantenere l’umiltà. È forse questo che gli permette di tenere sempre vivo il suo entusiasmo nella sua piena, intensa e incorruttibile freschezza.

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Pubblicato il 22 Agosto 2022
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