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Gli oliveti del Verbano: oltre mille alberi per una piccola, bella realtà

Gli olivicoltori del Lago protagonisti di un convegno promosso da Slow Food

Gli oliveti del Verbano: oltre mille alberi per una piccola, bella realtà Gli olivicoltori del Lago protagonisti di un convegno promosso da Slow Food

VERBANIA – Tutto è cominciato, ma meglio sarebbe dire ricominciato, nel 1993 a Cavandone, quando Angelo Sommaruga, folgorato da quanto letto su un libro del '600, decise di piantare un centinaio di olivi sul terreno che si apre al di sotto della parrocchiale. Oggi l'olivicoltura nel Verbano può contare su oltre mille alberi, una piccola realtà ancora in crescita che ben promette per il futuro, tant'è che i piccoli produttori del lago Maggiore, saranno protagonisti assieme ai colleghi dei laghi di Lugano, Como e Varese di un convegno promosso da Slow Food a Rancate (Va), che il 26 maggio farà il punto sulla coltivazione dell'olivo nell'Insubria.
Una storia che parte da lontano, come spiega lo stesso Sommaruga: «Esistono documenti precedenti al '600 che parlano di olivi al Montorfano o anche a Massino Visconti, poi c'è il libro del 1603 di fra Palo da Moriggia, un pallanzotto, che parla di un colle alle spalle di Madonna di Campagna ricolmo di viti, lauri e olivi. Cento anni dopo però finì tutto, nel corso del '700 c'è stata quella che viene ricordata come "piccola glaciazione" con tre gelate storiche a inizio, alla metà e alla fine del secolo. Gli olivi hanno patito ed evidentemente la gente s'è dimenticata dell'olivicoltura». Ma è proprio leggendo quel libro ripubblicato in copia anastatica da Alberti editore, che Sommaruga trecento anni dopo l'estinzione, reintroduce la coltivazione dell'olivo sulle sponde del Maggiore; qualche anno dopo, grazie a un progetto della Provincia, si sono formati altri olivicoltori, una decina, ed oggi esiste anche un'associazione che li riunisce l’Associazione Produttori Olivicoli del Verbano Cusio Ossola. Esistono così piccoli oliveti anche ad Arona, Lesa, sul Mottarone, e in bassa Ossola.
«E' comunque una piccola produzione – precisa Sommaruga – per la quale non possiamo parlare neppure di prodotto di nicchia, ma è un olio di alta qualità derivato dalla raccolta manuale delle olive al tempo giusto di maturazione. Ma il vero valore aggiunto – prosegue il coltivatore – è il recupero dei terreni abbandonati, in questo senso l'incremento dell'olivicoltura sul Verbano ha un suo perchè». Come per tutti i prodotti della terra, la produzione varia sia qualitativamente sia quantitativamente da anno ad anno, ad esempio il 2017 è stata un'annata scarsa ma di ottima qualità, quest'anno ci si attendono quantità superiori «ma nulla si può ancora dire – aggiunge Sommaruga – vedremo come andrà avanti la fioritura». In quanto alle caratteristiche organolettiche, normalmente per l'olio del Verbano si parla di un prodotto dal sapore fruttato e un po' piccante con un tenue sentore di "gambo di carciofo" che gli conferisce una lieve nota amara.     

Informazioni sul convegno all'indirizzo: https://www.slowfoodvarese.it/2018/05/26-maggio-2018-convegno-storie-di-olivicoltori-e-frantoiani-rancate-canton-ticino/ 

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Pubblicato il 20 Maggio 2018
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