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Capriolo sgozzato a Trarego, animalisti presentano esposto alla Procura della Repubblica

L'inizaitiva è del Comitato Nazionale Ufficio Garante Diritti degli Animali

Capriolo sgozzato a Trarego, animalisti presentano esposto alla Procura della Repubblica L’inizaitiva è del Comitato Nazionale Ufficio Garante Diritti degli Animali

TRAREGO V. – Il fatto risale alla fine di maggio scorso: alcuni tedeschi avvisano il numero d’emergenza per un capriolo ferito caduto in una scarpata; qualche ora dopo, gli agenti della Polizia provinciale trovano la carcassa dell’animale nel congelatore di un ristoratore noto per essere anche un cacciatore. Un veterinario accerterà che l’animale è morto sgozzato, il ristoratore è stato denunciato.  
 L’episodio non è sfuggito al comitato nazionale Ufficio Garante Diritti Animali (U.G.D.A.) onlus, che in collaborazione con la signora Monica Altieri e il supporto dell’avvocato penalista Patrizia d’Elia Palmieri del foro di Milano, ha depositato formale atto presso la Procura di Verbania al fine di fare chiarezza sulla morte del capriolo.
Il Comitato si era già rivolto al primo cittadino di Trarego Viggiona, Renato Agostinelli, per chiedere gli atti in suo possesso e per mettersi a disposizione per un’azione congiunta al fine di far emergere eventuali responsabilità. «Qualunque sia stata la dinamica degli eventi la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e, come tale, nessuno può disporne o impossessarsene fuori dai tempi e dalle modalità previste dalla legge sulla caccia no. 157/92 – ricorda il comunicato di UGDA -. Nel caso in cui, inoltre, il capriolo fosse stato investito, ma finito e non soccorso come previsto dal nuovo codice della strada (che prevede obbligo di soccorso anche per la fauna selvatica), in giornata vietata dal calendario venatorio della regione Piemonte, ad avviso del comitato nazionale onlus si potrebbe configurare, oltre ad omissione di soccorso, il reato di bracconaggio ovvero di "caccia illegale, fatta in tempi o luoghi non consentiti o senza regolare licenza" .

«Considerato che Corte di Cassazione penale si è espressa in merito al bracconaggio ritenendolo un furto aggravato ai danni dello Stato e che, al fine di configurare il reato di bracconaggio, la legge no. 157/92, che regolamenta la caccia, oltre ai tempi e luoghi non consentiti e la mancanza di licenza vieta anche l'utilizzo di mezzi diversi da quelli elencati all’art 13, ci siamo rivolti alla Procura di Verbania anche per avere giustizia qualora venissero ravvisati reati – prosegue la nota -. Se il capriolo fosse stato finito al fine dell’utilizzo della sua carne in un locale pubblico riterremmo ancor più grave tale impossessamento arbitrario anche al di fuori delle regole igienico sanitarie per il consumo e la somministrazione di carne di fauna selvatica.

Come associazione che da anni si occupa della tutela legale degli animali e che aborre anche la caccia, non potremmo che ulteriormente esecrare un’azione illegale di eventuale bracconaggio fuori da qualsiasi regola che anche i cacciatori sono tenuti a rispettare.

Auspichiamo, quindi, che venga fatta chiarezza sulla vergognosa vicenda, che eventuali colpe siano punite con il massimo previsto dalle normative vigenti affinché sia da monito a tutti coloro che, anche in futuro, dovessero ritenere di poter agire al di sopra di qualsiasi legge».
 

 

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Pubblicato il 19 Ottobre 2017
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