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In bici sulle “strade zitte”: il cicloturismo riapre le antiche vie tra campi e boschi

Dimenticate dall'asfalto, a volte messe a rischio persino dai lavori agricoli: è il reticolo di strade secondarie che offre percorsi alternativi alle provinciali e alle statali. La manifestazione "Mangia Bevi Bici" le sta riscoprendo (e riaprendo fisicamente)

Mangia Bevi Bici

Le chiamano le “strade zitte”, poetica definizione per quei percorsi che si svolgono nel silenzio, lontane da traffico e sorpassi delle automobili. Il paradiso di chi va in bici, che sia l’amatore che vuol fare velocità o la famigliola che si rimette in sella in primavera.

Un patrimonio che tanti progetti in Italia cercano di riscoprire, tutelare, difendere. «A volte sono strade sterrate tra i campi, basta un trattore per cancellarle» dice Lorenzo Franzetti, instancabile promotore – con la moglie Alessandra Doridoni – del cicloturismo nella zona del Basso e Medio Verbano, nei paesi che si dispongono a ventaglio nelle campagne intorno ad Ispra, Ranco e Angera.
Durante l’anno lo fanno con le escursioni di “Pedalarcultura”, ma in estate c’è il momento culminante con la “Mangia Bevi Bici”, escursione che mette insieme bici, buon cibo e buon bere, patrimonio locale, dalle chiesette romaniche agli artisti nascosti.

Si pedala sulle strade secondarie e anche su quei percorsi nascosti e minuti, le “poderali” che attraversano i campi, s’intrufolano nelle macchie di bosco, spuntano all’ultimo tra le case di un paesino di case e fienili in pietra. A volte sono scorciatoie inattese, che fan dire a chi pedala: «Ah guarda un po’ dove si salta fuori, non sapevo esistesse la scorciatoia». È un lavoro minuto fatto dopo aver studiato il percorso generale: riaprire un percorso si fa fisicamente, con rastrello e falcetto, pietre da spostare per rendere più scorrevole il passaggio di chi viene qui a divertirsi.

La prossima edizione della Mangia Bevi Bici si tiene il 9 luglio, da Ispra si spinge verso Cadrezzate con Osmate, Comabbio, Travedona, Monate, l’itinerario più lungo si spinge su fino a Brebbia, Besozzo, Monvalle.
E i percorsi “minori” e nascosti sono proprio una caratteristica di questa edizione.
A volte anche con inattesi valori “monumentali”, come nel caso del viale alberato della Casa don Guanella a Barza, «che è stato restaurato dai detenuti a fine pena» che sono ospitati al don Guanella e aderiscono al progetto di recupero che prevede anche la gestione del verde. «Dal viale si entra dentro al parco botanico, dove hanno creato un “giardino biblico”, con piante che si ritrovano nella Bibbia». Subito dopo si arriva alla Locanda della Misericordia, dove saranno sfornate pizza e focacce.

Mangia Bevi Bici
Al lavoro sul viale della Casa don Guanella

La “Mangia Bevi Bici” vive infatti di collaborazione con tantissime realtà locali, a partire dai ristoratori dalle e aziende agricole che offrono le prelibatezze del territorio (chi pedala ha un carnet con tagliandi per provare i diversi piatti), oltre a Pro Loco, associazioni, gruppi di teatro.
Le aziende agricole sono partner anche per il percorso: «Come l’azienda Agricola Le Selve di Luca Franzetti a Travedona Monate: Luca ci sta aiutando a riaprire una stradina che dal suo frutteto conduce al “sentiero delle pesche” realizzato da Agenda 21 Laghi, sull’asse Ispra-Cadrezzate-Travedona. Sarà un passaggio alternativo che evita di pedalare sulla provinciale trafficata».

Mangia Bevi Bici
Luca Franzetti

Nella giornata della “Mangia Bevi Bici” i percorsi sono perfettamente segnati, grazie all’impegno di tanti volontari che danno mano ad un evento che fa da volano al cicloturismo in zona.
Il bello però è che con un po’ d’occhio (e tenendo da parte il volantino dei percorsi) la giornata può diventare un’occasione per scoprire e tenere a mente itinerari, scorciatoie, vie nel verde. Per chi abita in zona diventa persino l’occasione per scoprire che no, il paese vicino non è così difficile da raggiungere, se si evita la statale e si punta a quella stradina parallela dietro.
Lorenzo Franzetti e tanti volontari lo fanno nel territorio del Basso Verbano, ma ci sono anche tante altre realtà che lo fanno anche in altre zone d’Italia, dalla pianura emiliana ai dintorni della grande città di Milano.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 29 Giugno 2023
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