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L’omaggio di Cittiglio al suo campione: in tanti per il monumento ad Alfredo Binda

Inaugurata dal sindaco Fabrizio Anzani l'opera nei pressi della stazione del paese. Un crocevia storico che guarda anche al futuro di un'area che nella bici può trovare una spinta economica

Monumento binda

È un territorio intero – quello della Valcuvia e del Medio Verbano – a stringersi attorno a Cittiglio nel giorno dell’inaugurazione del monumento ad Alfredo Binda. Un’opera fortemente voluta dall’amministrazione guidata da Fabrizio Anzani, come “eredità” di un decennio alla guida del Comune: un’opera che celebra il passato – uno dei più grandi corridori ciclisti di ogni epoca – ma che guarda anche avanti.

A un futuro sociale ed economico in cui la bicicletta dovrà fare, insieme con le bellezze del circondario che siano lago, collina o montagna, da traino a un’economia più indirizzata sempre di più al turismo e all’accoglienza. Non è un caso, e Anzani lo ha sottolineato per bene nel suo discorso, che il monumento ideato dall’artista Pietro Scampini «si trova in un luogo simbolo che abbiamo riqualificato. Un crocevia tra la stazione, la strada che porta in Valcuvia e la ciclopedonale che unisce Laveno a Gemonio in attesa che si ramifichi ulteriormente, perché la bicicletta può essere un volano per tutta la zona». E le decine e decine di amatori arrivati anche in questa domenica di luglio, per pedalare “sulle strade di Alfredo Binda” – la manifestazione collaterale che segnala una serie di percorsi che hanno Cittiglio come proprio baricentro – sono già un buon esempio del legame tra Stì, la zona circostante e l’attrattività turistica legata al pedale.

Il posizionamento di una statua dedicata al “trombettiere di Cittiglio” (tre volte campione del mondo, vincitore di cinque Giri d’Italia, due Sanremo e quattro Lombardia, giusto per citare i successi più significativi…) rende dopo troppo tempo omaggio alle imprese ciclistiche di Binda. Trent’anni fa, abbondanti, l’idea venne silurata: oggi è finalmente realtà grazie anche alla caparbietà di gente come Gianluigi Simonetta che Anzani ha sottolineato citandolo insieme al geometra Mainoli.

E grazie a chi, come Mario Minervino e i suoi volontari, hanno raccolto una eredità iniziata negli anni Settanta (con Badalin, Gallio, Stocco…) che si è rivelata profetica: far correre in bicicletta le donne. Dalle “Ragazze Sprint” di allora al Gran Premio Binda di oggi – gara internazionale di altissimo valore – il filo rosso non si è mai spezzato. Anche per questo a svelare la statua del Campionissimo c’era Morena Tartagni, la prima italiana a ottenere una medaglia ai Mondiali, vincitrice anche a Cittiglio. «A quel tempo ci guardavano male, ci invitavano a tornare a casa a fare la calzetta. Anche la federazione ci osteggiava e lo stesso Binda non è che fosse felicissimo, ma conservo con grande onore una fotografica che ci ritrae insieme e che oggi ho regalato alle nipoti del campione. Posso dire che, anche con i miei risultati di un tempo, siamo arrivati ad avere il ciclismo femminile di oggi».

A proposito di campioni, a onorare Binda è arrivato un altro gran lombardo con tanta affinità con la maglia iridata, Gianni Bugno, mentre Renzo Oldani ha parlato di quella Tre Valli che “l’Alfredo” incredibilmente non ha mai vinto, a differenza del fratello Albino (era presenta la vedova di quest’ultimo). Significativa anche la presenza delle nipoti di Binda che hanno portato i saluti delle rispettive madri (Lauretta e Marta) e della vedova del campione, Angela.

Tornando al territorio, significativa la presenza di tanti sindaci e amministratori della zona, che Anzani ha sottolineato ringraziandoli per la collaborazione di questi anni, andata al di là delle differenze politiche. Un grazie esteso alla Colacem e alla Regione, che hanno contribuito alla realizzazione della scultura (presente, per il Pirellone, l’assessore Cattaneo, colto in fallo quando ha parlato della «umiltà di Binda nel non correre il Giro del 1930». Più che per umiltà, perché gli venne dato lo stesso premio in denaro del vincitore, per non partecipare…). E poi, naturalmente, le note della banda cittadina, quella in cui il Campionissimo era membro, tanto da meritarsi l’appellativo di “Trombettiere di Cittiglio” quando ogni corridore aveva il suo bel soprannome da portare con sé in sella, lungo le strade dissestate dell’Italia di allora.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it
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Pubblicato il 18 Luglio 2021
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