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“Danzare per Arisa a Sanremo è stata una grandissima emozione”

Intervista a Stefano Ruffato, ballerino sestese che con i Kataklò ha accompagnato la cantante e Tony Hadely nella serata dei duetti, uno dei momenti più particolari dell'ultimo festival

stefano ruffato sesto calende danza kataklò

“Se non ballo mi sento infelicissimo” diceva Rudol’f Nureev e chi ama la danza sa bene quanta felicità possano regalare, non solo il movimento ma anche il percorso di studio e di preparazione che essa richiede.

È stato, ed è, un cammino alla ricerca della felicità anche quello che ha spinto il giovane ballerino sestese Stefano Ruffato a dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione che lo ha portato a danzare in alcuni dei più famosi teatri del mondo, dal Municipal di Rio de Janeiro al Nederlands Dans Theater di Den Haag con la compagnia dei Kataklò. Proprio con loro, pochissimi giorni fa, Stefano ha danzato anche all’Ariston di Sanremo accompagnando, nella serata dei duetti, Arisa e Tony Hadley nella coreografia del brano “Mi sento bene”. (La foto in alto è di Gabriele Ruffato @462 studio, show ROLLING IDOLS della compagnia Susanna Beltrami).

Ruffato, quello a cui ha partecipato è stato uno dei momenti più ricercati del Festival. La scelta di Arisa di duettare con l’ex frontman degli Spandau Ballet è stata accolta con entusiasmo e la performance dei Kataklò l’ha resa ancora più particolare. Cosa può raccontarci di questa esperienza?
«La collaborazione con Arisa è nata a metà gennaio quando abbiamo iniziato a lavorare con il suo team per accompagnare la sua canzone. La coreografia è stata elaborata insieme, passo dopo passo. I tempi erano stretti e perciò abbiamo lavorato molto. Arisa è sempre stata molto gentile e disponibile e ha apprezzato l’impegno e il nostro lavoro. Tony Hadley invece l’abbiamo conosciuto in occasione delle prove finali e ci è sembrato molto colpito ed entusiasta del risultato finale».

Quanto è stato emozionante ballare a Sanremo?
«Non è la prima volta che balliamo su un palcoscenico importante ma nonostante questo, l’emozione è stata grandissima. La televisione è un mondo diverso dal teatro. Avevamo a disposizione pochissimi minuti per dare il meglio di noi e tutto doveva essere perfetto, dai passi all’espressione. E poi sapere che ci sono milioni di persone che ti stanno guardando in diretta è anche una responsabilità. Dopotutto Sanremo è il santuario della musica italiana».

stefano ruffato sesto calende danza kataklò

Quella dei Kataklò non è semplicemente danza, ma un’insieme di più discipline che richiede una notevole preparazione anche atletica e fisica. Come ti sei avvicinato a loro e che tipo di competenze ha richiesto entrare nella compagnia?
«Sono entrato nell’accademia Kataklò nel 2012 dopo aver deciso di seguire la mia grande passione, la ginnastica. Lo sport, anche grazie a mia madre, Carmela Valenti, che insegna educazione fisica, ha sempre fatto parte della mia vita. Ho provato un po’ di tutto ma sentivo che la ginnastica era il mio mondo. Ho mosso i primi passi con la Sesto 76 e Valeria Spinelli e poi nella Pro Patria Bustese. Dopo aver iniziato gli studi di ingegneria ho capito che quello che volevo era continuare a seguire questa mia attitudine e sono giunto ai Kataklò. L’esperienza con loro mi ha portato in giro per il mondo e mi ha insegnato lo stile che li caratterizza e che unisce il gesto acrobatico a quello coreutico della danza».

Com’è la vita del danzatore professionista?
«È una vita con le valigie sempre pronte e anche il fisico lo deve essere. Io sono un danzatore freelance e in più porto avanti altre esperienze lavorative, insegno danza, pilates e altre discipline. A livello di allenamento, l’attività di insegnamento da sola non basta, a ognuno sta il compito di programmare la propria preparazione e il potenziamento. Ci sono periodi che mi alleno un paio d’ore ma altri molto più intensi in cui il tempo richiesto è di otto o dieci ore al giorno».

Quali sono i tuoi programmi e i tuoi desideri per il futuro?
«Non amo programmare troppo. L’esperienza finora mi ha insegnato a saper cogliere i momenti. Sono pronto e speranzoso verso tutte le possibilità che mi si apriranno».

Maria Carla Cebrelli
mariacarla.cebrelli@varesenews.it
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Pubblicato il 15 Febbraio 2019
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