Metodisti, ignari, laureati su Google: i “tipi” di genitori ai colloqui
La rubrica settimanale "Il prof tra i banchi", curata da Alberto Introini, tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane
I “tipi” di genitori ai colloqui
La mia impostazione dei colloqui con i genitori è suddivisa in tre fasi distinte, e ordinate secondo una linea che nel corso degli anni mi è sembrata efficace, sia da un punto di vista comunicativo che emotivo. Innanzitutto, dopo i brevi convenevoli di rito, definisco il quadro della situazione didattica dell’allievo, specificando i punti di maggiore difficoltà che sono emersi nelle ultime settimane. In seguito, lascio la parola ai genitori: è il loro momento di condivisione e catarsi. Possono così riferirmi le loro aspettative, le loro preoccupazioni, o semplicemente farmi conoscere le informazioni a cui tengono di più. Come concludo? In due modi complementari tra loro.
Lascio alcuni suggerimenti e consigli pratici, affinché la famiglia – e non solo lo studente – sappia come poter contribuire a migliorare il rendimento nelle mie materie (italiano e storia). Poi, lancio sempre un messaggio di speranza e mi dichiaro fiducioso sul futuro: una rassicurazione ottimistica sul prosieguo dell’anno, con l’opportuno impegno, è importante sia per i genitori che per gli allievi. Il fatto che io stesso ci creda mi sembra che spesso sia stato un ulteriore stimolo per chi mi stava ascoltando.
Ma appunto, chi mi ascolta? Ovvero, quali tipologie di genitori mi trovo più frequentemente al ricevimento? Era con questa domanda che si era concluso l’articolo precedente…
I “tipi” di genitori
In quasi 20 anni di insegnamento, tra scuole Medie e Licei in Italia e Svizzera, ho avuto la fortuna d’incontrare tantissime famiglie, provenienti da ogni continente. Molti sono stati i colloqui interessanti; alcuni li conservo ben presenti nella memoria, con emozioni intense, sia positive che drammatiche; altri si sono rivelati preziosi e arricchenti anche per me stesso. In questo ampio panorama, ho trovato alcune categorie ricorrenti di genitori, che provo a sintetizzare così.
– I metodisti: sono ancora alla ricerca disperata, per un figlio tredicenne o addirittura liceale, del fantomatico “metodo di studio”. Di solito rispondo pacatamente che esso non è nascosto nella lampada di Aladino, ma è semplice, antico e sempre valido: il metodo di studio – strano a dirsi? – consiste nel leggere, ripetere, esercitarsi. Preferibilmente stando senza musica, senza chat o notifiche dal cellulare, senza giochi on line.
– Gli ignari: sono ignavi che ignorano; o non si informano direttamente dei risultati del figlio, o ignorano l’esistenza di verifiche e voti. Che la scuola abbia ancora la registrazione delle valutazioni su un libretto cartaceo, o che si avvalga di un registro on line, poco cambia. Questi genitori spesso si presentano ai colloqui senza ben sapere i risultati formativi; sono detti anche “genitori a loro insaputa”.
– I laureati su Google: sono quelli che suggeriscono al docente cosa fare o non fare, quale argomento approfondire o come strutturare le verifiche, se non addirittura con quali parametri valutarle. Vanno cordialmente fermati al più presto durante un colloquio. Al loro proporsi insistente e inopportuno, rispondo generalmente con due domande. La prima: ah, anche voi siete laureati in Lettere e abilitati ad insegnare? La seconda: quando andate dal medico o da un architetto, date voi la diagnosi e progettate voi gli interni della vostra abitazione? Giusto per ricordarsi, ogni tanto, che anche un professore è un professionista.
– I gratificati: sono i genitori di “quelli educati e con buoni voti”; vengono ai colloqui più per gentilezza che per compiacimento. Di solito con loro ci si affretta “perché va tutto molto bene”, ma anche lorohanno diritto a una chiacchierata di qualche minuto. Sentire i complimenti al proprio figlio un paio di volte all’anno è un giusto riconoscimento, è una gratificazione per mamma e papà. Se è vero che – se un figlio va male a scuola – spesso non è colpa dei genitori, è però altrettanto vero – al contrario – che se l’andamento è buono, spesso è merito anche dei genitori.
Alberto Introini, dopo aver insegnato in vari licei della provincia di Varese, dal 2008 è docente di Italiano e Storia presso l’Istituto Elvetico di Lugano (Svizzera). Ha due lauree, in Lettere-Filosofia (2002, Università Statale di Milano) e in Storia (2022, Università di Zugo, Svizzera). Iscritto dal 2004 all’Ordine dei Giornalisti di Milano, ha pubblicato 4 libri. Partecipa come relatore o moderatore a diversi eventi culturali nel nord Italia. La sua rubrica settimanale “Il prof tra i banchi” tratterà argomenti di scuola, didattica e formazione, commentando le notizie di attualità che si susseguiranno nel corso delle settimane.
Prof. Alberto Introini
Docente e scrittore
@intro.prof
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