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“Da Varese raccontiamo il clima che cambia. In futuro? Dovremo imparare a rimanere in equilibrio”

Dai picchi di calore ai rischi idrogeologici. Il cambiamento climatico incide anche sulla quotidianità del nostro territorio. Gli effetti raccontati dal meteorologo Paolo Valisa, direttore del Centro Geofisico Prealpino

Violentissima grandinata a Marchirolo

Temperature in aumento, fenomeni intensi come nubifragi e violente grandinate ma anche rischi più frequenti tra cui incendi e frane. Sono questi – e abbiamo imparato a riconoscerli – alcuni degli effetti del cambiamento climatico con cui, anche il nostro territorio, sta facendo i conti. Al Centro geofisico prealpino l’attenzione verso questo tema e tutte le dinamiche ad esso correlate, è alta e costante. Il direttore del Centro, Paolo Valisa, racconta con gli occhi del meteorologo quello che sta succedendo al “nostro” clima.

Valisa, negli ultimi decenni, quali sono stati i cambiamenti più evidenti nei modelli meteorologici che ha osservato?

«Non è facile confrontare i risultati di modelli del passato con quelli odierni, perché di fatto sono cambiati moltissimo. Inoltre, continuamente vengono applicate numerose migliorie, per esempio grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale. Diciamo che probabilmente la differenza maggiore è la seguente: si riscontra una più significativa incidenza di fenomeni che nel settore chiamiamo “convettivi”, e ciò significa che aumentando le temperature, si allarga la stagione estiva e di conseguenza fenomeni tipici dell’estate si possono riscontrare anche in mesi di stagioni periferiche, come per esempio i mesi di maggio, di settembre, di ottobre».

Esistono fenomeni atmosferici che sono diventati più frequenti o intensi a causa del cambiamento climatico nella zona di Varese? Può fare qualche esempio concreto? 

«Certamente ci sono. Ovviamente si può segnalare l’innalzamento delle temperature medie, ma si alzano anche le temperature massime, con picchi di caldo intenso; abbiamo poi le ondate di calore, che sono diventate più lunghe, più frequenti e con dei valori massimi più alti. Questo è sicuramente il primo dato che emerge: possiamo dire che l’aumento delle temperature è la tendenza più evidente tra quelle legate al cambiamento climatico. Sono poi peggiorati tutti i fenomeni che a questo aumento di temperature sono legati: tra questi abbiamo sia i fenomeni temporaleschi e tutto ciò che ad essi si connette, come ad esempio le grandinate di grandi dimensioni e le piogge particolarmente intense concentrate nel tempo, quindi piogge a carattere di nubifragio. Inoltre noi viviamo in una zona al centro di un mare chiuso, che è il Mediterraneo: le temperature del mare nostrum sono aumentate di parecchio proprio perché, essendo un mare chiuso, non può scambiare l’acqua con gli oceani circostanti: le sue temperature sono aumentate significativamente e la presenza di una riserva di temperatura e umidità così vicina che si sta scaldando così tanto comporta l’aumento delle piogge tipiche da sbarramento primaverili e soprattutto autunnali».

Come affronta il Centro Geofisico Prealpino la sfida di comunicare la complessità del cambiamento climatico al pubblico, evitando sensazionalismi ma mantenendo alti sia l’attenzione sia la qualità dell’informazione scientifica?

«Questa domanda è molto difficile e coinvolgerebbe anche degli specialisti nella comunicazione… In generale la divulgazione in merito al cambiamento climatico e dei suoi effetti è molto difficile perché tende a essere molto politicizzata e induce a degli schieramenti che prescindono da motivazioni scientifiche. Di conseguenza ci si trova di fronte a un pubblico “spaccato”, diviso tra persone che accettano e sono sensibili al tema e persone che lo negano strenuamente. Noi del CGP ci teniamo da sempre molto lontani dal sensazionalismo e possiamo permettercelo, perché per fortuna non dobbiamo guadagnare dalla pubblicità, al contrario di altri siti meteorologici che, ricavando il proprio reddito dai click e dall’accesso ai siti e alle app, hanno tutto l’interesse a generare notizie roboanti e che possano essere accattivanti per il pubblico. C’è indubbiamente poi un problema di certificazione dell’informazione meteorologica: purtroppo infatti il meteorologo non ha una certificazione e non ha un albo professionale; ne consegue che chiunque può dichiararsi meteorologo e diffondere notizie false o negazioniste. Si sta cercando di affrontare il problema con la fondazione di un’associazione professionale dei meteorologi che ne garantisca la formazione e certificazione. In Italia questa associazione si chiama AMPRO, l’Associazione Professionale dei Meteorologi Professionisti: questo è un altro modo efficace per rispondere alla necessità della stampa e dei singoli cittadini di assicurarsi della correttezza dell’informazione meteorologica e climatica».

“Per raccontare il cambiamento climatico servono parole concrete”

Ci sono progetti in corso o in fase di avvio che coinvolgono il Centro Geofisico Prealpino in collaborazione con università o istituzioni locali per monitoraggio climatico, formazione o divulgazione?

«Prima di tutto c’è il progetto “Bosco Clima”, un progetto capitanato dalla Comunità Montana delle Valli del Verbano. Esso prevede di studiare il comportamento del nostro territorio e in particolare dei nostri boschi in risposta al cambiamento climatico. Questo progetto prevede che il Centro Geofisico Prealpino si occupi del monitoraggio meteorologico delle nostre valli prealpine con l’ausilio di nuove stazioni meteorologiche che vengono installate in maniera piuttosto densa sul territorio per immagazzinare più dati possibili. Questo è un progetto che andrà avanti senza dubbio fino alla metà del 2026, ma promette di poter proseguire fino alla fine del 2027.  Un altro progetto di studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sul territorio viene fatto in collaborazione con l’Università dell’Insubria, con anche la partecipazione di altri enti locali come il Parco del Campo dei Fiori o la Comunità Montana delle Valli del Verbano e anche la LIPU».

Come immagina l’evoluzione del tempo atmosferico nel nostro Paese nei prossimi 20-30 anni? Quali sono i rischi principali?

«Come già accennato, i fattori che cambiano maggiormente sono quelli legati alla temperatura, quindi purtroppo dovremo fare fronte a un aumento di temperatura ulteriore. Dagli anni 60 a oggi la temperatura è già aumentata di 2,7°. Attualmente il tasso di aumento della temperatura è di 0,8° e tutte le temperature aumenteranno conseguentemente nei prossimi dieci, forse anche vent’anni. Dovremo fare sicuramente i conti con una calura estiva sempre maggiore e sempre più prolungata, che avrà un notevole impatto sulla città perché essa risente anche di un aumento di temperatura locale che è dovuto alla cosiddetta isola di calore urbana.  Si accresceranno, come già accennavamo prima, i fenomeni intensi come temporali violenti, grandinate pesanti, rovesci molto forti durante l’estate; questi indubbiamente avranno degli effetti notevoli sull’agricoltura. Sarà impattata anche la resistenza del territorio dal punto di vista delle frane, del ruscellamento e della percorribilità delle strade. Aumenteranno le piogge autunnali particolarmente intense e durature con fenomeni alluvionali come quelli che sempre più spesso ormai vediamo. Durante l’inverno, al contrario, assisteremo a un notevole aumento della temperatura e vedremo scomparire la neve anche a quote piuttosto alte. Noi che siamo molto vicini all’ambiente alpino risentiremo parecchio di questi effetti poiché la mancanza della neve in montagna fa cambiare l’intero ciclo idrologico locale: durante le estati asciutte, infatti, i fiumi andranno completamente in secca e questo sarà un grave problema dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico. Dovremo poi fronteggiare il crescente rischio di incendi, non più scongiurati dalla presenza salvifica della neve alpina. A seguire assisteremo a un aumento della proliferazione degli insetti; specie che un tempo non arrivavano fino da noi cominceranno invece a raggiungerci. Come si può notare, l’aumento di temperatura porterà concretamente una grandissima quantità di modifiche e di fatto ogni aspetto della nostra vita sarà toccato, più o meno significativamente, dal cambiamento climatico. Lasciamo poi da parte poi tutto ciò che è geopolitica, e che ci interesserà indirettamente: certe zone del pianeta diventeranno inabitabili, cominceranno grandi migrazioni, il polo sarà transitabile con le navi durante l’estate e cambieranno le rotte marittime. Anche la geopolitica dunque subirà dei cambiamenti grandissimi e noi, in mezzo, dovremo imparare a rimanere in equilibrio».

Per approfondire, l’appuntamento a Materia:

L’eredità ambientale di Papa Francesco: a Materia un dialogo su clima e futuro

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