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Il direttore del JRC: «Cinquant’anni eccellenti, dedicati alle persone»

Il direttore generale del JRC, Roland Schenkel, quello del sito di Ispra, David Wilkinson e alcuni ricercatori, ci spiegano il significato di questo traguardo storico. E le promesse per il futuro

«Con giornate come questa vorremmo mostrare che siamo buoni vicini, non siamo una città chiusa». Con queste parole il direttore generale del JRC, Roland Schenkel, ha spiegato le ragioni dell’open day al centro di ricerca di Ispra di sabato 16 maggio. E se noi siamo davvero i vicini di questo centro, oggi non possiamo far altro che testimoniarne una generosa ospitalità: l’open day di quest’anno, infatti, ha registrato la cifra record di dodicimila iscritti, uomini "comuni" incuriositi e meravigliati dal mondo della scienza. 
 
«Sono felice di avere qui anche un alto tasso di giovani», ha constatato Schenkel, «Giunti qui con una grande curiosità per questo mondo della ricerca. Forse così scopriranno meglio la vita degli scienziati, e il lavoro che si fa qui ogni giorno». 
 
Quello di oggi, però, non era un open day qualsiasi. Quest’anno, infatti, il CCR celebra ben mezzo secolo di attività in Ispra. «In tutto questo tempo abbiamo fatto moltissimi progressi», spiega il direttore generale, «Soprattutto negli ultimi dieci anni. Questo è diventato un centro di ricerca molto orientato al consumatore: gli scienziati hanno preso atto, giustamente, di dover lavorare al servizio del consumatore. Siamo anche un’organizzazione fortemente orientata al cliente, raggiungendo alte quote di soddisfazione… ma questo è solo l’inizio: abbiamo ancora grandi margini di miglioramento, e miglioreremo». 
 
Perché quando si parla di ricerca, ci si ferma solo per pochi istanti a guardare al passato, la dimensione più importante rimane comunque il futuro. E sul futuro del centro di Ispra, Schenkel ha le idee chiare: «Il futuro di questo centro ha tre pilastri. Il primo è quello della sicurezza e della protezione del cittadino: continueremo a fare tutto il possibile per affrontare situazioni pericolose come terremoti, incendi e inondazioni. Il secondo pilastro è quello della sostenibilità: affiancheremo il mondo nel passaggio a forme energetiche sostenibili. Oggi, rispetto a ieri, con una maggiore attenzione ai cambiamenti climatici. Infine ci occuperemo della protezione del consumatore, non solo in settori chiave come l’alimentazione e l’industria tessile, ma per quanto riguarda tutti i prodotti».
 
Anche il direttore del sito di Ispra David Wilkinson ha constato con piacere l’alto tasso di giovani incuriositi dal CCR: «Questo è un fenomeno davvero notevole, i ragazzi sono sempre più interessati a queste tematiche. Finalmente loro, e le loro famiglie, hanno capito che è proprio tramite la scienza che la società si sviluppa: speriamo diventino loro gli scienziati del futuro». Perché, come afferma Wilkinson, a Ispra si sviluppa buona parte del nostro futuro più vicino: «Qui parliamo alla gente di effetto serra, nanotecnologie, OGM e altri temi ad alto impatto sul futuro della società».
 
Probabilmente in molti, passeggiando oggi tra le vie del Centro di Ricerca (un lusso che capita poche volte, gli open day generalmente si svolgono ogni due anni), si sono fatti un’idea un pochino diversa degli scienziati. Non più dei barbuti cervelloni distaccati dalla realtà, ma persone che sfidano ogni giorno i loro limiti. Dei limiti da valicare per migliorare la vita di tutti noi. Loro stessi oggi hanno capito l’importanza della comunicazione. Come Michael Gérardin e Fabio Taucer, ricercatori del settore Elsa. In pochi, fino a ieri, lo sapevamo, ma all’Elsa ci si occupa delle ricerche necessarie a rendere più sicure le nostre case, soprattutto in zone sismiche. Niente di più vicino a noi, pensando ai fatti dell’Aquila, eppure per molti sono dei perfetti sconosciuti. Oggi, con umiltà, sorridono: «Certamente le nostre ricerche vengono pubblicate su riviste prestigiose, ma per noi rimane importante coinvolgere la popolazione, sensibilizzarla su un tema così vicino a loro. Solo così la ricerca potrà non fermarsi».

Nel bene di tutti. 

Pubblicato il 16 Maggio 2009
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