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Isidoro Cioffi lascia il reparto di psichiatria: “Spero di aver lasciato un’impronta e la voglia di continuare”

Da quarant'anni nella psichiatria di Cittiglio, il primario ha innovato profondamente l'approccio verso pazienti e famigliari, aprendo al territorio dove ha trovato alleanze importanti. Il suo saluto finale

isidoro cioffi

( una curiosa foto del dottor Cioffi in una delle tante iniziative a cui partecipava in prima persona)

Aveva ritardato di un anno il momento di andare in pensione.
Il prossimo 10 agosto, per il dottor Isidoro Cioffi sarà il momento di appendere il camice e salutare tutti.

Per l’Asst Sette Laghi, il Dipartimento di salute Mentale e delle Dipendenze e tutto il mondo che ruota attorno al paziente psichiatrico sarà un congedo emozionato e difficile: il primario, arrivato a Cittiglio nel 1980,  lascerà un vuoto importante, dovuto a quella quotidianità che il primario aveva costruito con passione e creatività arrivando a superare barriere e diffidenze.

La lotta allo stigma era un suo pallino, una battaglia che aveva fatto sua consapevole che, aprendo le porte del reparto, permettendo di incontrarsi e lasciarsi coinvolgere, si poteva costruire un nuovo modello di assistenza collaborativa e coinvolgente ( celebre la sua “Notte Folle” della psichiatria di Cittiglio) .

Lui, alunno del professor Edoardo Balduzzi, aveva ereditato la visione e ne aveva preso il posto nel (Gruppo provinciale per la salute mentale) in cui il piano medico assistenziale si confrontava con quello famigliare.

Isidoro Cioffi è stato ed è un medico capace di emozionarsi e commuoversi anche dopo anni di attività ed esperienze, con uno sguardo sempre curioso e interessato.

In una lettera ha affidato il suo saluto da primario, un saluto dove emergono l’uomo e lo scienziato:

Sia il Covid-19 che la recente nuova tipologia di pazienti, spesso con dipendenze, hanno cambiato molto il panorama delle sofferenze di cui ci occupiamo.
Comunque ringrazio i miei pazienti per avermi permesso di trovare in me stesso sentimenti vitali che non sapevo di avere, un’immersione nella natura più profonda dell’uomo.

Michele, il “mio” Primario dott. Mozzicato, ha aperto a me e ad altri Operatori un Universo vitale, fino ad allora poco consapevole, di speculazione emotiva ed  intellettuale. Per cogliere i fiori della conoscenza ci ha introdotto nei giardini della sistemica, dell’analisi transazionale, della gestalt, dello psicodramma, della programmazione neurolinguistica, dell’umanità più vera, della ricerca esistenziale….

La Psichiatria mi ha insegnato tanto: è un continuo lavorio su se stessi; ti dà un’intensità di emozioni incredibili.

Io rifarei tutto il percorso che ho effettuato perché il lato umano è preponderante e sono tante le soddisfazioni vissute quando esperienze ai limiti del dramma trovano un loro equilibrio e incontri i pazienti e i familiari che ti ringraziano con quel calore che ti fa comprendere che sei sulla via giusta. Stringi rapporti con pazienti che hanno una sensibilità molto sviluppata e con loro devi usare tutta la professionalità e umanità possibili, stabilendo una comunicazione consapevole, mai improvvisata

Bisogna soppesare i sorrisi, per non rompere equilibri costruiti nel tempo, bisogna vivere l’empatia col paziente nei suoi diversi momenti, bisogna abituarsi a una comunicazione genuina.

La chiave è proprio l’empatia: bisogna immedesimarsi nel paziente, calarsi nei suoi pensieri, nei suoi stati d’animo, partecipare alla sua sofferenza. Queste sono gli strumenti più efficaci nell‘alleanza terapeutica sanitario-paziente. Non possiamo comprendere gli altri, se non capiamo noi stessi. Soltanto così possiamo vincere le naturali incertezze e angosce dei pazienti.

Lo stesso vale oltre che per tutti i sanitari, anche se in maniera meno rigida, per i volontari che hanno a che fare con i pazienti. Questo approccio professionalmente umano richiede una forte motivazione di base ed è efficace usare il termine “missione” per definire la scelta di vita che ti fa stare a contatto con varie umanità.

Motivazione, professionalità e umanità che ho trovato in tutti gli Operatori del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze. Il lavoro in èquipe è fondamentale nell’impervio approccio alla sofferenza di pazienti e congiunti.

Grande il lavoro sul territorio, effettuato, oltre che dagli Operatori della salute mentale, anche da  Enti, Associazioni, Scuole, Volontari, semplici Cittadini, fino a costituire una rete accogliente per i nostri pazienti così provati dalla sofferenza, insieme a chi vuole loro bene.

E numerose sono le iniziative del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze atte ad un coinvolgimento che contribuisce a dipanare quel filo che penetra nei meandri più oscuri della psiche all’insegna della pluralità di interventi in una realtà che sottolinea la continuità tra il reparto psichiatrico e il territorio: dalle psicoterapie, ai gruppi di auto mutuo aiuto, alle artiterapie, allo sport, al teatro. Significativa quella frase di tre studentesse dell’istituto superiore Isis di Luino che hanno frequentato la Psichiatria del Verbano come stagiste condividendo le attività del personale e dei pazienti: “La normalità l’abbiamo trovata qui, quando i pazienti con un sorriso ci comunicavano che erano contenti di fare la riunione quotidiana insieme a noi. Fuori, nessuno è mai stato in grado di guardarci così”.

La gente del Varesotto si è rivelata interessata al recupero di chi è stato escluso andando molto oltre ad un’azione superficialmente umanitaria e pietistica. Devo sottolineare, last but not least, che anche la nostra Azienda Socio Sanitaria Territoriale, dall’alta direzione strategica ai vari Servizi aziendali di supporto, ci è stata e ci è sempre molto vicina, facendo il possibile per sostenerci nel nostro impegno.

Nella speranza di aver lasciato un’impronta significativa e una motivazione a continuare con coraggio, convinzione e tenacia l’impervio  “cammino” che abbiamo percorso insieme, ringrazio fin da ora coloro, operatori, amministratori, volontari, artisti, gente comune che appunto impegneranno ancora le loro energie nel non facile “lavoro” fin qui intrapreso per la salute mentale.

Isidoro Cioffi

Pubblicato il 03 Agosto 2020
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