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Disagio psichico, l’arte diventa cura a Luino

L'obiettivo delle attività del centro diurno di Luino è l'inclusione. Gli esperti spiegano come funziona

luino

Lo scorso 19 gennaio si è svolto un evento ricco di suggestioni ed emozioni evocate dall’Arte nel Laboratorio di Arteterapia situato all’interno del Centro Diurno Luvino di Luino della Psichiatria Verbano, coordinato da Michele Zara e afferente al Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Settelaghi, diretto da Isidoro Cioffi.

L’evento, che ha coinvolto un grande pubblico oltre a pazienti e operatori della Psichiatria del Verbano, ha visto il coinvolgimento di tutti nella creazione di un’opera comune su grande tela.

Il fatto che il Centro Diurno divenga luogo di cultura e arte frequentato dal pubblico “esterno”, intende fugare il pregiudizio nei confronti della cosiddetta follia e riconnettere i pazienti al tessuto sociale e viceversa.

“Integrando attraverso l’arte il mondo interno dei sofferenti psichici e quello dei “normaloidi” – commenta Isidoro Cioffi – possiamo accoglierli entrambi, superare le paure del non conosciuto, elaborare, almeno in parte, le inquietudini e i conflitti più profondi presenti in ognuno di noi”.

Il gruppo – specifica Michele Zara – ha favorito, attraverso la manipolazione di materiali, l’espressione di emozioni: questo contatto con oggetti molto simile a quelle attività infantili che preludono alla creatività, ci ha consentito di aggirare il contatto verbale, particolarmente temuto dallo psicotico”.

Tutto ciò ha permesso che la creatività di ognuno sia diventata essenziale in un percorso di crescita e integrazione tra i partecipanti e tramite questi ultimi col territorio.

“La performance – sottolineano Alberto Lavit e Anna Pedoja dell’Associazione Parentesi – ha privilegiato il recupero di uno spazio potenziale. La direzione del maestro Simonetti è stata affascinante e coinvolgente. ”

“Noi partecipanti – commenta l’artista Marco Peduto dello Spazio Lavit – abbiamo fatto, toccato, guardato e creato un’opera, una storia in cui non è stato importante il risultato, ma il processo, il percorso che si è compiuto. Quando il colore non è usato da un pittore ma da un puro, scopri cosa è la pittura!”

“ La connessione tra gesto e significato: dove sembra inesistente si palesa la nostra vera natura, siamo tutti scimmie” puntualizza Pietro Gandini, terzo anno di Brera.

Rendere sempre più “permeabili” queste strutture psichiatriche fa sì di poter condividere con il territorio eventi culturali che rappresentino occasioni di scambio e conoscenza, in un’ottica di lotta allo stigma e di inclusione sociale.

A orchestrare i lavori il professor Gianni Emilio Simonetti, esponente del Situazionismo italiano e protagonista del movimento Fluxus, che settimanalmente conduce con competenza e passione, insieme all’educatrice Alessandra Lamanna e all’educatore Nicolò Parini, l’attività riabilitativa con pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi. A proposito di tale esperienza, Gianni Emilio Simonetti sottolinea: “come l’importanza dei processi di riabilitazione, in crescita negli ultimi anni, vengono analizzati all’interno del Laboratorio di Arteterapie, attraverso lo studio di linguaggi sperimentali e di ricerca nell’ambito della comunicazione visuale e dei linguaggi della forma con i partecipanti dell’attività”.

Il superamento della stigmatizzazione del paziente psichiatrico non passa di certo solo attraverso un conformista appiattimento del sofferente e/o deficitario, secondo paradigmi precostituiti di “raffreddamento” farmacologico, psicoterapico o riabilitativo.

Due filmati hanno suggellato questa preziosa ed entusiasmante esperienza: uno è parte integrante della performance, l’altro, realizzato dal film-maker Renzo Carnio, con valenza documentaristica, sarà da spunto ad una serata, in preparazione allo Spazio Lavit di Varese, dove Gianni Emilio Simonetti sarà invitato dall’Associazione Culturale Parentesi a dire la sua.

Pubblicato il 23 Gennaio 2018
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