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Luigi Zocchi: “In Regione per portare la sanità vicino ai pazienti. Primo obiettivo l’ascolto”

Per il presidente di Federfarma Varese una passione politica nella destra liberale fin da giovane, che l'ha portato a presentarsi per Fratelli d'Italia anche alle elezioni regionali del 2023, a sostegno di Attilio Fontana

Luigi Zocchi generiche

E’ presidente di Federfarma Varese e Vicepresidente di Federfarma Lombardia da tre decenni, ma non ha mai abbandonato la passione politica. Luigi Zocchi, consigliere comunale a Varese per Fratelli d’Italia, è stato anche deputato negli anni ’90, con la Lega: una vita nella destra liberale fin da giovane, che l’ha portato a presentarsi per Fratelli d’Italia anche alle elezioni regionali del 2023, a sostegno di Attilio Fontana.

La sua si può considerare una candidatura “per competenza” in Regione. Ci può spiegare il motivo, attraverso la sua vita professionale?

«Sono stato per 30 anni presidente di Federfarma Varese, e per lo stesso numero di anni vicepresidente di Federfarma Lombardia, non posso nascondere che l’argomento sanità sia quello che più è vicino al mio mondo, è il mio interesse. Ma la mia responsabilità in Federfarma mi fa anche vedere le necessità della gente da un punto di vista privilegiato: la farmacia, che è il luogo di operatori sanitari più accessibile quotidianamente dalle persone. Un valore, e una importanza, consacrata dalla tragica evenienza della pandemia. In realtà noi ad erogare servizi ai cittadini avevamo cominciato prima del covid: innanzitutto dalla campagna di screening dei tumori del colon retto, dove abbiamo raccolto milioni di screening, con migliaia di risultati positivi e altrettante possibilità di cura. Un gesto gratuito da parte nostra, che ci ha portato verso una “farmacia dei servizi”. Poi abbiamo fatto il rinnovo delle esenzioni per patologie, e in farmacia sono arrivati l’80% dei rinnovi raccolti, facendo risparmiare alla Regione 3 milioni di euro almeno e ai cittadini milioni di ore. Con il Covid, poi, abbiamo fatto prima 18 milioni di tamponi, poi abbiamo accettato di fare i green pass e ne abbiamo fatti milioni, cosi come le vaccinazioni covid. Per non parlare delle vaccinazioni influenzali, della revoca e scelta del medico… Cose che ci ormai ci hanno riconosciuto tutti».

Cosa significherebbe per lei diventare consigliere regionale?

«Andare in Regione per me è mettere mano alle questioni che conosco di più, lavorare su cosa fare per migliorare. Quella lombarda è una sanità ottima, che però ha tanti aspetti migliorabili, a cui vorrei portare la mia esperienza e conoscenza del settore. Un traguardo raggiungibile anche grazie alla riforma attuale, molto importante e molto ricca di denari da investire: non era mai accaduto in passato, quando c’erano molte buone idee ma non c’erano mezzi finanziari per raggiungere gli obiettivi».

C’è qualcosa anche da cambiare, in questa riforma?

«In una riforma sostanzialmente condivisibile, quello che vorrei fosse cambiato è l’oggetto della discussione: si parla troppo di strutture, è arrivato il momento di investire sulle persone, sugli strumenti, su quel che serve ai cittadini lombardi. Dev’essere possibile portare avanti i migliori: c’è una fuga di medici di base e ospedalieri che deve finire. Consapevole però che il ciclo nella sanità è molto lungo: l’assessore illuminato che porta avanti un progetto meritorio spesso non ne raccoglie i frutti. Ma su questi temi ci vuole una visione a lungo termine».

Luigi Zocchi generiche

La sua storia politica è tutta nelle destra ma ha avuto una lunga evoluzione, è corretto?

«Nel 1972 ero un liberale convinto: ho cominciato a fare politica quando Piero Chiara era segretario provinciale del PLI. Erano anni in cui era difficile essere di destra, e ancor più liberali. Quando poi è arrivato il fenomeno Lega Nord, mi hanno fatto conoscere Roberto Maroni, che ho sostenuto nella sua prima campagna elettorale nazionale, dove poi è stato eletto. Da li è nato un rapporto con lui che mi ha portato fino in parlamento con la Lega, nel 1994».

Come è arrivato a Fratelli d’Italia?

«Dopo il periodo che le ho descritto ho sospeso le attività politiche ma non le attività sociali e organizzative: ho così cominciato a collaborare prima con il ministro Costa e poi con il senatore Tomassini, entrambi di Forza Italia. Infine, ho sostenuto la campagna elettorale di Mario Mantovani. Ed è qui che sono entrato in contatto con Fratelli d’Italia: quando Mantovani ha fatto la scelta di passare a FDI, ho continuato a stargli a fianco».

Quale sarà il suo primo impegno?

«L’ascolto. Portare in Regione la voce del territorio e degli amministratori locali. Vorrei essere un rappresentante operativo che si può raggiungere al telefono oppure direttamente».

Cosa vuole portare in Regione, al di là del tema sanità?

«I collegamenti. È ora di finirla con il caos dei collegamenti con Milano. Anni fa si parlava di metropolitana leggera sulla falsariga della ReR francese, idea caduta nel dimenticatoio, bisogna ricominciare a ragionare su collegamenti simili altrettanto agili ed efficienti. Poi, non ci sono treni che arrivano in stazione Centrale, è un annoso problema per chi va a Roma».

Lei è attualmente consigliere di minoranza a Varese con Fratelli d’Italia, come il più votato della sua lista. Il suo modo di stare in consiglio è un po’ diverso dagli altri, non è di totale opposizione alle proposte della maggioranza. Come mai?

«So di avere un atteggiamento diverso dai normali consiglieri, ma io ritengo che la politica della contrapposizione non possa più funzionare. Se l’amministrazione capisce lo spirito collaborativo non deve mettersi di traverso. Per fare il bene dei cittadini ci vuole la mediazione, non ci si deve ostacolare a vicenda ma collaborare. In consiglio spesso sono accusato di approvare iniziative della maggioranza, ma se fanno una cosa buona perchè dargli contro? Questa è la politica che va superata».

 

Pubblicato il 03 Febbraio 2023
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