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Senato occupato, Montani (Lega): Governo non ascolta opposizione e italiani. Il def è sbagliato

“Il Documento di economia e finanza è da ritenersi insufficiente rispetto all'impatto pesantissimo e senza precedenti che la pandemia sta provocando”

“Abbiamo occupato l’aula in segno di protesta nei confronti di un governo che fa di testa sua, che non ascolta né noi né gli italiani. Così festeggeremo il 1 maggio, festa del lavoro, in Senato, dove l’attuale maggioranza ci chiede collaborazione ma poi, di fatto, la rifiuta”. Enrico Montani, senatore ossolano Lega Salvini, commenta l’occupazione del Parlamento ed esprime dure critiche al Def approvato l’altro giorno in consiglio dei ministri.

“La strategia per rimettere in piedi l’Italia dopo lo shock terribile dell’epidemia di Covid-19 e, soprattutto, dopo il lock down ancora in corso che rischia di mettere in ginocchio definitivamente l’economia, è in gran parte bocciata dalla Lega. Il documento di economia e finanza non convince noi e non convince gli italiani, stremati non solo dalla pandemia, ma anche e soprattutto dalle parole vuote di questo esecutivo che le urne non hanno mai legittimato. Il ministro Gualtieri annuncia di voler puntare sullo scostamento di bilancio, 55 miliardi di euro, per mettere in campo risorse di importo, dice, mai visto, oltre 150 miliardi. Per stimolare la crescita lo stesso Gualtieri dichiara di voler agire attraverso la previsione di specifici incentivi, destinando parte delle maggiori risorse chieste per il 2021 e per gli anni successivi, circa 6 miliardi l’anno fino al 2031, a sostegno degli investimenti. Bugie, quelle del Conte bis che mai come in queste settimane abbiamo visto in affanno, dette per mascherare lo scostamento che, al di là di quanto dichiarato, metterà invece a repentaglio la sostenibilità della finanza pubblica e la tenuta del sistema produttivo dell’intero Paese. Il Def è da ritenersi insufficiente rispetto all’impatto pesantissimo, e senza precedenti nella storia moderna del Paese, che la pandemia sta provocando sul tessuto produttivo italiano. Siamo stufi di questo indebitamento continuo e protratto in là nel tempo, che finirà soltanto per gravare sulle tasche dei nostri figli e dei nostri nipoti. La strada è sbagliata. Non è così che l’Italia potrà ripartire. Non è così che le imprese piccole e grandi, molte delle quali disperate, potranno riavviare i loro motori. Non è così che gli artigiani, i commercianti e le famiglie potranno rivedere la luce”.

Pubblicato il 30 Aprile 2020
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